È una grande occasione anche per la Chiesa
La profonda divisione sociale che la sinistra ed i 5 Stelle hanno portato nel Paese dopo anni di politiche sbagliate, dalla gestione dell’immigrazione al reddito di cittadinanza ed alla difesa dei diritti delle cosiddette minoranze Lgbtq+, ha contribuito ad accelerare anche il processo della secolarizzazione, ossia il progressivo allontanamento dai valori cristiani racchiusi nei tre pilastri storici, Fede, Religione e Chiesa.
Autoproclamatasi paladina dei deboli, la sinistra ha puntato per anni su una propaganda (con l’indiscusso appoggio dell’Unione Europea) concepita male e comunicata ancor peggio. Anziché unire, tale indottrinamento esasperato ha prodotto nella società tradizionale (termine descrittivo, non me ne vogliate) quasi un rifiuto dei concetti sacrosanti come inclusione, accoglienza ed equità (almeno davanti a Dio) intrinsechi nella Chiesa, ma sottratti dalla sinistra. E tutto ciò ha ancor più allontanato il popolo dalla religione, non riconoscendo più il clero né come guida né come difensore naturale dei deboli e degli emarginati.
Nel corso degli ultimi anni i governi succedutisi sono riusciti a mettere in atto un’accoglienza senza regole dei flussi immigratori che ha aumentato, anziché ridurre, la tratta degli esseri umani facendo lucrare trafficanti di uomini ed organizzazioni criminali. Il reddito di cittadinanza anziché aiutare i bisognosi ha creato per intere fasce sociali cosiddette deboli un disinteresse verso il mondo del lavoro. Le comunità LGBTQ+ si sono viste ancor più emarginate perché il messaggio che la sinistra faceva passare non era di uguaglianza, come dovrebbe essere, bensì di diversità e conseguente necessità di imposizione forzata di regole. E mentre il pontefice parlava, come è giusto che sia, di fratellanza, di lotta alle disuguaglianze e della povertà, principi profondamente radicati nella religione cristiana, nei cittadini cresceva quel pericoloso sentimento di rifiuto verso tali valori in quanto non corrispondenti alla realtà che li contornava.
Poi è arrivata Giorgia Meloni qui il suo” Dio, Patria, Famiglia”. È stata ferocemente criticata, aggredita, denigrata dagli intellettuali radical-chic nella loro solita confusione teorico-ideologica. A detta loro, quella della leader dei Fratelli d’Italia era un’affermazione che sapeva di dittatura. Secondo altri, Giorgia non poteva nemmeno parlare di famiglia in quanto ha una figlia senza essersi mia sposata, oltre ad una lunga serie di altre affermazioni contrastanti persino con le stesse teorie della sinistra. Ma lo scopo era colpire l’avversario, non essere obbiettivi.
Nonostante tutto, il messaggio di Giorgia è stato fortissimo e profondo. E’ arrivato nel cuore delle persone. Ha resuscitato la voglia di ritrovare quell’identità perduta per colpa del mondo globalizzato, recuperare i valori, i riferimenti, l’appartenenza. E ritrovare Dio, inteso come fede, come speranza nel futuro e, perché no, come religione. Perché parlare di Dio non è dittatura. È libertà, è spiritualità. Io sono nato e cresciuto in una dittatura. Quella comunista. La sì che era vietato parlarne di Dio, entrare nelle chiese, pregare.
Quel dichiararsi cristiana da parte di Giorgia Meloni, rappresenta anche una grande occasione della Chiesa per recuperare terreno, riavvicinarsi alla gente, rallentare la secolarizzazione e ritornare ad essere quel punto di riferimento spirituale smarrito nel caos propagandistico della sinistra degli ultimi anni. Lo sa bene il segretario di Stato Pontificio Parolin che pochi giorni fa ha già teso la mano al nuovo governo.
Per molti sarà difficile digerire un riavvicinamento tra lo Stato e la Santa Sede, in cui scorgeranno l’incubo del rafforzamento di quei valori cristiani storicamente radicati nella destra e odiati dalla sinistra. Solo gli intellettualmente onesti comprenderanno, invece, l’importanza storica di tale sintonia che potrà aiutare a trascrivere i valori cristiani in un contesto contemporaneo, equo e bilanciato, preservandoli per le future generazioni anziché condannarli all’oblio.
Durante quello che mi auspico possa essere un governo che durerà a lungo, la Meloni avrà davanti a sé innumerevoli sfide. Dalla gestione della crisi energetica alla rimessa in moto dell’economia fino alla valorizzazione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo. A ciò, però, va aggiunto anche un altro delicato compito, poco consono ai leader politici di oggi. Quello di far riavvicinare il proprio popolo a quei valori smarriti in anni di propaganda di sinistra, alla fede ed alle origini cristiane, sempre nello spirito della tolleranza, dell’accoglienza e della fratellanza. Sarà dura ma sono sicuro che Giorgia Meloni ce la farà.
*Kiril K. Maritchkov, Comitato scientifico Fondazione Farefuturo