Lo sport italiano è sotto attacco dalla crisi energetica
Non vogliamo che i successi recentemente ottenuti alle olimpiadi del 2021 siano solo un bel ricordo per la nostra Italia dello sport. I successi degli azzurri in ogni disciplina sono il risultato di un’intensa attività sportiva che nasce dalle giovanili, dal dilettantismo, dalla scuola dei vari sport, da una cultura sociale viva. Non possiamo permetterci di buttare al vento quanto seminato per anni, la difesa della Nazione parte anche dalla difesa dello Sport. La crisi energetica dovuta sia alla limitata erogazione delle risorse nonché dal folle aumento dei prezzi al consumo stanno mettendo in seria difficoltà sia la filiera produttiva delle aziende di produzione di prodotti e servizi quanto le stesse famiglie che devono rivedere la distribuzione delle disponibilità liquide del proprio bilancio familiare. Si preannuncia un periodo molto difficile nel quale la crisi e la stessa speculazione faranno danni irreparabili in molti settori, alcuni dei quali nevralgici sotto il profilo sociale ed educativo come lo sport. Proprio così: la crisi energetica sta mettendo sotto scacco lo sport italiano. In buona sostanza lo sport rischia seriamente di implodere sotto la stretta energetica e di riverberare sul tessuto sociale tutte le problematiche emergenti come un macigno e possiamo così affermare che si sta configurando a tutti gli effetti un duro attacco alla nostra civiltà, non solo a quella dei consumi quanto alla comunità fondata sullo sport.
Lo sport è sotto attacco dalla crisi energetica e, in particolare, lo sport dilettantistico. È facile intuire che le società sportive nelle varie discipline di ogni ordine e grado fondano la preparazione dei propri atleti sugli allenamenti che giocoforza avvengono nelle ore pomeridiane, serali e di frequente anche notturne. Già questo aspetto fa comprendere quanto l’illuminazione di un impianto sportivo sia fondamentale – non solo per una gara ufficiale – quanto per gli stessi allenamenti. Qualcuno potrebbe suggerire di diminuire l’intensità della luce prodotta dall’impianto ma è utile sapere che le varie discipline sportive, per le gare ufficiali, richiedono un minimo di “lux” per svolgere la gara ufficiale al di sotto dei quali non è possibile giocare. Pur variando tra le varie discipline sportive, la riduzione dei “lux” (unità di misura della illuminazione artificiale), non è attuabile. Se da un lato non è proponibile tale riduzione per una gara ufficiale, una forte riduzione dei lux diventa difficile per mantenere una qualità accettabile anche durante gli allenamenti, che settimanalmente, spesso giornalmente, si svolgono presso tutti gli impianti sportivi. Lo sport è sotto scacco, proviamo a pensare non solo al calcio a 11 o al calcio a 5, ma alla pallacanestro come alla pallavolo, al tennis come all’atletica leggera, alle arti marziali come al nuoto, alla pallanuoto come all’hockey, alle bocce come al ciclismo su pista o alla scherma solo per fare degli esempi. Lo sport non professionistico è tenuto in piedi dai volontari e dagli sponsor minori, talvolta è autofinanziato da chi lo pratica come nel caso dello sport amatoriale e, tutti di fronte ad un aumento sconsiderato dei costi per l’energia si trovano di fronte ad una enorme incognita: CONTINUARE o CHIUDERE ?
Gli impianti sportivi per la quasi totalità sono di proprietà pubblica come Comuni e Province e il costo dell’illuminazione incide sulle tariffe di affitto dell’impianto sportivo e un numero sempre più alto di società non sono più in grado di sostenere tali spese portando le stesse società a dover valutare se resistere per esistere, oppure scomparire. Se sommiamo il consumo dell’energia elettrica al consumo del riscaldamento degli spogliatoi e al consumo dell’acqua calda delle docce è facilmente immaginabile che se non ci sono adeguate risorse economiche lo sport dilettantistico e amatoriale è destinato un po’ ovunque a gettare la spugna e a chiudere i battenti. A chiudere saranno tutte quelle piccole realtà dilettantistiche di periferia, dei piccoli centri urbani, dello sport praticato presso strutture (palestre, piste o terreni all’aperto) di proprietà comunale che già hanno serie difficoltà a far tornare i conti e che soprattutto non possono fare più beneficenza come succedeva molti anni addietro. Sotto il profilo sociale si prospetta un grande pericolo che per decenni è stato evitato, infatti, le società di periferia e le piccole squadre fatte per i giovani, per la ricreazione, per la convivenza sociale, per valorizzare lo sport sia di squadra che individuale sono messi a dura prova dall’impossibilità di reggere i costi da parte delle società sportive. Una situazione che se protratta nel lungo periodo potrebbe generare tensioni sociali e devianze nei giovani che trovandosi senza riferimenti sportivi locali la loro alternativa dopo la scuola o il lavoro è rimanere a casa senza la possibilità di socializzare per mezzo dello sport. Un danno sociale incalcolabile. Siamo in un momento storico economico in cui le piccole e medie aziende non riescono più a finanziare e sopportare le spese delle società sportive, la crisi di mercato nonché la crisi delle famiglie non riescono a garantire il minimo per poter pagare ai propri figli la possibilità di fare sport. L’aumento indiscriminato del costo dell’energia elettrica porta i bilanci delle società sportive ad un inevitabile dissesto che si tramuta non solo nella chiusura dell’attività quanto al venir meno del servizio sociale. La crisi energetica, se non arginata, sarà a pieno titolo la causa del nostro decadimento sociale, del decadimento del benessere fisico e ciò comprometterà il proseguo di una socializzazione – specialmente tra i giovani – già messa a dura prova dalla pandemia che ci ha portato a più riprese a stare forzatamente tra le mura domestiche.
Un rapporto causa ed effetto a dir poco pericoloso e in grado di produrre un risultato talmente negativo che la nostra società e la nostra economia non sono in grado di affrontare con successo. Lo sport è sotto attacco, per questo siamo tutti chiamati a fare l’impossibile per salvarlo, solo in questo modo salveremo lo sport, la nostra Patria e il futuro delle prossime generazioni da una disfatta sociale preannunciata.
Stefano Lecca, consulente in comunicazione social e webmarketing