L’Italia può ancora vincere la sfida dello spazio
La quarta lezione del corso di formazione della Fondazione Farefuturo ha avuto come tema lo Spazio, riservando la cattedra al prof. Giuseppe Basini, fisico nucleare con esperienze di rilievo alla Nasa, al Cern, all’Istituto nazionale di fisica nucleare, oggi deputato alla Camera membro della VII Commissione (Cultura, Scienza, Istruzione).
“È una dimensione di cui abbiamo bisogno sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista economico, in un’ottica di futuro”, afferma Basini parlando dello Spazio a cui pensare per avere una prospettiva di futuro e per una necessità – che avremo forse tra cent’anni ma di cui occorre occuparsi fin da ora – considerando la crescita della popolazione mondiale, la rarefazione delle risorse primarie in crescente consumo, i problemi di “usura” del globo terrestre.
La Storia ci insegna che non è pensabile vivere per molto tempo in una soglia di crescita zero: ci si avvia verso un’espansione o verso un decadimento. E la conquista dello Spazio, come indirizzo espansivo di libertà, è verosimile se si pensa alle condizioni in cui Cristoforo Colombo si avventurò alla ricerca di un “mondo” allora ignoto. Così come è auspicabile che altri privati, come già Space X, investano in quest’ottica – seppur in accordo con gli Stati, come fu tra Cristoforo Colombo e la Regina Isabella di Castiglia – in un contesto certamente più agile se nella cornice di un’economia liberale. Può essere non inverosimile applicare il concetto di “terraforming”, pensando inizialmente a coltivazioni ed a città artificiali dove – seppur in condizioni di vita difficile – qualcuno andrà per nobile spirito di avventura o per “disdicevole” prospettiva di vita in terra.
Tra i partecipanti alla lezione è intervenuto anche il prof. Mariano Bizzarri, con una lunga esperienza presso l’Agenzia Spaziale Italiana, a sottolineare come sia necessario garantire più investimenti alla ricerca, essere sistema Paese nel settore aerospaziale, occupare un ruolo che sia all’altezza della propria qualità scientifica e tecnologica in Europa e dunque nel mondo. Anche il prof. Basini ed il presidente Adolfo Urso, nelle conclusioni, convengono sulla necessità che l’Italia si faccia Nazione più di quanto sia ora, per cogliere le sfide del futuro – compresa quella spaziale – ed essere meglio utile a sé stessa e al mondo.
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta