L’europa dei conservatori tedeschi non è europeista
A proposito dell’articolo di Marco Gervasoni “Quella minaccia all’identità e alla democrazia” in cui viene affrontato il tema del ruolo della Germania in Europa faccio alcune brevi considerazioni, precedute da alcune puntualizzazioni preliminari. La maggioranza delle forze politiche tedesche non è allineata su posizioni europeiste, se si intende per europeismo l’ideologia che ha caratterizzato fin dall’inizio il processo di integrazione europeo. In realtà, il rapporto fra la Germania e l’Unione Europea è un’eredità di Konrad Adenauer e potremmo dire risale alla concezione che Bismarck aveva della politica estera tedesca: per evitare una guerra, occorre ancorare la Germania all’Europa. Questa impostazione ha caratterizzato la vita politica della Germania Occidentale dopo il 1945, con alcune significative differenze al proprio interno. Se prendiamo per esempio la figura del leader bavarese Franz Josef Strauss, egli aveva una concezione di Europa delle Patrie, che lo accomunava a De Gaulle. Identità e idea di nazione sono quindi ancora forti nella Germania contemporanea, a dispetto della difficile eredità del nazionalsocialismo. Non solo nella CSU ma anche nella CDU, l’idea di Europa è radicata e non potrebbe essere altrimenti: il rischio sarebbe il ritorno al Sonderweg, tema caro non solo al nazionalsocialismo ma anche al governo comunista della DDR, con tutto ciò che questo comporta. Ma l’Europa dei conservatori tedeschi non è quella degli europeisti: l’interessante figura di Markus Söder, presidente del governo della Baviera, esponente di punta della CSU e probabile candidato alla carica di Cancelliere. è espressione delle forze conservatrici presenti nella CSU e nella CDU. Per loro l’Europa ha motivo di esistere solo se riesce a rappresentare e tutelare gli interessi dei territori e delle identità. Un’Europa delle Nazioni, parafrasando il pensiero di San Giovanni Paolo II: egli ha riflettuto a lungo sui problemi delle identità e delle tradizioni nazionali, sottolineando come la costruzione dell’Europa non debba annullare le identità nazionali (Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, paragrafo 4) e come ciò sia una ricchezza per l’Europa. La conoscenza della storia e della cultura delle nazioni che sono entrati a far parte dell’Unione Europea consente di costruire (anche se faticosamente) un humus civile comune (Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, paragrafo 110).
Markus Söder è molto popolare in Germania: ha fermato il Covid 19 senza chiudere tutto, soprattutto l’economia della Baviera non ha conosciuto il crollo del resto dell’Europa. E’ vero anche che in Germania i poteri dei Länder in materia sanitaria sono superiori a quelli delle regioni italiane, ma non tutti i Länder hanno agito bene come la Baviera. In realtà è il sistema politico tedesco che funziona molto meglio di quello italiano e prende decisioni molto più rapide. Facciamo un esempio. Attualmente i parlamentari nel Bundestag sono 709: 598 fissati dalla Legge Fondamentale (con 299 collegi) e 109 sono i mandati supplementari, che variano sulla base delle maggioranze conquistate dai partiti nei singoli collegi e che si vanno ad aggiungere ai seggi che vengono ripartiti su base proporzionale fra tutte le forze politiche che hanno superato la clausola di sbarramento del 5%. Su iniziativa della CDU e della CSU nel mese di giugno è partito il dibattito parlamentare sulla riforma elettorale: i seggi fissati dalla Legge Fondamentale diventeranno 560 e di conseguenza i collegi diventeranno 280. I mandati supplementari non potranno essere più di 7: avremo in tutto 567 deputati, invece degli attuali 709. Una riduzione di ben 142 seggi, fatta senza polemiche inutili, senza referendum, senza gli psicodrammi italiani che hanno fatto perdere tanti anni. Il problema quindi non è di opporsi ad un’Europa a guida tedesca (anche perché il contesto europeo non può essere messo in discussione), ma di comprendere che se le forze conservatrici e identitarie italiane vogliono arrivare al governo in Italia devono guardare alle forze conservatrici tedesche e tessere con loro una rete di alleanze con le forze conservatrici europee, lasciando da parte la AFD, che avversa in maniera convinta Markus Söder. I popolari austriaci sono con Söder, polacchi e ungheresi li seguono su questa strada. Quello che dobbiamo e possiamo fare è modificare il contesto europeo: una strada secondo me decisiva può essere quella che accomuna democrazia e sovranità nazionale dei popoli.