…E lo sguardo dritto nel futuro
Mi pare che la frase sia di Alessandro Baricco: “Puoi sempre farcela, se hai in tasca una storia e qualcuno cui raccontarla”. Vale anche per la politica, come per la letteratura; e per la vita. È fatta di storie, la politica; storie che si incontrano e si confrontano, si sottopongono infine al giudizio popolare. Hanno incarnato e narrato grandi storie, incantando gli americani John F.Kennedy col suo sogno americano; e Bill Clinton che a quel sogno, rieditato trent’anni dopo, aggiungeva il racconto della sua vita di underdog, orfano di padre fin dalla più tenera età. Hanno raccontato le loro storie Barak Obama e lo stesso Donald Trump; storie agli antipodi eppure affascinanti, coinvolgenti, attrattive.
Ecco, una spiegazione del successo di Giorgia Meloni risiede anche nella rivendicazione di una storia: la sua, personale e comunitaria; di una generazione e di una parte politica. Ha il sapore della rivalsa, certo, per le condizioni di partenza tutt’altro che agevoli: una componente politica e culturale a lungo tenuta ai margini, contrastata e delegittimata, chiusa nel recinto, polo escluso eppure sempre e comunque in campo e in gioco. Ora come allora – nei primi anni Novanta – il sostengo e la spinta sono venuti dal voto degli elettori, ché è così che funzionano le democrazie. E come mai prima d’ora proiettata in cima alla scala dei consensi; e, davvero a furor di popolo, collocata alla guida del governo della Nazione.
Superando umane resistenze e competizioni partitiche, tutta la politica, ad ogni latitudine, dovrebbe gioire per l’affermazione di una leadership non solo personale (e femminile, in sovrappiù) ma fortemente caratterizzata, quindi riconosciuta e scelta per sincerità e coerenza, per passione e senso di responsabilità.
Significativamente, nel manifesto programmatico illustrato in Parlamento, il presidente del Consiglio ha rivendicato quella storia, come per prendere rincorsa e slancio e affrontare con forza le sfide del presente, pesanti e insidiose, consapevole che solo una volta assicurate la sopravvivenza delle imprese e la serenità delle famiglie, si potrà scrivere un futuro fatto di ripresa e di riscatto per l’Italia. Prima vivere, poi filosofare. Ci sarà una certa continuità con l’Agenda-Draghi, nella prima fase in cui si dovrà stare ai remi e affrontare i marosi con tutta la forza delle braccia e del cuore. Ma l’Agenda-Meloni – si spera prestissimo – sarà bell’e pronta, a dettare tempi e sostanza della fase due, quella in cui ci sarà necessario mettere in campo idee e classe dirigente in grado di realizzarle.
Proprio la gravità delle emergenze da vincere non consete margini, nemmeno esigui, per giochi politici da parte di chicchessia, la dialettica di coalizione fornire contributi preziosi e proposte concrete. Con l’Europa non ci sarà confronto né scontro, come si fa tra controparti, perché l’Italia è e restarà dentro le istituzioni comunitarie, socio fondatore con pari dignitià e ritrovata autorevolezza. E la ripresa, quando avverrà, farà leva sulle eccellenze italiane, che tutti amano (e invidiano) altrettanti volani per riportare la barca Italia – la più bella di tutte – fuori dalla tempesta, finalmente in acque tranquille.
È un governo del fare, certo. Libero proprio in quanto ancorato a valori forti, immutati e immutabili. Difensore della libertà declinata in ogni modo possibile, tra diritti e doveri, a condizione che non si pretenda di legittimare soprusi o di legiferare capricci.
Nel ritorno alla (e della) politica è ripristinato il rispetto per tutte le opinioni e posizioni. Se le nuove generazioni tornassero a sentire e a scegliere la politica, ad ogni latitudine – come interesse, militanza, passione – sarebbe un grande successo per tutti. Perché, lo sguardo dritto e aperto nel futuro, con le parole di un cantautore impegnato come Pierangelo Bertoli, è l’unico capace di restituirci una speranza.