A rischio la nostra sicurezza (digitale)
Youtube, Instagram, Twitter, Facebook, Google – solo per fare alcuni esempi – sono piattaforme alle quali quasi 50 milioni di italiani e poco più di 4 miliardi di persone di tutto il mondo hanno volontariamente consegnato i propri dati personali. Noi tutti comunichiamo “gratuitamente” col mondo attraverso questi strumenti di comunicazione.
Ma ci siamo mai domandati perché utilizziamo questi mezzi di comunicazione senza pagare un centesimo? Queste piattaforme digitali sono veramente come Babbo Natale? No, nessuno fa nulla per niente, proprio come ci insegna un vecchio e saggio proverbio veneto che così recita: “nemmeno il cane muove la coda per niente“. Dobbiamo renderci effettivamente conto che se non ci fanno pagare nulla, significa che, il prodotto di scambio siamo noi. Noi stessi, la nostra identità, i nostri profili fisici, neurologici, psichici, emotivi, caratteriali, lavorativi, residenziali, affettivi sono nelle loro mani e decodificati dagli algoritmi per fini solo apparentemente commerciali.
Questi algoritmi si alimentano con le nostre informazioni, si auto-generano, si sviluppano e si perfezionano con i nostri comportamenti nella rete. Sanno quando andiamo a dormire e a che ora ci svegliamo, controllano i nostri gusti, conoscono il nostro credo religioso, politico e sportivo e ci danno le informazioni che vogliamo noi, al momento giusto, con info create su misura come se fossero abiti sartoriali. Ma tralasciamo, anche se sono importantissimi, gli effetti sulle singole persone, quelli che fanno parte del nostro micro sistema individuale e approfondiamo quegli aspetti che interferiscono sulla società nel suo insieme e nei macro sistemi – economici e politici. Le piattaforme digitali dei social hanno numerosissime peculiarità positive ma al tempo stesso nascondono delle autentiche insidie e dei pericoli per la società che sono di importanza strategica. Ebbene sì, non è esagerato, ma oggi le piattaforme social possono far scoppiare uno scandalo, un tafferuglio, condizionare la Borsa o addirittura controllare le Istituzioni e gli Stati, determinando ed influenzando votazioni e consenso popolare, in poche parole, minando seriamente la democrazia.
Vediamo come. Nello stesso modo in cui una piattaforma digitale raccoglie emozioni, pensieri e desideri di ognuno di noi, ci cataloga per località, origine, genere, età, carattere, cosicché la stessa piattaforma è in grado di influenzare i nostri comportamenti anche elettorali e modificare le nostre abitudini col solo fine commerciale che il prodotto (“ognuno di noi”) compia le azioni che il cliente vuole, non importa se è un voto oppure un acquisto. In entrambi i casi si può tranquillamente parlare di manipolazione. Tutto ciò è sufficiente per affermare che la sicurezza delle Nazioni – quindi anche dell’Italia – è in pericolo?
A mio parere sì, con questo processo evolutivo che porta dalla digitalizzazione alla “figitalizzazione”, ora si è capaci di interferire sulle azioni a tal punto da sovvertire qualsiasi governo, sia esso di destra o di sinistra, democratico o repubblicano, laico o religioso. Non è fantascienza, molti di questi sono accadimenti attuali ed altri potrebbero essere di prossima attuazione. A questo punto sorge immediata una domanda con la quale ci chiediamo: a chi possa essere utile la possibile disgregazione dei poteri costituiti e delle democrazie di tutto il mondo? Evidentemente ad organismi o entità sovranazionali che hanno come obiettivo la gestione economica e politica delle popolazioni dell’intero pianeta suddividendo il mercato globale in tanti allevamenti di mucche da mungere, ma attenzione il bestiame siamo ancora noi. Chi sarà o chi saranno mai questi grandi burattinai? La Cina? I potenti della finanza mondiale? Chi altro? E’ sempre più dimostrabile che la sicurezza delle Nazioni passa anche attraverso il controllo delle piattaforme social e della informazione online.
Siamo passati dalla potenza economica del cosiddetto “oro nero” a quella economico e finanziaria dell’ “oro virtuale“. La comunicazione digitale è la nuova frontiera dell’economia mondiale, è qui che si scontreranno i grandi del mondo, sugli strumenti come il 5G, sui big data, sui “Phygital“, favoriti dalla scarsa regolamentazione civile e fiscale da parte degli Stati dell’intero globo, rendendo la comunicazione vulnerabile e facilmente gestibile anche da chi ha obiettivi di dominio mondiale dell’economia e del genere umano. Tutto ciò avviene grazie alla comunicazione che oggi manipola gli utenti-prodotto verso un sostanziale equilibrio tra i pro e i contro, due grandi mercati che in conflitto tra loro faranno ingrassare in pari misura chi li gestisce, ma con un terribile denominatore comune: l’obiettivo di rendere gli Stati Nazionali ingovernabili, perché se non vi è un sensibile divario tra gli schieramenti, non ci sarà un vincente capace di governare nel lungo periodo, quindi il potere verrà consensualmente gestito da terzi, probabilmente da uno Stato egemone ed imperialista come la Cina o da una struttura sovranazionale o chi per loro. D’altronde in economia e in politica, se si finisce in pareggio, non si va ai tempi supplementari, si viene commissariati.
Se vogliamo vincere questa battaglia, siamo ancora in tempo, ma a due condizioni: la prima consiste in un serio impegno dell’Italia e dell’Europa come terza forza tra Cina e USA, la seconda riguarda una nuova regolamentazione che intervenga e non permetta alle piattaforme digitali di avere il totale “controllo” sulla ricchezza individuale, cosa che invece avverrà inevitabilmente nel giro di un paio di anni con le nuove forme di pagamento e con l’avvento delle monete virtuali quali la Libra di Facebook. Se non si interverrà, i colossi del web riusciranno ad avere il controllo anche sulla nostra capacità di spesa ed avranno piena conoscenza dei nostri patrimoni, condizione questa che ci metterà definitivamente con le spalle al muro e a quel punto … la partita sarà persa.
*Stefano Lecca, collaboratore Charta minuta