Diario di una giornata in compagnia di Luis Ferdinand Celine
Diario di una mattina qualsiasi di un giorno assurdo di una stagione inaudita. Se il virus ti lascia solo, la solitudine ti tiene compagnia. L’eco di un mondo muto e dolente nella città vuota si riflette sulle pagine dei giornali che scorrono sul tablet. La corsa ai bonus, l’Inps e il caos, Conte e le promesse, mes o coronabond. Polemiche e noia. Piazze vuote e collera che sale. E su tutto dolore e lutto.
A Pasqua ancora sarà così. Convivere col virus fino a quando ? Le pareti della camera ti opprimono eppure all’orizzonte vedi la luce di un viaggio. Come un sogno o una malinconia, come un amore o un’amarezza, una promessa o un tradimento. Sulla pila di libri, all’angolo del tavolo, risalta quel titolo: “Viaggio al termine della notte”.
Vecchio Luis Ferdinand Celine mi fai tu oggi compagnia.
Sfogli e ti incanti a una pagina: “ La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”. E pensi che stai attraversando la notte, e non sai se avrà termine. Al balcone del palazzo di fronte c’è ancora una bandiera che il vento stancamente muove. Alla tv l’attricetta di turno ripete che finirà bene. La conduttrice del tg illustra il pensiero profondo di Ursula von der Leyen che recita il pentimento. Che grande invenzione il telecomando, clic e ritorna la verità del silenzio.
Vecchio Celine mi aiuta il tuo sarcasmo, la beffa che schiaffeggia i potenti, la rabbia che ti avvicina agli ultimi, ai vinti. Mi fa sentire vivo, fuori dallo schema dell’ottimismo a tutti i costi, tuttavia mi fa cullare nell’illusione che domani sarà migliore di ieri.
“Nel caos del mondo la coscienza è solo una debole luce”.
La mia coscienza, la lotta ed i sogni di una vita alle ultime tappe di questo viaggio al termine della notte aspettano un’alba che verrà. Dicono che l’ora più buia è quella che precede l’alba. E in quest’ora buia, vecchio Celine, mi è compagno il tuo delirio onirico, scrittore maledetto che mi affascina e medico che talvolta avvelena l’anima. Immagine del reale. Perché la natura umana non è sempre prati verdi e alberi ombrosi. È anche quotidiana miseria, aridità, morte e dolore, è virus di impotenza e mistero. Tu scrivi che“ la vita è come il viaggio di un viandante nella notte”. Per me è anche voglia di sole, stella sul cammino di un viaggio al termine della notte.