Ugo Fantozzi è un nostro parente, un nostro amico, un nostro vicino di casa, uno che conosciamo di vista, oppure potrebbe essere l’autore di questo articolo ed uno di voi che lo sta leggendo. Paolo Villaggio, attraverso la maschera del ragionier Fantozzi ha saputo raccontare in maniera magistrale la comicità e la tragicità che hanno accompagnato ed accompagnano la vita che si anima dietro molti volti incontrati ed incontrabili lungo lo Stivale. Volti che qualche volta, probabilmente, abbiamo visto anche guardandoci allo specchio.
Fantozzi, consapevole del mare di disgrazie da cui è circondato, con una capacità di resistenza sovrumana, ci prova ad inventarsi una vita più decente possibile. Senza mai sottrarsi a nulla. Non dice mai no alla vita. Con un entusiasmo miscelato a disillusione partecipa a settimane bianche, gite di ferragosto, tornei di calcio, battute di caccia e di pesca, inviti casuali quanto passivamente strumentali a casa di marchesi, duchi e conti; ma coscientemente vittima di ognuna di queste occasioni, sembra trovare gioia solo nella libera semplicità di una frittata ed una birra fredda dinnanzi ad una partita di calcio in tv. Ma anche questo frammento di rigenerante serenità non riesce ad andare sempre a buon fine… aleggia sempre una minaccia incombente; come quando da un “autorevole” salotto radical chic gli viene imposto di abbandonare la visione di un decisivo match della Nazionale, per correre a fare il riempi sala alla proiezione del famigerato film sovietico “La corazzata Potëmkin”, elogiato dagli intellettuali verniciati, sul cui giudizio, il grido di liberazione fantozziano resta quotidianamente nel frasario italico contemporaneo.
Villaggio attraverso Fantozzi ha descritto l’Italia e gli italiani, con tutta la carrellata (seppur amplificata come un’opera d’arte impone) di tic, riti, colori, usi e costumi che ne erano e ne sono la caratteristica. E con la tenacia che il povero personaggio guida sfoggia occasione dopo occasione, forse, Villaggio ci ha suggerito anche che, nonostante tutto, la cosa migliore è vivere tutto, tragicità compresa, con saggia ironia. Perché in ogni caso ridere è sempre meglio che piangere, anche quando l’oggetto del ridere siamo noi stessi. Ciao signor Villaggio e grazie per averci lasciato il ragioniere Ugo Fantozzi, che proprio ora mi è sembrato di vedere riflesso nel vetro a specchio in fondo alla vicina parete che ho dinnanzi.
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta