Il leader oggi
Con questo articolo, Francesco Alberoni e Cristina Cattaneo, cominciano la loto collaborazione su Charta Minuta con una seria di saggi e articoli che riguardano movimenti collettivi, sociali, culturali religiosi, politici.
Francesco Alberoni e Cristina Cattaneo sono anche componenti il Comitato Scientifico della Fondazione Farefuturo.
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Nell’epoca attuale, dominata dai social media, si è diffusa l’idea, ribadita da più fonti, dagli intellettuali come da giornalisti, opinionisti e molti politici, che il leader che vince, quello che ottiene più seguito sia quello che comunica utilizzando il linguaggio dei social. Frasi brevi, dirette, semplici, senza profondità, quasi slogan, che si imprimono nella mente della gente e la trascinano emozionalmente facendo leva sulla sua eccitabilità. In Italia il gran maestro di questo stile urlante e insultante che ha portato il suo popolo alla vittoria facendogli conquistare più di metà del parlamento è stato Grillo. Su Grillo vi è da osservare che era un leader sdoppiato: da un lato era un tribuno che grida, che avanzava a colpi di vaffa, ma poi aveva un blog ricco di contenuti scritti da esperti e a guidarlo, a pensare la strategia una mente pensante che organizzava tutto: Casaleggio padre.
Ma tutt’ora si pensa che il leader che ha successo non sia quello colto ponderato preparato, che argomenta, che si rivolge con gentilezza, che invita anche i suoi oppositori al dialogo. No è il capataz, il populista.
In pochi si sono accorti del grande cambiamento, iniziato nella tarda estate 2019, ben prima del Covid ma acceleratosi enormemente in seguito ad esso.
Prima del Covid era nato, il movimento di Greta e in seguito, in Italia, un movimento inizialmente sottovalutato, quello delle sardine. Essi apparivano un fenomeno debole e sparpagliato, ma avevano una grande forza: indicavano un nemico da abbattere. Il nemico era Salvini e il suo linguaggio violento, diretto, semplificato. Questa gente chiedeva un leader, pur che fosse, ma che si distinguesse dalla politica delle frasi brevi, degli slogan, dell’urlo, della voce alta e lo volevano gentile, pacato. In essi si riconobbero non solo i tradizionali sostenitori del PD, ma molta gente che non vi aveva nulla a che fare.
Spostiamoci per un attimo negli Stati uniti per accorgerci di una analoga debolezza di Trump, che pure sotto molti profili si è mosso bene, ad esempio ha fatto una politica a difesa dell’America e reagito prontamente al Covid, prendendo iniziative pregevolissime e rapide dal punto di vista economico, ma facendo errori grossolani soprattutto dal punto di vista della comunicazione: il suo corpo e il linguaggio del suo corpo, la sua voce, le sue frasi, sono troppo muscolari, troppo dirette, troppo violente (anche se nei comportamenti è molto meno violento di come appare). È vero che Trump ha rifiutato le mascherine, ma questo è avvenuto anche in Italia sino a maggio e da parte dei massimi esperti. Questo ci fa pensare che non sia tanto il messaggio, ma la sua forma.
Sull’altro versante abbiamo in Cina, Xi Jin Ping che ha mantenuto un atteggiamento educatissimo e pacato in tutta la gestione della pandemia, anche quando sono emersi i suoi errori. Sappiao che la Cina ha una dittatura totalitaria, ma non è questa l’immagine che trasmette il suo leader. Lo stesso possiamo dire di Macron e della Merkel che oltre ad aver ben affrontato la pandemia ha come stile da sempre la figura della grande statista.
A metà strada si colloca Boris Johnson: da un lato la sua fisicità ricorda Trump e anche certe dichiarazioni impulsive e perentorie, ma è anche capace di velocissimi cambiamenti di strategia e di far emergere la sua parte colta e ponderata, il suo “stile europeo”; alla fine appare come un leader deciso ma che sa cambiare, e mai aggressivo con gli avversari politici.
In Italia cosa sta accadendo? Contrariamente a tutte le attese il leader più amato, che è riuscito a fare ciò che in tutta la storia italiana non era mai accaduto, restare il presidente del Consiglio di due governi opposti, e navigare quasi da solo distaccato sopra le teste dei suoi sostenitori, è proprio il contrario esatto del leader populista che si pensa la gente voglia.
Per una nuova serie di circostanze guida un parlamento con politici e ministri che hanno poca o nulla esperienza politica, professionale, amministrativa e giuridica. La sua competenza, forse nella media per un professore di diritto, la sua esperienza nella pubblica amministrazione, la sua conoscenza delle lingue lo pongono in una posizione di estrema forza quanto al “sapere percepito” rispetto al suo schieramento parlamentare. Ma inoltre si comporta in modo gentile educato, parla al futuro, si rivolge a tutto il paese, come se fossero tutti suoi figli, come se lui si occupasse di tutti. Egli si comporta più che come uno statista come un re, infatti si circonda di molti esperti per farsi consigliare. Bisogna poi notare le inquadrature. Entra attraversoando un lungo corridoio, per mesi era sempre ritratto mentre firmava. Poi in ville stupende, ripreso da solo con tappeti rossi e vasi antichi alle spalle. Quindi da un lato esprime grandezza, dall’altro umiltà perché si fa consigliare e dall’altro ancora, forza perché sa parlare, sa fare un ragionamento strutturato senza aggredire nessuno, sa ignorare gli avversari, sa tenere il discorso per molto tempo, e quando annuncia una proposta sa anche tornare indietro data la sua esperienza di mediatore, quando si rivela inapplicabile. (Come ridurre l’Iva). Ma intanto il suo potere si estende, se guardiamo i provvedimenti che sono quelli che contano, è velocissimo. La sua notevole abilità fa si che non si noti che su alcuni grandi temi è un continuo rimandare, un fare promesse che sono sempre al futuro.
Insomma bisogna rendersi conto che il tempo del grido sui social è passato, gli stessi social verranno ridimensionati e chi vuole confrontarsi con l’avversario deve pensare a strategie diverse. Innanzi tutto deve vedere il suo avversario per quello che è: si pensi alla descrizione che Manzoni da dell’azzeccagarbugli davanti al quale Renzo si perde, che non farà nulla per lui, ma è gentilissimo e raffinato con uno studio stupendo. Questo tipo di leader è quello destinato ad avere maggior ascendente sulle persone che sono stanche della politica urlata, si sono accorti che è necessaria la competenza e la preparazione.
Il leader che vuole imporsi deve trasmettere sia dal punto di vista del linguaggio del corpo, che delle parole, il senso di essere uno statista, riflessivo, ponderato, deve trasmettere l’idea di essere uno che parla con tutti, estremamente autorevole, che sa ascoltare, che sa anche dialogare con i soggetti europei e internazionali, possibilmente nella loro lingua.
E’ questo il modello che può tener testa al leader attuale, Leader che con grande facilità può diventare il capo di un movimento che già si riconosce in lui senza averlo ancora esplicitato. E’ quello della Merkel, che parla lentamente a voce bassa, sa fare lunghi negoziati, gestire con pazienza situazioni complesse, non a caso soprannominata dai tedeschi con il nome dell’archetipo più potente: Mutti, mamma.
(Testo di Francesco Alberoni e Cristina Cattaneo)