A Roma nasce il fronte sovranista
Egr. Direttore,
Charta ci ha abituati, nel tempo, ad ampliare l’orizzonte, a non accontentarci del panorama politico, a volte asfittico, del nostro Paese per comprendere la realtà.
Quante volte Charta ha illuminato fatti italiani alla luce di accadimenti internazionali, in considerazione delle sempre più strette interconnessioni fra aree politiche diverse.
E’ significativo e suggestivo, dunque, rivolgersi a Charta per raccontare cosa sta per accadere a Roma alla manifestazione di Fratelli di Italia, fortemente voluta da Giorgia Meloni, per inaugurare una nuova stagione della destra italiana.
Lo “spech” di Trump ha inaugurato una nuova era, archiviando definitivamente il sereno, illusorio, a volte incosciente ottimismo che ha accompagnato in questi anni la globalizzazione, con la sua scellerata e miope negazione delle identità e delle comunità nazionali.
La “chiamata alle armi” di Roma non ha solo una, seppur nobilissima e rilevantissima, valenza politica laddove pretende elezioni subito, laddove racconta l’orgoglio di una piazza che chiederà indipendenza nazionale e che non accetta più di vivere in una democrazia bloccata (o forse in una colonia d’Europa) ove è sempre procrastinato l’esercizio del diritto elettorale, ma assolverà alla funzione storica di riconnettere il centrodestra – per il tramite della Destra Italiana incarnata da Giorgia Meloni – alla modernità.
Una modernità che echeggia i nomi di Orban che difende una Nazione da una invasione, di Putin che combatte sullo scacchiere internazionale con consapoevolezza politica, di Trump che archivia la globalizzazione e promette di difendere, con le unghie e con i denti, produzione e occupazione americani, di quella Inghilterra che ha scelto di tornare ad essere padrona del suo destino.
Una parte del centrodestra italiano, a giudicare dalle sempre risorgenti tentazioni del Nazareno, si attarda a discutere di modelli elettorali e si attorciglia su giurassiche ipotesi proporzionalistiche, nel segreto ed inconfessabile desiderio di dare vita a governicchi di larga coalizione, per definizione incapaci di affrontare, con il cipiglio che questa neo modernità politica di acciaio, i problemi sempre più urgenti e drammatici della occupazione, della produzione, della difesa della identità nazionale rispetto ad un’Europa, sempre più matrigna e sempre più a trazione tedesca che interpreta il mondo latino, da una parte come pattumiera d’europa ove stipare i migranti e dall’altra come terra di shopping industriale a buon mercato.
Insomma esiste un centrodestra grigio, incolore, incapace di riconnettersi alla modernità e alle nuove parole d’ordine che incendiano l’Europa, l’America e la Russia, il cui orizzonte asfittico è sopravvivere a se stesso, prolungare artificialmente la propria esistenza per il tramite di una alleanza ibrida (o gender) con la sinistra.
Un centrodestra incapace di dialogare con il proprio elettorato e drammaticamente incosapevole dei nuovi linguaggi, delle nuove sfide, delle nuove esigenze che si dischiudono all’orizzonte e che possiedono una grammatica di destra.
Quanta abissale distanza dalle reali esigenze del paese nelle dichiarazioni di quei leader che discettano di ingegneria elettorale!
Quale abisso fra certi leader del centrodestra che un giorno allungano una mano a Gentiloni e il giorno dopo a Renzi e alla sua sete di rivincita, ma che dimenticano il popolo del centrodestra, inginocchiato dalla recessione e prostrato dalla tassazione, che pretende e chiede difesa dell’interesse nazionale, discontinuità rispetto alle politiche migratorie che stanno inginocchiando l’Italia, sicurezza ed una politica economica e dell’occupazione che metta al centro l’interesse nazionale.
Nel mondo spira l’aria della fine della globalizzazione, si preparano scenari nuovi e ovunque gli interpreti di questa modernità sono – e non potrebbe essere diversamente – i leader delle destre.
In Italia alcuni epigoni del centrodestra non riescono a uscire da un mondo in bianco e nero dove si vagheggiano accordi di palazzo per la “sopravvivenza” politica, lontani dalle esigenze di una Nazione, mortificata dall’Europa, minacciata dalla immigrazione, inginocchiata da una crisi economica e occupazionale a cui nessuna risposta è stata data.
Ecco cosa succederà a Roma Sabato 28 Gennaio: la destra si riconnetterà alla modernità, parlerà il linguaggio del riscatto e dell’orgoglio nazionale, rappresenterà la rivolta dei produttori di senso e di ricchezza contro i dissipatori delle energie che sognano improbabili ritorni al proporzionale e al compromesso storico (che brividi….forse non ero ancora nato!), invocherà la preferenza nazionale a tutela dei milioni di italiani che hanno contribuito a creare la ricchezza di questa Nazione e che oggi necessitano di aiuti, rilancerà i temi della difesa della economia nazionale e della occupazione, archiviando il sereno ottimismo dei cantori di una globalizzazione ormai fallita.
A Roma la destra invocherà le elezioni certamente perchè non siamo una democrazia bloccata, ma anche perchè sa dove vuole andare e con quali compagni di percorso internazionali.
In questo senso non è solo la “chiamata alle armi” di un popolo – quello di destra – fiero, orgoglioso, che ha attraversato il deserto dopo la implosione del centrodestra italiano con dignità, ma sarà l’ultima ed inappellabile “sveglia” per coloro che ancora sognano riedizioni fuori tempo massimo di patti del nazareno, comunque definiti e giustificati.
A Roma si stringerà un patto solare con il popolo italiano per la difesa della famiglia e dei valori tradizionali, per la difesa dell’identità e dell’interesse nazionale che devono stare al di sopra di tutto, per la difesa della occupazione e dell’economia nazionale dopo la fine delle illusioni della globalizzazione, per la difesa di quei ceti medi inginocchiati da anni di fiscalismo rapace e di illusioni finanziarie.
Un patto aperto a qualunque contraente, ma la firma vincolerà tutti e non sarà più possibile tornare indietro, né fare passi di lato, anche perchè noi sappiamo dove andare e sappiamo che il nostro percorso ha il vento in poppa e non possiamo sciupare l’occasione storica che si dischiude difronte a noi per scrivere una pagina della storia della nostra nazione e non morire di una quotidiana cronaca, peraltro poco onorevole e a tratti indigesta.
A Roma il 28 gennaio, con Giorgia Meloni, nasce il fronte sovranista e l’Italia entra nella modernità dei Putin, dei Trump, della Le Pen, degli Orban, delle nuove parole d’ordine in termini di economia, occupazione, difesa della identità e dei valori tradizionali, ma soprattutto a Roma ci accordiamo al destino di questa nazione, stanchi dei balletti di palazzo, delle misure politiche balbuzienti, dei governicchi inginocchiati ai poteri forti…perchè ancora crediamo nel destino di questa Nazione e del suo popolo.
*Francesco Lollobrigida, deputato FdI