C’è tutto un mondo (di interessi) dietro al dilagare dei "fake"
Chi decide di iscriversi nelle varie piattaforme “sociali” lo fa per condividere di sé la vita, le passioni, i viaggi o quant’altro. C’è chi usa usa i social per lavoro, e chi ne fa la propria professione (vedi fashion blogger e digital influencer). Qualcuno apre un account per semplice curiosità o per seguire la moda. Fatto sta che condividendo post e/o foto sul proprio profilo si rende fruibile una parte della propria intimità a tutti gli altri utenti, mettendola a rischio. E’ necessario – dunque – adoperare sempre maggiori cautele mentre si naviga, soprattutto se si ha un account in un social network. Non poche persone, infatti, si sono ritrovate davanti a un profilo fake con i propri dati rubati. Le loro foto, con i loro amici, con i propri colleghi di lavoro, con i loro famigliari. Ma sotto un altro nome, un’altra identità. E poi quel senso di impotenza e frustrazione. In un social network come Facebook, che ha raggiunto la vetta di quasi 2 miliardi di utenti, è impossibile determinare realmente quanti profili falsi esistano, ma nel 2014 si è stimato che si aggirino fra i 137,76 milioni.
Sono svariati i motivi che portano un individuo a creare un profilo falso. Rendere il proprio profilo più popolare, intraprendere relazioni più accattivanti con altri utenti, ma anche denigrare altre persone. Si arriva a parlare, poi, di vero e proprio cyberbullismo quando i profili fake vengono usati da quei “leoni da tastiera” che attaccano e insultano altri utenti sotto mentite spoglie. Vengono creati account falsi anche per adescare ragazzini e indurli a farsi inviare materiale a luci rosse, ciò che ha fatto recentemente un 21enne di Pianura (Na), ora arrestato per pedofilia e pedopornografia.
A tutela dell’utente, Facebook visiona le segnalazioni ricevute riguardanti gli account non veri e, dopo averne appurato l’inattendibilità, procede con l’eliminazione dell’account. Nei casi più gravi l’utente può rivolgersi alla Polizia postale, poiché la sostituzione di persona è punibile con la reclusione fino a un anno. E’ bene fare attenzione ad ogni cosa che si pubblica, dato che sono perseguibili anche il postare immagini altrui e il reato di ingiurie e diffamazione a mezzo internet. Esporre la portata di questo problema è quello che fa Nev Schulman nel programma televisivo “Catfish: false identità”. Vittima di una relazione online, in cui la donna con cui parlava non era stata troppo onesta nel descriversi, Nev aiuta quelle persone che nutrono dei dubbi nei riguardi di chi stanno frequentando in chat, a scoprire chi si cela veramente dietro lo schermo.
Accanto al problema dei profili fake si posiziona quello delle fake news. Un caso di disinformazione recente riguarda la diffusione da parte de Il Corriere della Sera delle foto della sorella di Salman Abedi, l’attentatore suicida al concerto di Ariana Grande, tenutosi a Manchester lo scorso 22 maggio. Foto prese dai social network e pubblicate senza troppe verifiche precedenti, che in realtà ritraevano alcune avvenenti modelle (tanto per tornare alla pericolosità dell’utilizzo che può venir fatto delle immagini di sé postate sui social). Facebook e Twitter, poi, sono stati aspramente criticati per non aver provato a fermare la propagazione di notizie fake durante la corsa alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. La società di Palo Alto ora si sta impegnando maggiormente per contrarre la diffusione di profili fake ma anche di fake news, come fa sapere Shabnam Shaik, manager del Facebook security team: “Abbiamo migliorato il sistema di riconoscimento di account non autentici identificando gli schemi di attività”. L’adozione di maggiori controlli ha portato alla chiusura di 30mila pagine fake in Francia, poco prima delle elezioni presidenziali francesi.
In una rete dove la criminalità digitale continua a colpire senza tregua con frodi online e truffe, attualmente vengono rubati non solo i dati delle carte di credito ma anche foto prese dai profili social. In una rete dove la condivisione è concessa a tutti, non è cosa troppo cauta postare la propria vita senza filtri o dare per scontato la veridicità di quello che i propri occhi vedono sullo schermo.
*Sara Boscolo Zemello, collaboratore Charta minuta