Con “il salvadanaio” di Pedrizzi si può
Non susciterebbe meraviglia vedere il mago Silvan aggirarsi dalle parti di Palazzo Chigi a consigliare nuovi giochetti di prestigio, a dare una mano agli illusionisti che ora tirano dal cilindro gli eurobond, ora il coniglietto che nasconde il mes. Sotto la geniale consulenza di tale Casalino ci si arrampica sugli specchi tra decreti, promesse e insulti alle opposizioni. “Fate presto”, il buon Zingaretti si affanna invano a sferzare la carovana, che si è impantanata e non si muove.
La partita illusoria sui coronabond è stata rinviata a fine mese quando si riuniranno i 27 capi di Stato dell’Unione europea. Da ogni parte si invocano decisioni rapide, concrete e soprattutto immediatamente operative. Non bastano né la liquidità della Bce né i finanziamenti previsti dal governo italiano, che appaiono insufficienti, difficili da ottenere e da restituire una volta erogati. Preoccupano sia tempistica sia gli adempimenti burocratici.
Non possiamo aspettare il vertice europeo il 27 aprile – dice l’economista Riccardo Pedrizzi – bisogna porre mano subito anche a strade alternative come quella indicata da banchieri ed esponenti politici, secondo i quali si potrebbe finanziare la ricostruzione della nostra economia reale con un prestito “libero” e non forzoso. Il suggerimento del Pedrizzi nasce da una profonda conoscenza dei meccanismi dell’economia descritti anche nel suo ultimo libro “Il Salvadanaio. Manuale di sopravvivenza economica”( Napoli. guida a Editori), una riflessione attenta sul rapporto etica-economia ed un tentativo di inverare la dottrina sociale della Chiesa nelle condizioni spirituali e finanziarie dei nostri tempi.
Il Salvadanaio spiega i grandi e complessi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni in campo economico in virtù dell’informatica, della telematica, e della globalizzazione planetaria. Un lavoro utile anche per i profani perché in maniera semplice e comprensibile offre chiarezza su “tassi di sconto”, “spread”, “deflazione”, “asset”, “commodity”, “Consob”, “OPA”, “warrant”, “trattato di Maastrich”, “Tobin Tax”, “Libor”, “BCE”, “junk bond”, “Volcker Rule”.
La crescita smisurata della sovrastruttura finanziaria sull’attività economica – scrive Pedrizzi – ha finito col configurare un’economia virtuale che si sovrappone al potere di tipo quasi religioso-sciamanico che rivestono “i mercati”.
L’autore condanna questo modello fondato sul dominio della funzione speculativa e della tecnica. Un modello che intende abbattere confini e distruggere storia e tradizioni. E ancora: Ogni connessione virtuosa tra risparmio, lavoro e sviluppo, viene così infranta e sacrificata sull’altare del profitto, in nome di una mondializzazione senza Patria e senza Dio, ‘funesta e esecrabile’, come la definiva nel 1931, l’enciclica ‘Quadragesimo anno’ del Papa Pio XI.
Al centro dell’economia Pedrizzi pone l’uomo, che la triste e pericolosa svolta della nuova economia senza frontiere, sostenuta dal pensiero unico, dominata dai finanzieri e mirante unicamente al profitto, pone invece in disparte. L’economia, infatti – sottolinea Riccardo Pedrizzi – come ogni altro ambito umano “ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento, non di un’etica qualsiasi bensì di un’etica amica della persona” nel solco dell’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate”