A Farefuturo Alfano sulla sfida dei Brics
Come può l’Italia rispondere alle sfide dei nuovi paesi emergenti? Quanto conta ancora il nostro paese – tra la crisi europea e l’ascesa di Brasile Cina e India – nelle relazioni internazionali e come può mantenere il suo peso nel mondo? Oggi a Farefuturo, in una tavola rotonda a porte chiuse, Angelino Alfano, Adolfo Urso e i ricercatori che hanno preso parte ai progetti di ricerca della Fondazione e altri studiosi di affari internazionali si sono cimentati nel trovare risposta a questi interrogativi.
Quesiti riportati all’attualità più viva dalle vicende di cronaca estera di questi giorni: i due marò prigionieri in India, il caso Battisti con il Brasile, l’uccisione dell’ostaggio italiano in Nigeria. Sempre più spesso l’Italia si trova a doversi confrontare con l’aumento delle ambizioni politiche dei paesi emergenti (che oltre a Brasile, Russia, India e Cina comprendono anche Sud Africa, Nigeria, Indonesia e altri). Stati che fino a vent’anni fa erano considerati ancora in via di sviluppo, un decennio fa sono divenuti i principali motori dell’economia mondiale e oggi affermano in maniera sempre più assertiva la propria sovranità e i propri interessi nazionali. Al tempo stesso, l’indebolimento del rapporto Atlantico (con la fine della guerra fredda e la fuga unilaterale degli Usa) e la destrutturazione del progetto europeo culminata con la perdita della dimensione politico-democratico dell’Europa e la crisi della zona Euro, ha ulteriormente indebolito il nostro paese, che molto aveva puntato sull’approccio multilaterale alle relazioni internazionali. La perdita di ricchezza, potere, efficacia, influenza, efficacia e prestigio internazionale, ovvero di potenza, del nostro paese è un fenomeno di lungo corso iniziato almeno vent’anni fa nei primi anni Novanta, quando inizia il declino della nostra quota di Pil mondiale. Nel 1980 la quota italiana sul Pil mondiale era del 3,9. Nel 1992 era del 5,2%, nel 1998 era del 4%, nel 2007 era pressoché ritornata ai valori degli anni Ottanta, pari al 3,8%. Nel 2011 – quattro anni dopo l’avvio della crisi del 2008 – è scesa ulteriormente a 3,2%, il valore più basso degli ultimi trent’anni.
Già nel 2008, la fondazione Farefuturo – attraverso il suo gruppo di ricerca sulle relazioni internazionali – ha realizzato un primo rapporto di analisi dal titolo Fare Italia nel Mondo (dedicato all’analisi delle trasformazioni del sistema internazionale e del mutato ruolo del nostro paese nel mondo) e un secondo rapporto nel 2011 dal titolo I BRICs e noi. L’ascesa di Brasile, Russia, India e Cina e le conseguenze per l’Occidente (dedicato all’analisi del power shift tra Occidente e resto del mondo emergente). Due nuovi rapporti usciranno a giugno e settembre 2012. Il primo dedicato alle sfide internazionali per la sicurezza e l’industria della difesa italiana, il secondo alla sicurezza energetica. Non si può, infatti, più rimandare una riflessione su questi temi. Bisogna rispondere con tempismo ed efficacia su come fermare un simile processo di decadimento, che chiaramente prescinde dalla maggioranza politica di governo.
Su quali siano gli strumenti per farlo e quale ruolo debba avere la politica nel favorire questo processo. In modo che l’Italia possa agganciare la propria ripresa alla crescita dei BRICs senza perdere il proprio posto nell’Occidente e abbia luogo quella necessaria ristrutturazione dello Stato italiano che consenta di fare nel mondo gli interessi italiani, in un sistema che ormai è però radicalmente diverso rispetto a quello in cui fu concepita la macchina statuale del nostro paese.
Hanno partecipato all’incontro: Angelino Alfano, segretario del Pdl, Tommaso Amico di Meane, segretario generale Associazione Italia – India, Federico Eichberg, consigliere di Amministrazione Invitalia, Riccardo Gefter, ricercatore specialista di America latina, responsabile cooperazione Ptp Lodi, Andrea Grazioso, ricercatore e analista, docente Università di Pavia, Carlo Jean, generale in congedo, Giancarlo Lanna, presidente Simest, Mario Maiolini, ambasciatore in congedo, Nunzio Mastrolia, ricercatore e docente università Luiss, Giorgio Novello, ministro plenipotenziario ministero Affari Esteri, Roberto Pasca di Magliano, Professore università la Sapienza, Paolo Quercia, Center for Near Abroad Strategic Studies, Ferdinando Sanfelice di Monteforte, ammiraglio in congedo, Gianmaria Sparma, vicecapo gabinetto ministero dell’Ambiente, Adolfo Urso, deputato, presidente fondazione Farefuturo