La Cina è (davvero così) vicina?
«Mantieni il profilo basso e aspetta il tuo tempo» Deng Xiaoping
Con l’aggravarsi della crisi causata dalla diffusione del Covid-19, la Repubblica Popolare Cinese ha attivato una poderosa macchina propagandistica attraverso i suoi megafoni mediatici ed i canali diplomatici, abilmente orientati a minimizzare le colpe dell’Impero del Centro esaltandone i gesti simbolici come quello di inviare aiuti e personale medico in Italia per contribuire a fronteggiare l’emergenza, nel tentativo evidente di distogliere l’attenzione sulle cause e soprattutto sulle responsabilità cinesi nella mancata condivisione delle informazioni circa la diffusione del virus che già a novembre 2019 si era manifesto Whuan, successivamente cogliendo di sorpresa l’Europa ed il nostro paese in particolare. Senza tacere degli errori che il governo ed alcuni esponenti politici italiani hanno comunque commesso in una prima fase, quando sottovalutando la pericolosità del Corona Virus invitavano a prendere aperitivi nei centri cittadini oppure ad andare a mangiare nei ristoranti cinesi, l’assenza di dati e la scarsa trasparenza nella gestione delle informazioni, emblematicamente rappresentata da Zhang Jixian, medico dello Hubei che dopo aver riscontrato un caso di Covid-19 il 27 dicembre si è visto vietare dalle autorità la diffusione della notizia. Di questo passo si è giunti alla giornata del 22 marzo con l’ennesimo colpo di scena sfoderato dal Global Times (quotidiano cinese in lingua inglese molto vicino agli ambienti governativi) che ha comunicato in un tweet, senza verifiche ne riscontri oggettivi, che in Lombardia vennero segnalati già a novembre del 2019 alcuni casi sospetti di polmonite che apparivano molto simili, per i sintomi manifestati, alle infezioni da Covid-19. Utilizzando in maniera subdola l’intervista a Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri ad un’emittente americana (NPR), il quotidiano a cosa voleva alludere? Al fatto che il virus fosse presente in Italia prima che in Cina?
Nulla di nuovo sotto il sole dato che è dal principio dell’emergenza che Pechino sta tentando di modificare la percezione della pubblica opinione rispetto all’origine della pandemia, facendo circolare degli articoli in cui i primi casi venivano ricondotti agli Stati Uniti ed in alcune versioni sostenendo addirittura di come il virus fosse stato portato a Whuan dagli americani. E’ oramai comunemente accettato, tranne che nei palazzi della politica nostrana a quanto pare, di come la Cina stia sfruttando la crisi provocata dal Corona virus come una straordinaria occasione propagandistica. Omettendo sistematicamente di essere stato l’epicentro del contagio, Xi Jinping continua a sfidare l’ordine liberale e l’egemonia USA attraverso tutti gli strumenti caratteristici del soft power cinese: un’informazione rigidamente controllata, il basso profilo adottato e soprattutto il supporto di alcune sponde istituzionali in tutto l’Occidente cui far giungere aiuti umanitari. D’altronde questa strategia dimostra la propria validità se il mantra “facciamo come in Cina” ha completamente fatto trascurare a chi lo pronuncia alcuni dettagli, peraltro discutibili, sui metodi utilizzati nella Repubblica Popolare per far fronte all’epidemia. Altrettanto indubbiamente il corona virus avrà delle ripercussioni geopolitiche visto lo sforzo cinese per confermare l’efficienza cinese e per rilanciare la proiezione del paese oltre i confini nazionali, mirando a restituire una nuova immagine del Dragone, uscita indubbiamente indebolita da tutta questa vicenda. Risulta pertanto singolare subire le illazioni della stampa contigua al governo comunista cinese senza che né da parte del Governo italiano, né tantomeno dal Presidente della Repubblica si siano levate critiche o decise richieste per ristabilire l’ordine della cose, evitando così che la credibilità del nostro paese e della sua classe politica italiana, già in evidente affanno, vadano completamente a fondo. Annunciandosi mesi difficili sia dal punto di vista economico che sociale, sarà quanto mai necessario mantenere la calma ma anche dimostrare di non cedere all’improvvisazione affinché non prevalga il sentimento di sfiducia per l’assenza di una linea politica chiara che nel lungo periodo faccia uscire l’Italia da questa crisi.