Alberoni: “la priorità? Combattere l’ignoranza
“Siamo nel pieno di un conflitto a livello mondiale tra il mondo occidentale, quello che un tempo era l’Unione Sovietica e in parte il mondo asiatico”. È preoccupato Francesco Alberoni tanto più che va peggiorando la crisi di Taiwan: “C’è un problema di schieramento internazionale – dice a telefono il professore – la nostra collocazione deve essere chiara e leale. Però sapendo che bisogna guardare anche ai nostri affari, all’interesse nazionale”.
Alberoni, 93 anni a dicembre, sociologo, scrittore, accademico autore di analisi profonde sia della società che della politica.
La politica? “Una terrificante miscela di ideologia e mito, di fede ed eroismo, ma anche di cinismo, tradimento menzogna, ferocia e crudeltà” lo scrive lei, professore, nella sua autobiografia. È ancora così la politica?
No questa definizione della politica l’avevo data a poco più di vent’anni. Venivo da un’epoca che aveva attraversato la guerra mondiale, il fascismo, il nazismo, il comunismo. Oggi no. Non è così. Ci sono ideologie ma non sono quelle totalitarie del novecento. Tuttavia anche oggi sono un po’ diffidente verso tutto ciò che è ideologico.
Lei dunque professore è un po’ diffidente anche oggi. Teme che oggi in Italia ci sia un pericolo fascista paventato da una certa sinistra e da alcuni giornali alla vigilia delle elezioni?
Assolutamente no. Ci sono dei nostalgici, anche della monarchia, ma non possono avere alcuna influenza sulla politica e sulla società. La mia impressione è un’altra: la società moderna tende a indebolire la democrazia. Chi comanda sempre di più sono i grandi politici, i burocrati, gli oligarchi che non sono solo in Russia ma anche in Ucraina, in Europa, in America e pure in Italia. C’è una classe politica formata da grandi ricchi e da burocrati che ha in mano la società e fa quello che vuole. È la plutocrazia. La vecchia democrazia elettorale viene sempre più indebolita. È necessario votare come continua esperienza di rinnovamento politico. Non è un buon esempio quello di un paese dove non si vota da tanti anni.
Parliamo di innamoramento e amore, un tema al centro di molti suoi libri sul rapporto di coppia come primo elemento di movimento collettivo. Ritiene che quelle sue valutazioni siano ancora valide o vadano riviste oggi alla luce di un diverso rapporto di coppia?
No. L’innamoramento non cambia come natura. Va detto però che i giovani oggi non vogliono legami, vogliono fare esperienze. E poi c’è il fatto che chi non ha un lavoro sicuro non si sposa e non ha figli.
Di conseguenza cala in Italia la natalità mentre sale l’immigrazione incontrollata.
In Europa c’è spazio per l’immigrazione. L’ideale sarebbe un’immigrazione di persone qualificate, con competenze. La Germania per esempio ha fatto questa operazione con i profughi provenienti dalla Siria che si sono ben integrati col mondo moderno.
E per gli altri disperati che premono alle frontiere?
Meglio fare investimenti nelle loro terre. La Cina lo sta facendo”
Negli ultimi anni è stata data molta attenzione ai diritti civili. In particolare per gay e transgender. Crede che questi diritti vadano rispettati?
Darei per scontati questi diritti purché non diventino ossessioni. Siamo in un paese dove c’è libertà di opinione e quindi anche coloro che hanno una teoria transgender la seguono, chi è contrario non la segue. L’importante è non imporre agli altri le proprie ideologie: è il principio elementare del mondo liberale.
Il suo ragionamento vale anche per il diritto al fine vita?
È un problema su cui preferirei non parlare non perché non abbia delle idee, ma perché è facilissimo essere fraintesi. Voglio qui ricordare l’elogio che Dante fa a Catone, suicida per la libertà. Io ammetto il suicidio, ma non facciamone una ideologia.
Alla stagione esclusiva dei diritti forse dovrà far seguito una stagione più attenta ai doveri. Quali secondo lei dovranno essere i doveri primari della società?
Primo dovere deve essere quello della cultura, della scuola. C’è stato un eccessivo lassismo non tanto sul piano della disciplina, ma della grammatica, dell’apprendimento fin dalle elementari. Ci sono un sacco di persone adulte che non sanno di storia, di geografia, di matematica…
Crede che il lockdown per l’emergenza Covid abbia contribuito ad aggravare la crisi della scuola?
Il Covid può aver contribuito, ma la crisi era già in atto in precedenza. Era prevalso il concetto che non c’è bisogno di studiare, che tutto viene spontaneo come in un gioco, uno svago. Ma non è cosi. Ci sono cose che non sai se non le impari da piccolo. Una lingua non la impari a 40 anni. La lingua la puoi insegnare a bimbi di due o tre anni. La cultura nelle età adatte.
La figura del leader è stata al centro di molte sue riflessioni. Di che tipo di leader ha bisogno oggi l’Italia?
Vi sono tre tipi di leader. Il primo diciamo che è quello popolare, un demagogo il quale gioca sulle emozioni della folla. Diffido di gente siffatta perché quando sono al potere diventano despoti. Poi c’è una seconda figura di leader che è fondamentalmente un amministratore, ma senza fantasia politica, senza capacità inventiva. Il terzo tipo di leader è quello di amministratore ma con capacità politica ed inventiva, ma credo che ce ne siano pochi
E in Italia ce ne sono?
Non faccio nomi, ma ci sono, ci sono.
di Angelo Belmonte
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