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Modello Cina? No, grazie

Mario Presutti2022-07-04T13:34:00+02:00
By Mario Presutti Charta Minuta, Senza categoria

Durante la conferenza a reti unificate di domenica sera del 26 aprile 2020 ho avvertito una certa inquietudine nel sentire pronunciare farsi ottocentesche (“consentiamo”, “vietiamo” “e’ concesso”), auto-celebrazioni stucchevoli (“io sono la punta di questo sistema”) e vere e proprie minacce (“pronti a chiudere il rubinetto” ). Tutto questo condito da un martellante terrorismo mediatico ( “La curva salirà e aumenteranno i nostri morti, i nostri defunti e avremmo danni davvero irreversibili alla nostra economia”).
Mi sembrava di essere ripiombati nel 4 marzo del 1848 alla promulgazione dello Statuto Albertino in cui il sovrano Carlo Alberto “per la grazia di Dio”, “Con lealtà di Re e con affetto di padre” e “di Nostra certa scienza, Regia autorità, avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo in forza di Statuto e Legge fondamentale, perpetua ed irrevocabile della Monarchia, quanto segue”

Tutto questo mi sembra assurdo, surreale ma sopratutto inaccettabile!

Le avvisaglie della pericolosità dell’ideologia grillina mi erano già note ( il loro giustizialismo, il concetto dell’uno vale uno, della democrazia diretta, l’assistenzialismo pauperistico, l’odio sociale ) ma mai avrei potuto immaginare che un’innegabile pandemia e una crisi sanitaria ormai divenuta sociale, possa essere usata per assestare un ennesimo colpo al sistema parlamentare e liberale del nostra Repubblica.
Il governo dalla prima fase di totale sottovalutazione del problema, dettata più dai legami con Pechino che dalle pressioni del mondo imprenditoriale italiano, è passato ad un racconto basato sulla paura e sulla coercizione. Siamo l’unico paese occidentale ad aver accettato che il governo sospendesse di fatto la Costituzione e intervenisse così pesantemente nelle nostre vite private privandoci anche della libertà di culto e della dignità di esseri umani senzienti.

In questa sede non entrerò nelle polemiche condivisibili, sul documento allarmante del Comitato tecnico scientifico ( di sovietica memoria le parole non sono mai casuali) che conterrebbe quantomeno un grave errore di calcolo come ci dice un’analisi fatta dalla Holding Carisma presieduta da Giovanni Cagnoli ma mi limiterò a fare delle considerazioni sul modello sociale che questo governo, con il pretesto del virus, sta imponendo agli italiani.
E’ evidente che non possiamo delegare la nostra vita, i nostri affetti, la nostra fede ad un Comitato che seppur tecnico e scientifico è composto da esseri fallibili. Un leader politico non può esimersi dalla responsabilità di contemperare le indicazioni di tipo scientifico o tecnico con le esigenze di dignità e di libertà del singolo cittadino.
A mio avviso si è scelta questa strada dei Comitati o delle Task Force per far passare all’opinione pubblica l’idea che non si tratti di decisioni politiche ma scientifiche e quindi inevitabili (ricordate i tecnici alla Monti?). Tutto questo supportato dalla paura indotta anche da un’infodemia non solo causata dai media ma organizzata dallo stesso apparato statale. Le continue dirette di Conte, le quotidiane (all’inizio addirittura due al giorno) conferenze della protezione civile e del comitato, le dirette dei governatori del nord, fiumi e fiumi di indicazioni, suggestioni e cambi di rotta che hanno letteralmente stordito la popolazione nelle case. Tutto questo ha procurato un aumento dell’insonnia, dello stress e della depressione causando anche numerosi casi di suicidio (come ci indica uno studio Università dell’Aquila e di Roma Tor Vergata e dal progetto ‘Territori aperti”, che stanno conducendo uno studio per valutare gli effetti psicologici dell’emergenza Covid-19. I primi risultati sono stati pubblicati sulla rivista di preprint MedArXive.). L’economia della paura si arricchisce con la nevrosi collettiva permettendo l’importazione di un modello sociale di controllo che è sempre di più simile ad un Stato Etico. Cosa molto cara all’ideologia grillina.
Anche le opposizioni per paura delle morti e dei numeri interpretati e divulgati dal Comitato tecnico scientifico hanno seguito, con senso di responsabilità, i richiami del Capo dello Stato all’unità.

Ma a tutto c’è un limite. Le opposizioni devono tutelare le nostre libertà e garantire il ripristino immediato della Costituzione. Con questo non intendo negare la gravità della pandemia e anzi intendo affermare la necessità di utilizzare i dispositivi di sicurezza personale e il distanziamento sociale attraverso nuovi protocolli di sicurezza proprio perché non sappiamo per quanto tempo dobbiamo convivere con il virus. Ma convivere con il virus non significa convivere con la paura di uscire. Significa, al contrario, utilizzare la necessaria profilassi per contenere il rischio.
La società occidentale si è sviluppata attraverso il concetto di rischio e il concetto di dubbio. Oggi invece assistiamo ad un Comitato tecnico scientifico dogmatico e ad una volontà politica di voler “governare” con metodi coercitivi il “rischio”.

