In una conferenza tenuta alla Sorbona nel 1882, il grande pensatore Ernest Renan cercò di rispondere ad una questione chiara in apparenza ma difficile: Che cos’è una Nazione?
Secondo Renan l’essenza di una Nazione sta nel fatto che tutti gli individui abbiano molte cose in comune e che ne abbiano dimenticate tante altre. Per tenere insieme delle persone, oltre che nel ricordo, occorre accomunarle anche nell’oblio di tutto ciò che può essere divisivo e che a distanza di tantissimi anni è meglio metter da parte.
Il più grande errore è confondere la razza con la Nazione, attribuendo a gruppi etnografici una sovranità analoga a quella dei popoli realmente esistenti. E a tal proposito l’Italia è il Paese dove l’etnografia è più intricata, dove Galli, etruschi, pelasgi, greci, ed altri elementi, si incrociano in un indecifrabile miscuglio che testimoniano come non esista una razza pura e dunque basare la politica sull’analisi etnografica significa fondarla su una chimera. Andando avanti nella sua analisi, Renan esclude la lingua, la religione, la geografia. A riguardo della lingua, prendono come esempio la Svizzera costruita con il consenso delle sue differenti parti, analizza che nonostante vi siano presenti tre lingue c’è la volontà di esser Nazione. La religione essendo transnazionale non può essere un fattore che identifica un popolo dal momento che non ci sono più religioni di Stato; si può essere italiani, francesi, tedeschi, inglesi o di qualunque altra Nazione pur essendo cattolici, protestanti, israeliti o non praticando alcun culto dal momento che la religione è un affare individuale. La geografia, pur avendo una parte considerevole nella divisione delle nazioni, ha i suoi limiti dal momento che le acque che delimitano i confini hanno sempre favorito i movimenti storici e dunque hanno unito le razze che hanno poi modificato le forme dei popoli.
In conclusione Renan sostiene che una Nazione è un principio spirituale, risultato di complicazioni profonde della storia. Non basta creare principi come razza, lingua, religione, geografia. Due elementi costituiscono questo principio spirituale e sono uno nel passato, l’altro nel presente. L’uno è il possesso comune di una ricca quantità di ricordi e di oblio; l’altro è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far valere l’eredità che si è ricevuta indivisa, un progetto di futuro comune. E per marcare il secondo elemento di tal principio spirituale, Renan afferma con enfasi che l’esistenza di una Nazione è un plebiscito quotidiano di convivenza.
Seppur spesse volte in posizioni opposte, le Nazioni per le loro caratteristiche diverse servono l’opera comune della civilizzazione apportando ognuna una nota al grande concerto dell’umanità. Ma in tal proposito se isolate, non sono altro che parti caduche.
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta