Io sono l’ombra del potere
Com’è azzurro il cielo oggi. Una mattinata vuota come le altre. Nessun impegno oltre quello di aprire il tablet per dare un’occhiata ai giornali, rito consueto, preghiera laica del mattino.
Però che nostalgia la carta stampata, quelle pagine che si stropicciano e invecchiano al solo girarle. Oggi no, via il tablet. Metti sul volto la mascherina e vai all’edicola. La strada è deserta. Roma bellissima e inquietante. Fra te e il giornalaio un solco invalicabile come i fossati che circondavano le rocche medievali. Esposto sullo scaffale dell’edicola, scorgo un libro dal titolo invitante: “Io sono il potere. Le confessioni di un capo di gabinetto”. Fresco di stampa, edito da Feltrinelli. Mi incuriosisce. Ma sì,
vediamo un po’ dove oggi si annida il potere.
L’autore è Giuseppe Salvaggiulo, più precisamente è colui che ha raccolto la confessione di un anonimo capo gabinetto, un mandarino che conta davvero.
“Io sono un’ombra, l’ombra del potere. Talvolta più potente del potere”. Dal prologo immagini sia un libro scherzoso, insomma il canovaccio di una commedia all’italiana. “Ogni tanto qualcuno mi chiede che mestiere faccio. La verità è che la risposta non esiste. Io non faccio qualcosa, sono qualcosa. Io sono il volto invisibile del potere. Io sono il capo di gabinetto… I politici passano, noi restiamo.”
E spiega che sono essi la continuità, lo scheletro sottile e resiliente di uno stato fragile. Sono i chierici di un sapere iniziatico che non è solo dottrina ma soprattutto prassi. Che non si insegna alla Bocconi né ad Harvard. Che non si codifica nei manuali ma che si trasmette come un flusso osmotico nei loro santuari: Tar, Consiglio di Stato, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato.
Vai avanti nella lettura e vengono i brividi. Rivela l’anonimo intrighi, patti e compromessi dietro le quinte che hanno inciso sugli eventi più importanti degli anni recenti, fino alla formazione dei governi gialloverde e giallorosso. Ti dice chi muove i fili della politica italiana, gli scambi che ogni giorno si fanno nei ministeri, le soluzioni al limite della legge su cui si fonda la ragion di Stato. Un documento unico e clamoroso che svela dall’interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei Palazzi. A confronto dei nuovi mandarini del potere perfino Andreotti sembrerebbe un dilettante.
Una lettura per tempi di crisi. Una prosa piacevole, leggera, talvolta esilarante. Ma i contenuti ti fanno incazzare. Traspare dalle pagine una bulimia, un’ orgia del potere che rischia di sopravvivere, come nulla fosse, anche allo tsunami del coronavirus che si abbatterà sull’economia, sulla politica e sulla società nel prossimo avvenire.