Vade retro Salvini? Il "peccato" (di convenienza) di Famiglia Cristiana
Se la tentazione era di dividere il palco della politica italiana tra buoni e cattivi, Famiglia cristiana c’è caduta in pieno. Ecco la prossima copertina: “Vade Retro Salvini”. Addirittura. Il settimanale del gruppo San Paolo scende in campo e raccoglie l’invito arcobaleno di Rolling Stone, “Da adesso chi tace e complice!”. Ma di che, di che cosa? Del fiume di livore, odio e banalità che sta ammorbando il Paese? Salvini uguale a Satana. Peggio di così, a questo punto, non resta che appendere il cartello wanted nelle edicole e nelle parrocchie e tirare a vista. Una chiesa così forse piace ad Antonio Padellaro che invoca «metodi bruschi» per far fuori il ministro dell’Interno dalla scena pubblica. Perché la critica (legittima) ha ormai varcato il Rubicone del buon senso assumendo toni apocalittici e febbrili. Intanto le chiese si svuotano e una parte del mondo cattolico vota per la Lega e per quei partiti che sulla questione migranti hanno almeno una visione pragmatica, aderente al reale.
Per carità, la crisi della Chiesa ha ragioni più vaste, più profonde, da studiare seriamente. Appunto per questo le sirene del politicamente corretto di scuola clintoniana andrebbero rifiutate di netto, dai vescovi e dagli intellettuali di una certa gauche ormai increspata. Invece no, paraocchi e non solo. Altrimenti la riflessione di un Orban che da iscritto al “pericolosissimo” Partito popolare europeo dice che è contro le migrazioni perché in difesa dell’identità cristiana ungherese andrebbero vagliate con maggior beneficio d’inventario. Siccome però anche lui rientra tra i satanassi del ventunesimo secolo, meglio non ascoltarlo. Peccato che il consenso sulla sua persona sia un fatto vero e misurabile a suon di voti e Pil. Metri di misura forse inefficaci, ma almeno da valutare.
Vade retro Salvini. Mai però dire vade retro barconi scricchiolanti. Vade retro scafisti. Vade retro trafficanti di uomini. Vade retro a tutti coloro che con la loro ipocrisia fanno sì che delle zattere siano messe in mare per poi affondare. Oppure, se proprio si vuole parlare del depauperamento dell’Africa, come ha fatto di recente il vescovo di Palermo Corrado Lorefice, sarebbe più opportuno stigmatizzare la violenza armata dell’intervento francese in Libia. Da lì partono molti degli attuali problemi del Mediterraneo. Quelli che l’Italia ha dovuto gestire in solitario.
Ammettere però che il no italiano all’attracco dell’Aquarius ha costretto le principali cancellerie europee a rivedere le proprie posizioni in tema d’immigrazione, significherebbe ammettere che forse il capo del Viminale non è poi così scellerato. Urlare “Vade retro Salvini” è molto facile, e porta molti meno problemi di relazione con certi poteri rispetto ai quali le Chiese giocano ormai di rimessa. Meglio le copertine dedicate a Matteo Renzi e Laura Boldrini. Soprattutto se c’è la convinzione che la crisi migranti, la crisi delle morti in mare, possano essere risolte con appelli al veleno. Quello è il fumo di Satana. A loro piace così.
*Fernando Adonia, collaboratore Charta minuta