Farefuturo anche sul decommissioning nucleare
Accelerare sul devommisioning nucleare per affrontare meglio e più in fretta il dopo quarantena del Covid-19, creando nuovi posti di lavoro; recuperare i gravi ritardi accumulati con procedure accelerate sul modello del Ponte Morandi; realizzare un sistema Italia capace di lavorare anche all’estero e nello specifico in Europa: queste le indicazioni emerse nel web meeting organizzato dalla Fondazione Farefuturo in occasione della presentazione del Rapporto sul Decommissioning sviluppato nel Seminario realizzato alla Canera dei Deputati.
Al meeting virtuale hanno partecipato i principali attori, pubblici e privati, del sistema, parlamentari, tecnici e giornalisti del settore.
Il presidente della Fondazione, Adolfo Urso, responsabile del Dipartimento Impresa di Fratelli d’Italia ha aperto i lavori ricordando cone il decommisdionig nucleare sia una necessità per il Paese, “perchè bisogna completare la piena messa in dicurezza dei siti e dei materiali nucleari presenti in Italia e minimizzare da subito i rischi ambientali ancora esistenti”, ma sempre di più è anche “una grande opportunita per i cittadini così cone per le imprese nazionali”. “in questi momenti drammatici- ha rilevato l’avv. Piersante Morandini – accelerare in modo significativo la attività di decommissioning potrebbe contribuire peraltro al rilancio del sistema produttivo e creare nuova occupazione specializzata”
Sono intervenuti, tra gli altri, Luigi Perri, presidente di Sogin, Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Maurizio Pernice, direttore dell’Isin, Paolo Arrigoni, senatore della Lega, Antonio Zennaro, eletto nelle liste di Cinque Stelle ed ora nel gruppo di maggioranza di Popolo Protagonista, Enrico Borghi, deputato del PD e Nicola Procaccini, eurodeputato, responsabile energia di Fratelli d’Italia, Carlo De Madi, Presidente di Adiconsum, Mauro Libe, consigliere Enea, Fabrizio Dughiero e Giuseppe Zollino, dell’Università di Padova. Ha portato, inoltre, il proprio saluto l’ambasciatore di Slovacchia, Jan Soth, ricordando cone Sogin collabori con la azienda slovacca Javys, anch’essa presente al webmeeting in collegamento da Bratislava. Sogin, ha aggiunto Urso, ha mancato sistenaticamente gli obiettivi, fino ad arrivare alla recente posticipazione addirittura al 2036 dello smaltinento dei siti nucleari che, invece, si sarebbe dovuto concludere quest’anno. Con tutto quello che ne consegue in ternini du costi, che “sfiorano i 10 miliardi di euro”, tutti a carico dei contribuente, nella bolletta elettrica! Da pochi mesi alla guida di Sogin, Perri ha ricordato che i ritardi non riguardano solo Sogin, visto che anche il Deposito nazionale delle scorie non è pronto. Tra le cause dei ritardi, Pierri ha puntato il dito sulla governance instabile di Sogin e sulla inadeguatezza del codice degli appalti per i lavori che riguardano il decommissioning. “Il modello dovrebbe essere proprio quello realizzato con la ricostruzione del Ponte Morandi”! Adinolfi ha concordato con la necessità di denunciare i ritardi e la consegente lievitazioni dei costi fissi, evidebziando i processi autorizzativi dell’Isin. Chiamato in causa Pernice ha ricordati che l’Isin è diventata operativa solo dall’inizio dell’anno. Arrigoni e Procaccini hanno invece evidenziato i risvolti sociologici e culturali del tema, ricordando i problemi dell’effetto Nimby tra i Comuni italiani e le ideologie veteriambientaliste che frenano lo sviluppo e di fatto danneggiano l’ambiente.