Centinaio: Italia con Taiwan e Hong Kong
Intervista al Sen. Gian Marco Centinaio sulla sua recente missione a Taiwan
D. Taiwan appare un punto d’incontro tra Occidente ed Oriente, dove l’Italia è un partner economico con un interscambio di oltre 4 miliardi ed una meta turistica molto apprezzata dai taiwanesi che nello
scorso anno ci hanno raggiunto in 50 mila. Mi può dare una panoramica di ciò che ha percepito nel corso della sua recente missione?
R. Ho percepito un gran desiderio d’Italia. Siamo un interlocutore economico molto importante per Taiwan, come raffigurano i dati riguardo i taiwanesi che investono in Italia e gli imprenditori italiani che trovano in questo Paese la porta d’Oriente; in tal senso c’è un’apertura che ci vede partner privilegiato. Inoltre mi ha colpito il forte senso dello Stato e l’alto livello di democrazia. Ho tuttavia notato un sentimento di timore, per la probabilità che possano vivere situazioni analoghe a quelle che vedono ad Hong Kong.
D. Non aver ancora riconosciuto Taiwan pregiudica la qualità dei nostri rapporti, tuttavia c’è un’importante presenza in Italia nello strategico porto di Trieste e la nostra Saipem si è aggiudicata un importante contratto nell’Isola per il 2020; questo legame che si è sviluppato in due settori così nevralgici cosa ci indica?
R. Taiwan non è più da considerare una realtà con cui intrattenere semplici rapporti commerciali. Il livello di intesa in ambiti come le grandi infrastrutture e l’energia, la sempre maggiore circolazione e collaborazione di persone tra i rispettivi Paesi, ci indicano una necessità di regolamentare i rapporti non soltanto attraverso missioni parlamentari ma, attraverso una diplomazia ufficiale, tra governi. In tal senso penso che sia giunto il momento di riconoscere Taiwan.
D. Il Comitato degli Affari Esteri della Camera USA ha approvato il “TAIPEI Act”, che intende chiedere il riconoscimento di Taiwan. Ritiene che l’Italia possa svolgere un ruolo di sensibilizzazione in Europa e, insieme agli alleati atlantici, operare affinché Taiwan possa uscire dall’isolamento?
R. Credo che, oltre a poterlo fare, l’Italia lo debba fare. Taiwan è una democrazia ed in quanto tale merita di essere riconosciuta dalla comunità internazionale al pari di qualunque altro Stato sovrano indipendente. L’Italia ha la possibilità di svolgere un ruolo importante in tal senso, assumendo le proprie decisioni in politica estera senza subire influenze e pressioni esterne.
D. La Cina non nasconde la propria vocazione imperialista e la propria posizione riguardo Taiwan è chiara, così come lo è nel contesto globale. Cosa pensa a riguardo?
R. Che la Cina dica a tutti i Paesi del mondo di non riconoscere Taiwan per motivi che non trovano ragioni se non nei propri contrasti storici, credo sia anacronistico ed anti storico. Nel tempo presente in cui dovremmo cercare di andare verso una convivenza che sia la più pacifica possibile, i problemi del passato tra singoli Stati dovrebbero risolversi senza nuovi attriti. Non credo che la diplomazia e la società italiana possano accettare che non venga riconosciuto un Paese autonomo che non chiede altro che una forma di democrazia.
D. Pochi giorni fa, a margine dell’iniziativa al Senato con Joshua Wong in videoconferenza, Pechino ha definito “irresponsabile” il comportamento dei senatori promotori. Come giudica questa vicenda?
R. Ritengo sia molto grave che uno Stato straniero giudichi l’attività di parlamentari democraticamente eletti dai cittadini del nostro Paese. Penso che debba essere rispettata qualsiasi libertà di ascolto ed espressione del popolo italiano e dei suoi rappresentanti nei confronti di chiunque, anche qualora dovesse essere invitato a parlare un leader della Repubblica cinese, come già avvenuto. L’Italia è un Paese democratico, libero, civile ed in virtù di tali caratteristiche abbiamo la sensibilità e la maturità per ascoltare tutti.
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta