A Messina nel 1908 giunse prima il soccorso russo
Medici e infermieri di frontiera stanno pagando un prezzo altissimo anche in vite umane. In un diario dei giorni di emergenza non basta una pagina per esprimere verso di loro il sentimento più grato. E sulla tempesta che si è abbattuta spuntano nuovi arcobaleni di eroismo, di solidarietà. Se l’Europa si volta dall’altra parte altre nazioni senti vicine ed amiche. Ha commosso tutti Edy Rama il premier albanese e così l’aiuto dei medici da Cuba.
Ora sette milioni di mascherine arrivano da Taiwan. Non ti preoccupare Europa, c’è il resto del mondo che ci tende la mano. Grazie anche alla Cina, agli Stati Uniti. Ed alla Russia, una nazione nei confronti della quale abbiamo applicato discusse sanzioni.
Già la Russia. C’è chi sospetta che la mossa generosa di Putin avrebbe l’obiettivo strategico di intaccare i rapporti tra l’Italia e la Nato. La Stampa lo ha scritto a chiare lettere e la risposta di Mosca è stata durissima, addirittura minacciosa e inaccettabile nei confronti del giornalista autore dell’articolo.
In questa crisi mondiale generata dal virus non è da escludere che, come in ogni guerra, molti paesi muovano anche manovre di natura geopolitica.
Una solidarietà pelosa quella di Mosca? Ne parlo con Mascia, una mia amica. Lei crede che non sia così, o almeno lo spera. E in una mail mi racconta che non è la prima volta che i russi tendono la mano a noi italiani. Nel 1908 furono dei marinai dello Zar i primi a soccorrere gli abitanti di Messina durante il terribile maremoto del 28 dicembre che rase al suolo la città dello Stretto provocando centomila morti. La flotta russa si trovava al largo di Siracusa per esercitazioni navali già dal 24 dicembre e si diresse subito al porto della città disastrata.
I soccorsi inviati con comodo dal Regno d’Italia arrivarono giorni dopo. Le cronache del tempo raccontano che i marinai russi scavarono a mani nude tra le macerie e salvarono centinaia di persone rischiando la vita sotto i resti di palazzi pericolanti.
Pagina di solidarietà del secolo scorso. Una pagina che piacerebbe scrivere anche oggi senza i dubbi o il timore che un gesto d’amore nasconda altri fini. Perché l’umanità che sta uscendo da questa tragedia ha bisogno di vivere solo d’amore.