Gli amanti di Magritte nell’era del Coronavirus
Dopo quasi due mesi ci si potrà incontrare tra affetti stabili, ma come? Coperti da mascherine, a distanza di sicurezza, nell’unica possibilità che questo foglio di storia di pandemia ci consente. René Magritte nel 1928, con Gli amanti, descrisse un incontro che sembra incompiuto, dipingendo un uomo e una donna con i volti coperti e tesi nell’impossibilità di fondersi completamente.
Ma siamo certi che nei giorni della nostra vita dell’altro ieri gli incontri avvenivano nella pienezza? Nell’immediatezza da cui nessuno è immune, le relazioni sono spesso rapide e strumentali e la foga della presa affoga ciò che c’è di più umano. Invece ora abbiamo avuto la possibilità di recuperare dai fondali proprio l’umanità… Lunghe telefonate, infiniti messaggi, immagini inviate, nell’attesa ci hanno posto nella condizione di ascoltare, di raccontarsi, di conoscere e mostrare dettagli su cui prima non c’era tempo di soffermarsi. E così quando ci si incontrerà nel deserto di una città chiusa, scrutandosi ad un metro di distanza e con il volto coperto, ci si potrà trovare in un abbraccio interiore che la forza di uno sguardo sarà capace di procurare. Poi ci sarà la tentazione di togliere la mascherina per qualche secondo, il tempo di ammirare un volto a cui diversamente non avremmo mai dato tutto il proprio valore.