Macron- Le Pen al duello finale
Parigi, 30 marzo
“Rien n’est joué, il faut mouiller la chemise”. “I giochi non sono finiti, bisogna bagnarsi la camicia”, cioè diamoci da fare perché la vittoria al secondo turno non è scontata. La preoccupazione è stata espressa da Emmanuel Macron mercoledì scorso all’ultima riunione del Consiglio dei Ministri, secondo quanto riferisce uno dei presenti.
Nessun problema al primo turno che si terrà domenica 10 aprile. Tutti i sondaggi danno il Presidente quasi al 30%, 9 punti avanti alla probabile sfidante Marine Le Pen che supera a sua volta Jean-Luc Mélenchon, candidato della sinistra, fermo al 14% ed Eric Zemmour, estrema destra, all’11%.
Ma il secondo turno, il 24 aprile, non sarà una
passeggiata per Macron. A preoccupare molti esponenti di En Marche, è l’astensionismo che potrebbe toccare il record del 30% e penalizzare principalmente il partito del Presidente. Molti elettori che al primo turno dicono di votare per la sinistra, non sono sicuri al secondo turno di convergere su Macron, piuttosto pensano di non recarsi alle urne.
Il malcontento a sinistra viene alimentato anche dalla riforma che porterà gradualmente da 62 a 65 anni l’età pensionabile. Una misura questa duramente criticata da Marine Le Pen che reclama “il diritto al riposo per le persone più fragili”. Aggiungi la rabbia non del tutto sopita dei gilet gialli e il quadro si complica per Macron.
I sondaggi degli ultimi giorni che danno in salita Le Pen preoccupano Il Presidente. Lei, la leader di Rassemblement National, ha impostato la campagna elettorale in difesa dei più deboli, un “patriottismo sociale” che le vale nel suo ambiente il titolo di “petit mer” del popolo.
Il ministro dell’Interno Gerard Darmanin ha candidamente espresso a France 5 il timore che la destra possa vincere le elezioni. Un timore o una speranza manifestati da numerosi osservatori politici.
Finora Macron ha coltivato la sua immagine a livello internazionale come presidente di turno del Consiglio Europeo e nel ruolo prestigioso che si era ritagliato nella trattativa per fermare la guerra.
Ma si osserva che le fasce più deboli colpite economicamente dalla crisi si preoccupano più del potere d’acquisto che dell’Ucraina.
Solo da lunedì scorso, 28 marzo, Macron si è immerso anima e corpo nella campagna elettorale. Tre punti principali nel programma del Presidente: lavoro, giovani, ecologia. E la rivendicazione delle cose fatte soprattutto nella sanità: rimborso delle spese per occhiali, cure dentarie e apparecchi acustici.
Maggiori aiuti a chi è in difficoltà, nel programma di Marine Le Pen, lotta alla criminalità e certezza della pena. Quanto basta per sperare di cavarsela questa volta nel duello finale per l’Eliseo, l’ultimo duello perché se perde , ha detto, non si ripresenterà più. Quella attuale è per lei una condizione migliore rispetto al 2017 quando uscì con le ossa rotte dal confronto televisivo con Macron. Stavolta le riconoscono una maggiore padronanza degli strumenti mediatici. Non solo. La presenza alla destra estrema di Zemmour, impegnato principalmente a frenare l’immigrazione, fa da parafulmine alle accuse che pendevano in precedenza sulla testa della figlia di JeanMarie Le Pen. Certo, si contesta a Marine il suo rapporto con Putin. Ma lei minimizza: se c’è un presidente francese che non ha avuto rapporti con Putin lanci la prima pietra.
*Angelo Belmonte, giornalista parlamentare