Vitalizi? Pd e 5 Stelle si azzuffano ma "dimenticano" le pensioni d’oro
Il taglio dei vitalizi degli ex onorevoli, per anni considerata alla stregua di un’intramontabile utopia della politica italiana, potrebbe già a settembre trasformarsi in realtà. Fino a qualche anno fa non era di certo scontato che la Camera potesse approvare una legge che ricalcola con il contributivo i vitalizi degli ex parlamentari. Quei 348 voti totali, a favore, rappresentano quindi un passaggio delicato, sia per chi l’ha sostenuta sia per chi l’ha contrastata.
Ricordiamo che a votare a favore della legge, dopo due giorni di maratona alla Camera, sono stati Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Sinistra Italiana e Scelta Civica. Contrario, invece, il partito di Angelino Alfano, Alternativa Popolare. Forza Italia non ha partecipato al voto mentre il Movimento Democratico Progressista degli ex PD, D’Alema e Bersani, si è astenuto.
Nonostante il successo ottenuto alla Camera, tuttavia, sarà fondamentale, subito dopo la pausa estiva, l’approvazione del testo al Senato. E qui, proprio al Senato, la cosiddetta legge Richetti potrebbe incontrare diversi ostacoli sia di natura strettamente parlamentare sia sul nodo della costituzionalità: questa le due preoccupazioni principali delle forze politiche che hanno sostenuto il testo legislativo. Tra i deputati, infatti, è diffusa la convinzione che il testo non sarà approvato dai senatori di Palazzo Madama. Qualora si dovesse realizzare questa eventualità, la legge anti-vitalizi sarà rispedita alla Camera, imbottita di emendamenti e, a quel punto, tra le ipotesi, potrebbe addirittura bloccarsi inesorabilmente.
Al di là di quello che potrebbe accadere a settembre, è emerso in modo piuttosto evidente la scelta comune sia del Movimento 5 Stelle sia del Partito Democratico non solo di votare a favore della riforma ma di intestarsi la paternità della campagna. Quanto accaduto non può passare inosservato visto e considerato che la guerra contro i vitalizi agli ex parlamentari è stato uno dei cavalli di battaglia del M5S che adesso, in modo piuttosto inaspettato, anche il Pd ha deciso di cavalcare. Le elezioni del resto si avvicinano e Renzi ha maturato la convinzione che la campagna anti-vitalizio, sebbene ab origine grillina e populista, non debba essere snobbata.
Al di là delle dispute tra i militanti del partito di Beppe Grillo e i democratici del Pd, il dato di fatto è che, qualora il Senato dovesse approvare il testo di legge a settembre, quasi 2600 ex parlamentari dovranno rinunciare a qualche migliaio di euro guadagnato per essersi accomodati sugli scranni di Palazzo Chigi nelle passate legislature. Secondo le stime, lo Stato e quindi i contribuenti avrebbero un risparmio di 76 milioni di euro all’anno per i vitalizi dei parlamentari e altri 60 per quelli dei consiglieri regionali.
Ciò che resta eluso da questo dibattito (e da questo provvedimento) è il tema delle “pensioni d’oro”, battaglia sulla quale Fratelli d’Italia da anni pretende che venga fatta giustizia senza aver ricevuto ascolto: «Si è sempre parlato di ricalcolare non solo i vitalizi ma tutte le pensioni d’oro – ha attaccato Giorgia Meloni -. Oggi il M5S e il Pd fanno la gara per rivendicare la paternità della legge per l’abolizione dei vitalizi ma basta guardare gli atti parlamentari per sapere che il movimento che per primo ha fatto calendarizzare una proposta per ricalcolare tutte le pensioni d’oro, vitalizi compresi, è Fratelli d’Italia».
Ma c’è di più: «Quando abbiamo introdotto il tema del ricalcolo contributivo siamo stati spernacchiati da tutto l’arco costituzionale, con il Pd che ci ha riso in faccia e il M5S che ha fatto di tutto per affossare la nostra proposta di legge visto che a loro non interessava raggiungere il risultato per gli italiani ma far vedere che erano i primi a intervenire sul tema. Con un ritardo di tre anni, così come accaduto sul tema dell’immigrazione, oggi anche voi arrivate sulla nostra posizione e non possiamo che dirvi: Buongiorno».
*Alessandro Boccia, collaboratore Charta minuta