A questo governo? Manca un progetto per l’Italia
Lo abbiamo spiegato, nella seduta inaugurale al Senato, al premier Giuseppe Conte: se assicurerà al Parlamento un Governo “leale” e costruttivo nel processo legislativo, il nostro atteggiamento sarà costruttivo e, di volta in volta, lo sarà anche la nostra opposizione che chiamiamo “propositiva” così come a nostra volta tali sono le nostre iniziative legislative – molte già ne abbiamo presentate – indirizzate proprio per colmare le lacune – tante – presenti sia “contratto di governo” sia nella relazione che abbiamo ascoltato. Da parte nostra, come ho ribadito nel mio intervento in Aula, avremo un atteggiamento sempre trasparente e leale, come siamo stati – noi sì – anche nella fase di nascita del Governo. Noi sì, trasparenti e leali con gli alleati e gli elettori: non sempre possiamo dire la stessa cosa degli altri.
Ne sono personalmente convito: quello che ha ottenuto la fiducia è un “Governo Minotauro”, frutto di un amore forse irresistibile ma certamente innaturale perché – come è evidente – per metà è politico e per l’altra metà è tecnico: oltre il 40 per cento dei componenti del Governo è di matrice tecnica. Tecnico è il premier stesso, tecnici sono il ministro degli Esteri, il ministro della Difesa, il ministro dell’Economia, cioè tecnici sono i Ministeri di serie A, salvo il ministro dell’Interno che apprezziamo, perché in salde mani politiche.
Ebbene, a fronte di questo, noi siamo preoccupati per la sintesi che è stata realizzata nella composizione del Governo, e quindi per la possibile esecuzione del programma. A proposito di questo ai nostri alleati della Lega abbiamo chiesto perché hanno lasciato al MoVimento 5 Stelle i Ministeri che determinano la politica per l’impresa e lo sviluppo, la produttività, la crescita e quindi l’occupazione. Già: hanno lasciato ai Cinque Stelle il ministero dello Sviluppo economico e del lavoro, i Trasporti, le Infrastrutture, l’Ambiente, l’Energia, la Comunicazione, il Commercio estero, il Mezzogiorno: tutto quello che crea sviluppo e impresa.
Infatti, non c’è la lettera “i”, non c’è impresa nel programma di Governo: è un contratto privo di priorità, un elenco alfabetico di buone intenzioni, in larga parte condivisibili da tutti, ma a cui manca una visione condivisa e suffragata dal voto degli elettori. È una sommatoria di interessi particolari, forse tutti pienamente legittimi e condivisibili se non fosse che manca l’interesse generale: la sommatoria di interessi particolari non fa l’interesse generale se manca una visione del futuro, se manca un progetto per il Paese.
*Adolfo Urso, senatore FdI