NEL MEMORANDUM LA TRAPPOLA DEL COMMERCIO
Finalmente l’Europa si è svegliata e si tutela dagli investimenti cinesi e persino la Germania denuncia che la via della Seta è lo strumento del dominio globale di Pechino. Quando lo denunciammo noi, nel meeting internazionale della Fondazione Farefuturo, organizzato alla Camera proprio il giorno dell’arrivo trionfale a Roma del Presidente cinese, gli altri plaudivano agli accordi Italia-Cina sottoscritti dal governo Conte Lega-Cinque Stelle. Ecco il testo dell’intervento che in quella occasione fu svolto da Alessia Amighini
Stamattina affrontiamo una rosa di temi dove mi permetto di dire c’è stata scarsa e cattiva informazione in queste settimane. Sono contenta di poter parlare a nome del nostro istituto (ISPI) che è stato impegnato fin dal 2013, quando l’iniziativa della c.d. Via della seta è stata lanciata dal governo cinese, noi avevamo già iniziato a studiare le mosse del governo cinese all’estero. Essendo un istituto indipendente molto interessato ad offrire letture ed interpretazioni supportate dall’evidenza, sono contenta di poter condividere quello che abbiamo prodotto in termini di interpretazioni e letture negli ultimi mesi. Vengono a trovarci think tank cinesi e americani, per cui siamo ben posizionati ad ascoltare le loro domande. Vorrei dare seguito a quanto detto da Helena Legarda con un esempio concreto di come il dual-use viene realizzato e come viene percepito. Avete avuto modo di vedere negli ultimi giorni la sperimentazione della Stazione di Shanghai che combinando robotica e 5G sarà avveniristica, con un controllo dei passeggeri attraverso delle applicazioni scaricabili sui dispositivi mobili e attraverso dei totem verranno tracciati i movimenti degli individui, loro tempi ed interazioni. Tutto questo è stato presentato dal direttore di Huawei come un grande avanzamento tecnologico che migliorerà di molto la gestione della logistica ferroviaria della stazione, ma che chiaramente ha anche un risvolto meno positivo e potenzialmente anche inquietante in quanto l’individuo è controllato in ogni azione oltre che nelle sue intercettazioni con altri individui. Questo per noi è percepito in maniera molto diversa che un’efficienza di processo. Parlando di questo ai miei studenti e ad alcuni cinesi di seconda generazione, c’è stato un dibattito ferocissimo in aula. Questo tema dell’intrusione del pubblico nella sfera privata che per noi è eccessivo, non è tale per i cittadini cinesi che al contrario non considerano un problema essere controllati, anche quando si va alla toilette. Questo esempio ci aiuta a capire la diversa prospettiva di lettura di un fenomeno che può essere interessante per interpretare tante cose che noi leggiamo con la nostra lente ma che non è quella universale. Per tornare al tema di oggi, ci troviamo di fronte ad un memorandum che è in firma domani e di cui non si sa ancora bene del contenuto. La cosa più interessante e divertente se non fosse drammatica è che si tratta di un documento da un lato, vuoto, fumoso e quindi di fatto inconsistente, quindi innocuo. Questo è pericoloso, perché se non c’è scritto sostanzialmente nulla, firmeremo qualcosa di vuoto, senza pericolo per come è stato dichiarato da alcuni esponenti del Governo, perché non è un trattato, non è un accordo, né un contratto; semplicemente un documento non ben specificato perché è un’intesa tra Stati, un formato totalmente nuovo per noi, per cui non sappiamo come considerarlo. Questo ha spiegato le frizioni di questi giorni. È una larga intesa tra Stati e non tra Governi. In realtà il memorandum sarà un’intesa che sancisce una cooperazione della Repubblica italiana con la Repubblica popolare cinese in merito alla cooperazione bilaterale sulla realizzazione dell’iniziativa che noi romanticamente chiamiamo Via della seta, ma che ha un nome e un cognome Belt and Road che in italiano vuol dire poco o nulla ma che è il nome di battesimo iscritto nella costituzione della Repubblica Popolare Cinese. Quindi è un progetto, un programma di Stato della Repubblica Popolare Cinese. Questo nero su bianco, senza andare oltre, basta leggere le prime cinque righe del titolo per capire cos’è, a prescindere poi da quello che c’è scritto. Che cos’è allora questa Belt and Road? Pur essendo la più importante opera infrastrutturale, un grande progetto di sviluppo internazionale che interessa il settore navale, logistico, ferroviario, ma certamente è anche, per come dichiarato dai cinesi, un progetto di infrastrutturazione digitale, culturale e finanziario. Ora il digitale dà adito a preoccupazioni diverse, da quelle della cooperazione scientifica e tecnologica perché apre tutto un capitolo di sicurezza non convenzionale, ma anche l’integrazione finanziaria che pur è inserita a pieno titolo anche nella bozza che stiamo per firmare e dubito che vengano tolti i punti cruciali che corrispondono all’obiettivo dello Stato cinese di perseguire la Belt and Road. Ci sono dei punti molto precisi, oltre al commercio e agli investimenti. Uno di questi è il libero scambio che non appartiene agli Stati membri ma è competenza dell’Unione e anche qui è stato detto che in termini di gerarchia delle fonti questa intesa è chiaramente l’ultima ruota del carro, in quanto vengono prima i trattati europei. In termini di rapporto bilaterale cosa vuol dire per esempio che l’Italia e la Cina s’impegnano a trattare amichevolmente in sede bilaterale fuori dalle Corti, un eventuale screzio interpretativo come verrebbe sanato? L’Italia può sollevare casi di antidumping nei confronti della Cina? È una domanda alla quale sarebbe interessante avere una risposta. Perché se leggo nero su bianco che l’Italia e la Cina s’impegnano amichevolmente ad un “unempeted trade”, vuol dire che se noi solleviamo in modo giustificato e lecito casi di antidumping questo verrà considerato come una sorta di non ottemperanza a questa intesa. Quindi il fatto che sia fumoso non rende il documento innocuo, al contrario lo rende molto più pericoloso di quanto non sarebbe se ci fosse scritta una serie di accordi ben specifici con degli step concreti da perseguire con dei budget associati a questi progetti. Il vero motivo dell’intesa sarebbe veicolare maggiormente una serie di accordi più operativi che però sono sconosciuti, perché tra l’altro si tratta di privati che potrebbero non volere dichiarare quello che stanno firmando. C’è poi un altro punto: il memorandum è ufficialmente funzionale all’avanzamento delle relazioni politiche tra l’Italia e la Cina; ben venga. Ma cosa vuol dire avanzamento delle relazioni politiche senza altre specifiche? Nell’insieme quindi ci sono degli aspetti che sono stati sottovalutati, sminuiti più o meno volutamente, questo non lo sappiamo. C’è chi dice che la parte politica è troppo ampia quindi è stata limata, c’è chi dice che invece la parte commerciale è relativamente inconsistente e quindi è stata aumentata. Quindi non sappiamo quali possano essere le parti controverse, le parti limate oppure aumentate. La confusione permane. Cosa possiamo fare? Certamente dobbiamo migliorare il dialogo con gli altri grandi Stati Membri dell’UE, con la quale è auspicabile costruire una posizione comune o linee di azione comuni nelle relazioni con la Cina, per evitare la strategia cinese del divide et impera.
*Alessia Amighini Co-direttore Centro-Asia, ricercatore ISPI al meeting “Il dragone in Europa. Opportunità e rischi per l’Italia” Roma, 20 marzo 2019