Il meeting. Riempire lo "spazio vuoto" dell’Ue. La ricetta? Più sovranismo
Krzysztof Szczerski non poteva scegliere momento più adatto, se non quello attuale, per dare alle stampe un libro ambizioso e portatore di buoni auspici per un’Europa futura e, si spera, diversa da quella di questi anni. “Un nuovo Dinamismo per il Sistema Europeo”, questo il titolo dell’opera, presentata, con la partecipazione della fondazione FareFuturo, dallo stesso autore all’Università Lumsa di Roma, offre una serie di spunti che le istituzioni del Vecchio continente dovrebbero seguire al fine di tornare a quei valori generatori dell’Europa “di sempre”.
All’evento, oltre all’autore, docente di Scienze politiche all’Università Jagellonica di Cracovia, nonché ministro e Capo di Gabinetto nella Cancelleria del Presidente della Repubblica di Polonia, hanno partecipato il presidente di Italia Madre Irene Pivetti, l’ambasciatore Giulio Terzi che ha redatto la prefazione del libro, Leonardo A. Losito esperto internazionale di strategie della comunicazione culturale e il presidente di FareFuturo Adolfo Urso.
In seguito al saluto di rito rivolto da Francesco Bonini, rettore dell’ateneo romano, l’incontro, moderato dal giornalista nonché presidente di Eureca Angelo Polimeno Bottai, ha inizio e sin da subito, dalle parole di Irene Pivetti, si percepisce l’importanza divulgativa del libro di Szczerski che, secondo l’ex-presidente della Camera, è «un appello ad una democrazia consapevole». A breve, infatti, i cittadini saranno chiamati a votare per il Parlamento europeo e il loro voto deve essere innanzitutto consapevole. «La cultura deve essere la prima arma a disposizione dei cittadini europei» e, da questo punto di vista, “Un nuovo Dinamismo per il Sistema Europeo” rappresenta uno studio fondamentale per tutti coloro che hanno intenzione di arrivare al giorno delle votazioni preparati e appunto consapevoli.
Il tema delle imminenti elezioni Europee è indirettamente al centro del convegno, unitamente alle varie riflessioni sul destino di questa Europa, in particolare alla luce dei recenti esiti elettorali in Baviera. Secondo l’ambasciatore Terzi ci troviamo in un fase in cui è palesemente mancata una comprensione fattuale della politica dell’Unione e adesso più che mai obiettivo dell’Italia è quello di tornare protagonista del dibattito europeo. «Quanto male ci fa essere la periferia di Europa, noi che eravamo tra i paesi fondatori dell’Unione» osserva Giulio Terzi. La vera urgenza imprescindibile, per l’ambasciatore, è il ritorno all’autentico e originario spirito europeo al fine di arrestare il pericoloso processo involutivo di questi anni fatti di incertezze economiche e sociali e due, quindi, i punti centrali del futuro Parlamento europeo: maggiore spazio ad un economia più libera e più difesa e sicurezza contro le minacce rivolte alla UE.
«Se l’Europa è uno spazio vuoto da colmare chi avrà questo compito?» questo l’interrogativo posto da Adolfo Urso che potrebbe avere una sola risposta: l’Europa o meglio la nuova Europa. Non a caso il tema del prossimo meeting del 9 novembre (anniversario della caduta del Muro di Berlino) di FareFuturo sarà proprio “La nuova Europa rifonda L’Europa?”. Certamente per il senatore di FdI la rifondazione dell’Europa non può che ripartire dalle sue radici, dalla storia millenaria e dalle peculiarità dei singoli paesi.
Protagonisti, quindi, della futura rinascita europea, sostiene Urso, oltre alle nazioni fondatrici che furono Germania occidentale, Francia ed Italia, non possono non essere i quattro paesi di Visegrad: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca. Obiettivo comune dovrà essere quello dello sviluppo e della crescita, volto anche ad arginare ed arrestare l’avanzata delle forze che possono mettere a repentaglio il destino della nostra Europa: fra tutte la Cina e le multinazionali che «si sono appropriate della conoscenza del mondo». «Questo non è populismo, è sovranismo» precisa Urso, «ciò significa riappropriarsi della propria sovranità politica per evitare di essere espropriati della propria libertà, della propria coscienza, della propria realtà», e tutto questo per scongiurare il rischio che gli Stati del continente più anziano, compresa l’Italia, vengano ridotti ad «atomi sparsi nel vuoto che chiameremo Europa».
*Alessandro Boccia, collaboratore Charta minuta