Decreto rilancio aggrava “digital divide”
Una serie di finanziamenti, come a pioggia, sono previsti nel ‘’Decreto rilancio’’ con l’intento dichiarato di favorire la digitalizzazione: in realta’ , in mancanza di una strategia, di una visione d’insieme sulle politiche di digitalizzazione, rischiano di concorrere a costituire un ulteriore ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo di azzeramento del ‘’digital divide’’.
Manca all’appello il ‘’piano’’ per ‘’Impresa 4.0’’, mentre nel capitolo ‘’Sostegno alle imprese e all’economia’’, si prevede la costituzione di un Fondo di 50 milioni di euro per il 2020, presso il Ministero dell’Innovazione, per il trasferimento tecnologico “finalizzato alla promozione di iniziative e investimenti utili alla valorizzazione e all’utilizzo dei risultati della ricerca presso le imprese operanti sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle start-up innovative’’. Il Fondo servirà a digitalizzare servizi della Pubblica amministrazione ai cittadini e alle imprese e in particolare per aumentare la tipologia di pratiche che gli italiani possono svolgere per via telematica nonché ad aumentare i servizi erogabili attraverso la app “Io”.
Fra le “Misure di incentivo e semplificazione fiscale” si prevede “un “credito imposta ricerca e sviluppo al sud: maggiorazione dell’aliquota ordinaria dal 12 al 25% per grandi imprese e dal 12 al 35% per medie imprese e dal 12 al 45% per piccole imprese”.
C’e’ anche una una misura per l’editoria online: è riconosciuto un credito d’imposta entro il limite di 8 milioni di euro per il 2020 pari al 30% della spesa effettiva sostenuta nell’anno 2019 per l’acquisizione dei servizi di server, hosting e manutenzione evolutiva per le testate edite in formato digitale, e per information technology di gestione della connettività.
In materia di istruzione le risorse aggiuntive – 331 milioni nel 2020 – nell’ambito del fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche potranno essere utilizzate anche per “interventi utili a potenziare la didattica anche a distanza ‘’, mentre si e’ pensato anche un ‘’fondo First Playable’’ in capo al Mise per sostenere lo sviluppo dell’industria dell’intrattenimento digitale a livello nazionale con dotazione iniziale di 4 milioni di euro nel 2020.
Cosi’ il governo ha pensato bene di costruire un ‘’ombrello digitale’’ contro la torrenziale furia del coronavirus, ma gli investimenti finalizzati al contingente con molta probabilita’ non aiutano a ridurre il solco che sta diventando sempre piu’ profondo, tra la popolazione online e quella offline, esarcebato dalla pandemia di Covid 19. Un ‘’solco’’ che evidenzia come il ‘’digital divide’’ e’ anche l’evidenza di un’accentuazione della diseguaglianza sociale. Cosi’ un report del Capgemini Research Institute, dal titolo significativo ‘’ “The Great Digital Divide: Why bringing the digitally excluded online should be a global priority” evidenzia che già prima della pandemia il 69% delle persone senza accesso online viveva in povertà e che il 48% della popolazione offline desiderava avere accesso a Internet. La pandemia ha mostrato con drammaticita’ le conseguenze della mancanza di connettivita’ e dell’analfabetismo informatico.
La lotta all’esclusione digitale è una responsabilità che fa capo alle Istituzioni e alle Organizzazioni pubbliche , sono loro che debbono tenere dritta la barra della strategia, anche quando fanno ricorso a finanziamenti con denaro pubblico, come e’ il caso della pandemia da coronavirus, per assicurarsi che l’accesso ai servizi essenziali venga garantito anche alle persone emarginate a livello digitale.