Non populisti al passo coi tempi ma sovranisti con le idee a posto
Dalla “nuova Europa” che si candida con l’agenda di Visegrad a riformare la patria comunitaria alla definizione della vera sfida che si rivela sempre più plastica, giorno dopo giorno: quella tra il sovranismo e populismo. Tutto questo imparando davvero a tutelare l’interesse nazionale nell’era post-globale, con un occhio attento alla definizione del ruolo del leader nella stagione del ritorno della “decisione”. E se i governi in democrazia passano, il ruolo dello Stato resta: nel quadro di indirizzo nella tutela della libertà dell’impresa e nella promozione dell’umanesimo del lavoro così come in quello della promozione del capitale culturale che è la cifra della nostra identità. Ma ciò sarebbe inutile senza l’investimento più importante: quello sulla natalità, sugli italiani di domani. È questa la parafrasi dei “titoli” degli incontri che hanno caratterizzato il corso di studi – un vero e proprio master politico – che Farefuturo ha organizzato in questo autunno di lotta per la definizione del ruolo che l’Italia deve tornare ad avere in vista della sfida delle elezioni Europee di maggio.
Un’esperienza che ha visto Roma – la fondazione Alleanza Nazionale e le aule parlamentari – come laboratorio di buona politica per formare non demagoghi al passo coi tempi ma sovranisti con le idee a posto. La scelta di mettere sul tavolo una vera e proprio scuola di formazione sul tema – che si concluderà venerdì con l’incontro tra Giorgia Meloni e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti – è frutto di quella che abbiamo considerato una vera e propria “emergenza” in vista della cruciale sfida di maggio: la necessità di contribuire all’offerta politica che le forze politiche identitarie, Fratelli d’Italia in primis,si impegnano meritoriamente a proporre contro l’agenzia di “distrazione di massa”, rappresentata dai media e dai network dell’establishment.
Non poteva che essere così, del resto, dinanzi alla confusione generata a sua volta dall’alleanza di governo che ha mischiato le carte, con il rischio di annacquare e banalizzare la grande richiesta di sovranità che accomuna i popoli europei, e non solo, contro la “matrigna” Ue. Farefuturo da parte sua lo ha ripetuto più volte in queste ultime settimane: il sovranismo è in linea con la vocazione futurista della tradizione italiana. Il politico sovranista pensa alla Nazione e non solo alla presente generazione, investe sulla natalità e sulla crescita non solo del Pil ma dell’intera comunità nazionale che opera. Dall’altro lato, in una frattura che anche la manovra economica evidenzia ad occhio nudo, il populismo – di cui i 5 Stelle sono campioni europei – rischia, eccome, di degenerare nel presentismo, consuma ogni cosa senza pensare a chi verrà dopo. Un esempio su tutti? Il reddito di cittadinanza, una misura anti-storica dinanzi alla richiesta di sviluppo, di mezzi per competere alla pari con gli altri e non di sussidi, che arriva proprio dal Mezzogiorno. E allora se la scelta di una proposta organizzata e sovranista ha in Viktor Orban un terminale e un termine di paragone (basti vedere quanto cresce l’Ungheria), ciò che accade in Sudamerica, nel Venezuela di Maduro, è esemplificativo dei frutti già a medio termine del populismo, fine solo alla casta di governo.
Ecco perché l’idea di un corso di studi che investe sull’indicazione di una generazione di giovani sovranisti, propedeutico oltretutto a un programma di ricerca europeo (“La crescita felice: natalità e investimenti”) che Farefuturo sta svolgendo con altre fondazioni di centrodestra dei Paesi di Visegrad, è un tassello fondamentale per riattivare quel meccanismo di promozione della classe dirigente che da sempre rappresenta il fiore all’occhiello della destra italiana. Che poi tutto ciò sia una necessità assoluta per l’intera nazione non può che costringerci, a maggior ragione, a farci trovare pronti all’appello.
*Adolfo Urso, senatore Fdi