I rischi della extraterritorialità del diritto
14 miliardi è la somma che le imprese francese hanno dovuto pagare tra il 2010 e il 2020 come condanne e multe agli USA, anche delle imprese norvegese, tedesche, britanniche, svizzere e seppur oggi solo marginalmente italiane hanno subito sanzioni e condanne: il fenomeno rischia di crescere.
Dal “Patriot Act” alla SEC (Securities and Exchange Commission), dal ruolo dell’OFAC Office Foreign Assets Control a quello del FCPA Foreign Corrupt Practices Act, tutti in coordinamento con il DOJ (Dipartimento della Giustizia), non mancano istituzioni che attuano unilateralmente l’extra territorialità del diritto americano. Sono mezzi a supporto di una politica estera mirata a servire ambizioni industriali e geopolitiche anche a discapito dello sviluppo di concorrenti alleati.
Tra le imprese condannate a pagare più di cento milioni di multa, 14 sono europee e solo cinque americane…Ma oltre alla multa ci sono anche arresti come nel passato (2018): ad esempio questo dirigente di Alstom condannato a più di due anni di galera, il tempo per General Electric di mettere mano su un ramo strategico dell’elettricità nucleare francese posseduto allora dalla stessa Alstom o più recentemente un’alta dirigente di Huawei fu arrestata in Canada su mandato americano.
In Italia, le banche sono state le rime ad essere colpite, seguite dalle medie e grandi imprese. Il primo caso di impresa in Italia fu contro la Dettin nel vicentino. Più recentemente è stata l’ENI ad essere denunciata dalla SEC per violazioni FCPA (3/19751). Storia finita con il patteggiamento al fine di evitare delle probabili condanne più serie.
Ma la spada di Damocle è ormai sopra la testa di tutte le nostre imprese, ad esempio imprese che si muovono dinamicamente nei mercati internazionali come sul mercato russo, paese sempre più sottoposto a sanzioni (*). Decine di Miliardi sono in ballo!
Si impone quindi una reazione articolata. Ci sono vari modi di reagire, uno a livello istituzionale – in ambito europeo -, un altro a livello delle imprese facendo una distinzione tra le imprese di importante dimensioni – le multinazionali – che hanno a disposizione uffici legali e di “compliance” oltre agli uffici di comune amministrazione legale e tutte le imprese che non possono permettersi questa veglia preventiva, nonché sostenere i costi di strutture aggiuntive dedicate alla gestione delle minacce o delle sanzioni. Oltre ad una reazione articolata, si impone un sostegno esterno nella governance e nelle strategie.
Ma certo, oltre la “difesa in casa”, ci serve un’Europa in grado di contrastare legalmente e istituzionalmente queste sfide epocali.
Un passo indietro: sono gli inglesi che per primo hanno reagito, essendo direttamente la loro industria della difesa – BAE Systems – ad essere stata condannata a pagare a seguito di un contratto di vendita di armi all’Arabia Saudita…un colmo, potremmo dire, venendo dagli Stati Uniti!
Gli inglesi hanno reagito creando successivamente nel 2010 la UK Bribery Act, legge che ricopre anche una dimensione extraterritoriale. In Italia ci fu la legge 190/2012 a tracciare le regole di compliance e trasparenza mentre in Francia si è dovuto aspettare il 2016 con la legge Sapin 2. Un secondo colmo, le imprese francese potevano dichiarare al fisco gli ammontare versati per “favorire” contratti internazionali fino a settembre 2000, data dell’entrata in vigore della convenzione dell’OCDE!
Ma la lotta a livello nazionale rimane molto debole davanti alle sfide legali dell’extraterritorialità, qualsiasi sia il paese di origine. E’ sicuramente a livello europeo che devono essere presi dei provvedimenti per contrattaccare e proteggere la libertà del commercio internazionale delle nostre imprese. Ad esempio, le difficoltà ad intraprendere un condizionamento fiscale dei GAFA dimostra la nostra impotenza nonostante le multe assegnate.
Nel passato, per rispondere alla guerra delle concentrazioni “cartelli”, l’Europa era riuscita con la simmetria a rispondere ad ogni denuncia. Oggi la costituzione in Europa di un equivalente al dipartimento di giustizia americano, probabilmente la risposta più adatta, risulta più che mai complicata. Ci rimane una direttiva, la 2271 del 1996 che dovrebbe potere annullare tutte le decisioni di giustizia straniere ma senza una struttura per attuare la lotta alle violazioni, tale direttive rimane lettera morta!
Pesano minacce sempre più gravose sul commercio con la Russia, terra di predilezione italiana e le sue imprese, grandi, medie e piccole, pesano anche sul commercio con alcuni paesi del Medio Oriente e domani sul commercio in Asia, visto che la Cina sta anche lei, per contrattaccare gli americani, attuando un diritto extraterritoriale accompagnato da sanzioni e multe, come lo illustrano le conclusioni dell’ultimo congresso del partito – 22 maggio 2020 – : l’entrata in vigore della legge sull’extraterritorialità il 1 .12.2020 a vigilanza del State Council e della Central Military Commission è stata seguita da una Personal Information Protection Law vicina al General Data Protection Regulation Europeo.In fine la Cina si è dotata il 9 gennaio di una legge di protezione contro le legge extraterritoriale straniere. Un altra guerra legale mondiale si sta quindi imponendo all’Europa e alle sue imprese, senza contare il significato dei blocchi Facebook o Twitter che avvengono sempre più spesso, una extraterritorialità privata in grado di superare una extraterritorialità statale.
Per aiutare le nostre imprese serve anche una azione “locale”, un supporto a livello aziendale, sensibilizzando gli imprenditori e i dirigenti, offrendo una formazione ai più esposti ai mercati internazionali fornendo una cartografia dei rischi e un mapping della viabilità dei contatti in loco, visto. Oggi è sotto osservazione qualsiasi mossa in Africa, in Asia, in Medio oriente, in Russia…e che basta una sola mail su un server americano per renderci potenzialmente imputabile!
Si moltiplicano i fronti che andranno a condizionare il nostro sviluppo internazionale. Le guerre industriale e geopolitiche non mancheranno di demoltiplicare l’uso abusivo dell’extraterritorialità del diritto. La dimensione nazionale sembra ormai fuori tempo, l’Europa è in ritardo, occorre urgentemente dotarsi di strumenti utili a livello locale dell’impresa stessa come a livello europeo. Solo così torneremo a potere guardare la Cina e gli Stati Uniti direttamente negli occhi.
*Emmanuel Goût, comitato scientifico Farefuturo