Contro il "grande inciucio"? La destra può farcela. È l'ora del Fronte degli italiani
La destra italiana è davanti ad un bivio: può finalmente crescere ed affermarsi come protagonista, superando la tagliola del 5 per cento prevista dalla nuova legge elettorale che sembra in procinto di essere approvata. Oppure, potrebbe essere cancellata dal Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica. Lo sbarramento al 5 per cento è infatti difficile da superare per molti, a fronte della frantumazione del quadro politico che si è realizzato in questa legislatura, ma non per la destra italiana che dispone di una radicamento storico, sociale e culturale ben più ampio e significativo e, nel contempo, di un leader, come Giorgia Meloni, che ha un consenso ben superiore a quanto ancora viene attribuito al partito.
Allo stato attuale quella soglia favorisce solo quattro partiti: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord. Se Fratelli d’Italia entrasse in Parlamento conseguirebbe un ruolo politico decisivo, ago della bilancia di ogni scelta futura, tanto più in una legislatura che segnerà la nascita della Terza Repubblica. Molto più difficile appare il percorso per le forze a sinistra del Partito democratico, lacerate e divise e senza una leadership chiara e consacrata, e tanto più per le residue forze centriste, frutto di “poltronismo” e di personalismi, senza un vero ruolo politico, schiacciate dall’accordo del nuovo Nazareno. Peraltro, Renzi e Berlusconi hanno lo stesso obiettivo: far fuori tutti coloro che si frappongono tra loro, soprattutto coloro che hanno realizzato le scissioni che sia Renzi che Berlusconi hanno subito in questi anni, per poi realizzare il “loro” governo di coalizione: Renzi versus D’Alema&Bersani, così come Berlusconi versus Alfano&Verdini.
L’esclusione della destra, invece, sarebbe un effetto collaterale di questa strategia “ad escludendum” ma davvero clamoroso, che va scongiurato. Perché la nostra Italia ha bisogno, oggi più che mai, di una destra autorevole e incisiva, protagonista della vita politica. La prossima legislatura sarà infatti decisiva per la nostra Nazione che attraversa una crisi economica e morale senza precedenti: minacciata ai propri confini, svuotata dalla propria sovranità, sottoposta alla immigrazione selvaggia, costretta a fronteggiare nuove e più gravi forme di terrorismo.
L’Italia ha bisogno di riforme radicali e di una nuova fase Costituente. Ha bisogno di riforme economiche che consentano alle imprese di assumere e di competere nel mondo, uno Stato efficiente ed autorevole, una burocrazia amica e non opprimente, una scuola fondata sul merito, una politica demografica e familiare che rilanci la natalità. L’Italia ha bisogno di più destra mentre oggi è a rischio proprio la destra.
In questi anni, con i governi di sinistra, è aumentato il debito pubblico, si è ridotta la produttività, migliaia di imprese hanno chiuso, sono aumentati disoccupati e precari, sei milioni di italiani sono diventati poveri, decine di migliaia di giovani sono emigrati. L’immigrazione selvaggia assedia il Paese. Il Nord è in difficoltà, le imprese chiudono. Il Sud sprofonda nel Terzo mondo, dilaga la disperazione. Le famiglie si sentono abbandonate e minacciate. I giovani spauriti, gli anziani smarriti. L’Italia ha bisogno di sicurezza e di identità. Di ordine e di valori. L’Italia ha bisogno di tornare a credere in se stessa, di una voce forte ed autorevole in Europa. L’Italia ha bisogno di destra, oggi più che mai.
Il rischio, invece, è proprio quello di un Parlamento dove, per la prima volta nella storia Repubblicana, la destra non avrebbe una sua chiara rappresentanza politica. Cosa fare perché ciò non accada? Come agire perché la destra sia protagonista nella nuova realtà politica che uscirebbe dalle urne? C’è chi ipotizza una confluenza con Salvini in una lista sovranista. Io non credo sia questa la soluzione migliore. Perché in ogni caso, questa scelta cancellerebbe la specificità della destra italiana che non può essere annebbiata negli slalom di Salvini, per quanti efficaci siano sul piano elettorale. La cultura e i valori della destra italiana hanno ben altre radici e ben altre prospettive.
Penso che la strada da percorrere sia altra, forse più difficile ma certamente più ambiziosa. Ove ci fosse davvero uno sbarramento al 5 per cento, sarebbe meglio pensare ad aggregare piuttosto che a confluire. Giorgia Meloni ha la possibilità di farlo, perché percepita come leader affidabile, coerente, credibile. A lei guardano tanti elettori che non si riconoscono ancora in Fratelli d’Italia ed anche forze politiche che sarebbero escluse dalla nuova legge elettorale, sia nazionali che locali: Direzione Italia di Fitto in Puglia, la Lista Musumeci in Sicilia, il Pli di De Luca e Bonfrisco, fors’anche Energie Italia di Stefano Parisi, così come tante realtà locali, in Sardegna come in Veneto. Un Fronte degli italiani potrebbe aggregare più di quanto pensiamo.
La destra può superare la prova e diventare una forza protagonista della nuova legislatura, ago della bilancia per ogni scelta di governo. Per farlo, occorre innanzi tutto crederci. È necessario quel sussulto di passione e di orgoglio, di ragione e sentimento, che scuota il torpore della “destra silenziosa” che si è posta ai margini della vita politica, rassegnata e forse anche un pò “schifata”. È il momento di fare appello al meraviglioso popolo di Alleanza Nazionale, affinché sia superata ogni divisione, recriminazione e rimostranza. Non è il tempo di lacerarsi sul passato, su ciò che è stato e su chi abbia le maggiori responsabilità. Tutti siamo responsabili. Tutti dobbiamo agire, subito e insieme, perché la Destra riprenda il suo ruolo, da protagonista, nel Parlamento e nel Paese. Per l’Italia.