Nello Musumeci "presidente"? La start up del centrodestra per le Politiche
di Fernando Massimo Adonia
E se fosse Nello Musumeci l’uomo capace non solo di riunire il centrodestra in Sicilia ma di tirare la volata alla coalizione in vista delle Politiche? In fondo, e lo si è visto anche alle ultime Amministrative, dove il vecchio Polo sa fare quadrato, i risultati sono a portata di mano. Lo dice l’alto numero di candidati sindaco approdati al ballottaggio. Lo dicono i sondaggi. Lo dice persino il buon senso: che da solo non guasta. L’ultimo passaggio amministrativo, che ha visto riassestare il Paese verso un più classico bipolarismo, ricalibrando di fatto le velleità dei Cinque Stelle nella corsa per Palazzo Chigi, consegna l’ennesimo ripasso di una lezione che dovrebbe essere già metabolizzata da tempo e a tutte le latitudini: esiste una vasta area elettorale, seppur silenziosa, che non si riconosce affatto nelle ricette del Partito democratico e nei sorrisi di Matteo Renzi. Il caso Genova ha dimostrato che il cosiddetto “modello Toti” funziona e bene. Ancora più netto è l’esempio veronese: dove il centrodestra ha dato prova di saper governare – l’esperienza di Luca Zaia è in tal senso significativa – non c’è spazio per improbabili fughe al centro.
Il difficile è semmai proiettare queste due formule prima nell’Isola e poi su tutto il territorio nazionale. Sì, perché il primo scoglio da superare è proprio quello siciliano. Il centrodestra deve ridare forma e determinazione alla coalizione e irrobustirla con una buona dose di coerenza strategica. Se la tornata di giugno ha fatto emergere come l’ex Polo gode di buona salute anche in piazze storicamente rosse della Toscana e dell’Emilia, in quel di Palermo si è manifestato un fattore anomalo e del tutto autodistruttivo. Ovvero duplice la tentazione assai cervellotica di non metterci la faccia e di lasciarsi affascinare dalle suggestioni quasi mistiche suscitate dal ritorno in campo degli “impresentabili”. La scorciatoia di sostenere l’ex Pd Fabrizio Ferrandelli alla carica di primo cittadino, con tanto di benedizione personale di Totò Cuffaro, ha prodotto soltanto la quinta elezione di Leoluca Orlanda e lo spacchettamento della coalizione su candidati risultati inaffidabili. Roba che peggio di così non poteva andare.
Alle volte ciò che si è già “conosciuto” può piacere agli elettori più di ogni altra alchimia politica, soprattutto se questo ha il pedigree dell’autorevolezza. Entro una manciata di settimane il centrodestra dovrà decidere chi sarà il candidato governatore della Sicilia. Il 5 novembre sarà un vero banco di prova per tutte le forze in campo. Se confermata la scadenza naturale del mandato, in primavera prossima si voterà per le Politiche. Ciò significa che un’eventuale vittoria dei Cinque stelle nell’Isola potrebbe avere un effetto domino sulle due Camere. Un’evenienza che al momento trova del tutto impreparata Forza Italia. Nello Musumeci, invece, ha già rotto gli indugi e raccolto un’adesione personale capace di mettere assieme le espressioni civiche e identitarie della coalizione. “Una bella candidatura”, per dirla in politichese. Questioni di curriculum, ma anche di linearità nell’opposizione a Rosario Crocetta. Intanto Gianfranco Micciché che della Forza Italia siciliana è commissario vaglia l’ipotesi sfilacciata a sostegno del presidente del Senato Pietro Grasso assieme al Partito democratico alla Regione. Un argomento utile a non decidere e a disperdere i propri elettori su altri fronti. Ovvero, tutto ciò di cui il centrodestra non ha affatto bisogno.