Legge di Bilancio: "indebitamento" è la parola d’ordine
Il mese di settembre coincide con la stesura della Legge di Stabilità: puntualmente, è iniziata la lotteria delle ipotesi e delle proposte. Difficile affermare quali saranno veramente inserite nel testo finale e quali, invece, verranno depennate con la stessa velocità con la quale vi sono entrate. Tuttavia, è già possibile individuare quale saranno i principi ispiratori di tale Legge: non si annunciano cambiamenti di rotta né provvedimenti controcorrente rispetto a quanto visto negli ultimi anni, né si rileva alcuna ambizione d’aggredire i problemi strutturali che affliggono la nostra economia. La manovra è destinata a peccare in chiave qualitativa poiché condizionata, come già avvenuto in passato, dall’imminente scadenza elettorale: e così sul bilancino governativo ogni virgola viene pesata al pari degli umori di alleati grandi e piccoli desiderosi di un’occasione di visibilità. Per usare le parole di Paolo Gentiloni intervenuto a Cernobbio, l’impegno del governo è per una Legge di Stabilità “che non faccia danni”: non v’è dubbio, dunque, che assisteremo ad una manovra conservativa caratterizzata da compromessi al ribasso, scontata conclusione di una legislatura bruciata dal renzismo, che tutto ambiva a rottamare ma ha finito col rottamare solo se stesso.
Non sorprende, pertanto, che una delle principali voci di spesa sia destinata ad uno dei tradizionali bacini elettorali del Partito Democratico: nella manovra, infatti, è stata stanziata una cifra compresa tra l’1,5 e l’1,7 miliardi di euro – che vanno ad aggiungersi a quelli già previsti dalla precedente Legge di Stabilità per un totale di 5 miliardi – per il rinnovo e l’aumento di 85 euro degli stipendi statali. Ma la lista è lunga, se si considera l’ampliamento dei fondi per il reddito di inclusione e per le misure di contrasto alla povertà, il finanziamento delle spese indifferibili, il disinnesco delle clausole di salvaguardia che valgono circa 15 miliardi di euro, e la solita nebulosa lista di sgravi e incentivi destinate alle imprese che, come tradizione, subirà numerosi cambiamenti prima della definitiva approvazione.
La domanda più ovvia riguarda le coperture finanziarie a questa lunga lista dei desideri, considerato che già scricchiolano pericolosamente quelle riservate all’anno scorso. Non si può ignorare, infatti, che la voluntary disclosure del 2017 è stata un clamoroso flop. Il governo si attendeva 27 mila domande in grado di generare 1,6 miliardi di euro di gettito: si ritrova, al contrario, con sole 6.500 domande e un saldo negativo di 3,5 miliardi di euro, a conferma della grande volatilità di presunte coperture messe a bilancio con la stessa leggerezza di un tiro di dadi. La voluntary disclosure verrà inevitabilmente prolungata, al fine d’evitare di certificare in bilancio il flop. Così, mentre il ministro Padoan parla di “risorse limitate” e di “sentiero stretto”, l’unica vera certezza è che, ancora una volta, la parola d’ordine di questa manovra finanziaria sarà “indebitamento”, come previsto dal Documento di economia e finanza presentato lo scorso aprile: l’indebitamento netto salirà dall’1,2% all’1,8%, con buona pace di chi fino a qualche mese blaterava di rottamazione e di “cambiare verso”.
A voler essere onesti, però, qualche traccia di rivoluzione copernicana forse sarà inserita nella manovra. Infatti, è allo studio del ministero dello Sviluppo Economico l’introduzione del cosiddetto “bollo auto progressivo”, che per molti automobilisti potrebbe tradursi in una vera e propria stangata. Come ha spiegato all’AdnKronos Laura Puppato, senatrice del Partito Democratico, questa proposta “rientra in una prima fase di avviso di un tipo di valutazione economica basata non solo sul PIL, ma anche sula sostenibilità e sulla giustizia ambientale. Il 2017 è stato il primo anno in cui alcuni indicatori del Benessere Equo e Sostenibile sono entrati nella manovra finanziaria”. Il tutto rientra in uno studio “di una nuova fiscalità ambientale sulle auto”. Saranno senz’altro sensibilizzati sul tema della sostenibilità ambientale gli automobilisti che possiedono un’auto Euro 3, in quanto rischiano forse già da quest’anno di veder lievitare la propria spesa per il bollo auto. A quando, invece, lo studio di una seria riforma del sistema fiscale?
*Federico Cartelli, collaboratore Charta minuta