Al concetto di “rischio” nella cultura occidentale si legano le parole κίνδυνος, discrimen, periculum, strettamente legata alla cultura del fare e dell’esplorare e benché abbia un aspetto ambivalente la nozione di rischio è inseparabile dalla condizione della modernità, dell’entusiasmo e dell’avventura. Nella società mondiale del rischio Beck Ulrich ci ammoniva «dobbiamo accettare l’insicurezza come un elemento della nostra libertà. Può sembrare paradossale, ma questa è anche una forma di democratizzazione: è la scelta, continuamente rinnovata, tra diverse opzioni possibili. Il cambiamento nasce da questa scelta».
A questo concetto ( invito il lettore ad approfondire non essendo questa la sede per una disquisizione accademica), che non può essere normato attraverso un DPCM, vanno agganciati i concetti di responsabilità individuale e dignità personale che sono anche essi presupposti indispensabili per un società democratica.
In sintesi ritengo culturalmente, giuridicamente e socialmente grave l’azione del governo perché mina alle fondamenta il nostro tessuto di convivenza sociale e pregiudica l’eventuale embrione di un nuovo Rinascimento italiano.

Sul secondo concetto non intendo scomodare Socrate e il suo dubbio e anche in questo caso, mi limito ad elencare un spunto di riflessione partendo dal metodo scientifico. E’ infatti davvero paradossale come nella Patria di Galileo i sui attuali abitanti abbiano una cultura e una conoscenza della scienza insufficienti ad esprimere giudizi razionali. Purtroppo questo elemento accomuna tutti i livelli della società italiana anche quella accademica basti pensare alla vexata quaestio tra Burioni e Tarro. Ma ritornando a Galileo che è indubbiamente uno dei padri del metodo scientifico, non posso non inorridire di fronte all’atteggiamento quasi dogmatico del nostro Comitato tecnico scientifico. Il COVID 19 è indubbiamente un nuovo virus, forse nato da qualche errore di laboratorio in Cina, molto virulento ma indubbiamente sul suo indice di mortalità e su come esso possa reagire nel tempo e nello spazio la comunità scientifica ne sa davvero poco in termini assoluti. Solo nelle ultime settimane iniziano a confrontarsi i diversi studi forse tra un anno o due avremmo delle certezze. Ad oggi non abbiamo nessuna verità assoluta se non quella del distanziamento sociale e dell’uso dei dispositivi di sicurezza personali. Per andare avanti, una comunità scientifica nazionale come quella italiana, ha certamente bisogno di uno spirito critico ma non da social con le relative tifoseria ma a livello accademico.
Quindi non esiste nessuna evidenza scientifica indubbia che ci dice che restare chiusi in casa limita il contagio. A maggior ragione dopo le affermazioni di Conte in cui afferma che la maggior parte dei contagi è avvenuta proprio in famiglia. Esistono solo teorie da confermare con metodologia empirica. E allora perché il Comitato tecnico scientifico in maniera cosi netta insiste su questa linea? Per prudenza? E al nostro paese quanto ci sta costando in termini economici questo eccesso di prudenza del Comitato scientifico?

Inoltre lo stesso Comitato che ha sbagliato (?) a fare calcoli matematici arrivando ad ipotizzare erroneamente un picco di 150mila pazienti in terapia intensiva quando per raggiungere un simile picco dovrebbero esserci 150 milioni di italiani con più di 20 anni ma ne siamo in tutto solo 60 milioni, dovrebbe decidere come e quando chiuderci tutti in lockdown un’altra volta. Il solo averlo annunciato è un follia!

Al contrario l’Italia avrebbe bisogno di una programmazione in sicurezza di medio periodo fatta dalla politica con le parti sociali, riaffermando i due principi alla base del nostro progresso: il diritto al dubbio e il diritto al rischio.
Per fare questo è necessario un piano senza precedenti nella storia repubblicana e forse paragonabile solo a quello della ricostruzione post bellica. Continuare a dibattere su strumenti innovativi in seno alla EU è assolutamente necessario e utile per trasformare la EU in una confederazione di stati sul modello svizzero ma purtroppo il sistema economico ha bisogno di soldi a fondo perduto subito.
L’unica strada a mio avviso poco reclamata dalla nostra politica è che la BCE faccia da banca centrale a tutti gli effetti, acquistando direttamente titoli di stato a 50 anni e iniettando liquidità immediata ai governi che devono immediatamente finanziare a fondo perduto il sistema economico. Tutte le altre soluzioni che leggo in questi giorni rischiano di arrivare quando il paziente è già morto.

In conclusione il governo va fermato sia per i pericoli sul modello sociale che intende imporre e sia per la assoluta incapacità di dare soluzioni concrete e utili al sistema economico. E’ ora di dare battaglia politica in tutte le sedi e se necessario anche in piazza!

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Mario Presutti

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