“Il vecchio e il mare” è la nostra vita
Un avana tra le labbra, un bicchiere dì whisky sul tavolo, gli occhi che scrutano l’orizzonte del mare, il suo mistero infinito, o il miraggio di un confine impossibile. Te lo immagini così Ernest Hemingway se vivesse oggi i nostri giorni assurdi. O a scorgere nei ricordi sofferti il toro che carica finché il torero in ginocchio tinge col suo sangue l’arena. La corrida come la sfida alla forza della natura, amica sempre, ma talvolta aggressiva e micidiale.
E rileggi Hemingway con occhi diversi, col demone che che ti logora l’animo in questa quarantena della vita. Scorgi ora nelle pagine più intense lo specchio della lotta di oggi, lo scontro contro il male che ti spegne il sorriso. E ti riconosci un po’ nel vecchio di Hemingway, ne “Il vecchio e il mare”.
Ti senti come Santiago sulla sua barchetta che insegue la preda e sfida la sua forza invincibile, Santiago che non si arrende neppure quando tutto è contro di lui, che coglie la contraddizione della natura insieme meravigliosa e crudele. Vedi nel pescatore l’ideale eroico di Hemingway, l’uomo che non soccombe di fronte alle avversità perché dentro di sé e nella sua storia trova la capacità di affrontarle con fierezza e dignità . E nel racconto Hemingway vedi riflesso te stesso, la tua vita: il desiderio, l’attesa di qualcosa che deve accadere, che cerchi, che ti sfugge, che riprendi e scompare. Sei tu Santiago che incarna il coraggio e la nobiltà del lottatore di fronte al gigantesco marlin, il mistero della natura e della sua forza non sempre amica. Il vecchio e il mare: siamo tutti vecchi in questa fase della vita, non all’anagrafe ma dentro, nei fantasmi che agitano i pensieri, nel dolore per le vite spezzate.
E come Santiago ti culli sulle onde del mare che muove la tua barca solitaria e tu rivivi i ricordi più belli dei tempi passati, ricordi che ti aiutano ad andare avanti nei tempi peggiori.