Meglio Ilaria Capua che le task force
Il governo si affida al responso degli scienziati per decidere se, come e quando potremo riottenere la libertà sospesa. Male mi sento. Le abbiamo viste queste teste d’uovo dire tutto e il contrario di tutto, litigare, addirittura insultarsi. Credo che siano stati quasi tutti colpiti dal virus del protagonismo, dalla bramosia delle comparsate in tv. Ma se tra professoroni, luminari e geni ognuno di noi dovesse scegliere lo scienziato di cui fidarsi un pochino di più, io preferirei una donna, Ilaria Capua. E più in là cercherò di spiegare perchè.
Sono da ammirare le scienziate perché è stato sempre difficile per le donne competere coi maschietti. Voglio citare ad esempio una mia concittadina, Trotula de Ruggiero, medico, nata a Salerno nel 1030, autentica eccellenza della Scuola Medica Salernitana del secolo XI.
Di lei ne parla Pietro Greco, giornalista scientifico, autore del libro “Trotula” edito in questi giorni da L’Asino d’Oro.
Fu la prima donna medico d’Europa, la prima ginecologa della storia, la prima a praticare una medicina per le donne.
Parlò del corpo femminile senza consideralo peccaminoso o impuro (siamo nel secolo XI). Spiegò che le mestruazioni non sono il segno del peccato originale, ma un fatto naturale di cui non bisogna vergognarsi. Osò affermare che là sterilità non è un problema solo femminile. Trotula era troppo moderna per l’epoca. Così fu disconosciuta, la sua esistenza quasi negata dai posteri che sentenziarono che mai nel Medio Evo una donna poteva essere a tal punto rivoluzionaria. Insomma venne cancellata. Solo nel Ventesimo secolo fu riconosciuta la sua importanza.
Già, ma che c’entra Trotula con Ilaria Capua di cui sopra? Anche lei ha corso il rischio di essere cancellata.
L’abbiamo vista in tv in collegamento dagli Stati Uniti. Ma perché se ne è andata? Lavorava a Legnaro, in provincia di Padova, e fece diventare quella cittadina una delle capitali mondiali della virologia.
Prima donna a vincere il Penn Vet World Leadership Award, il più importante al mondo nel campo della veterinaria. È nell’elenco dei cinquanta scienziati più importanti al mondo della Scientific American. Nel 2006 codifica la sequenza genetica del primo ceppo africano dell’influenza aviaria. Invece di limitare l’accesso a un database riservato solo ai centri più autorevoli, lo condivide coi centri di tutto il mondo, una sfida al sistema. Per la stampa specializzata è “una mente rivoluzionaria”. Nel 2013 viene eletta per Scelta Civica alla Camera.
E cominciano i sui guai. Nell’aprile del 2014 apprende non dai magistrati ma dall’Espresso di essere indagata. Il titolo in copertina del settimanale informa: «Trafficanti di virus. Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. L’inchiesta sul grande affare delle epidemie». Ilaria ha 48 anni Ha inizio il suo calvario.
Avrebbe è diffuso virus pericolosissimi per guadagnare sui vaccini in combutta con le case farmaceutiche. Un’accusa che prevede una condanna all’ergastolo. Comincia la gogna mediatica. I grillini partono all’attacco. Poi il web si scatena: “…iniettatelo a lei il virus”. Si susseguono insulti feroci dai leoni della tastiera. La parola piú benevole è “troia”. I giornali pubblicano intercettazioni che riguardano la sua vita privata. Ilaria Capua si dimette dalla Camera.
Le indagini vanno avanti. Passano gli anni. Nel 2019 la scienziata viene prosciolta da ogni accusa. Niente, i magistrati si erano sbagliati… Ora si capisce perché Ilaria Capua è andata via dall’Italia. È alla University of Florida a dirigere un dipartimento dell’Emerging Pathogens Institute. Ecco perché leggendo il libro su Trotula ho pensato ad Ilaria.