Nuove prospettive con il meeting di Farefuturo e IRI
Il seminario a beneficio di giovani parlamentari europei di area popolare, liberale e conservatrice ( per lo più di provenienza centro-est europea e balcanica) organizzato lo scorso 10 settembre dalla nostra Fondazione nella Sala Capitolare del Senato – in partenariato con l’” International Republican Institute/IRI” e il Comitato Atlantico italiano- si è rivelato all’altezza delle aspettative, e delle sfide che il momento internazionale presenta.
Nella sessione pubblica di apertura il Ministro Guerini – dopo gli apprezzati indirizzi di benvenuto agli ospiti del presidente Urso e del direttore dell’IRI per l’Europa, Thibault Muzergues – ha condiviso con i partecipanti le proprie riflessioni sulle lezioni da trarre dal drammatico epilogo della vicenda afghana, soffermandosi però anche sugli importanti traguardi raggiunti dal ventennale impegno statunitense e NATO in quel Paese in termini di crescita di una più consapevole “società civile” e di contrasto al terrorismo internazionale : a cominciare dai noti duri colpi inferti ad Al Qaeda e alla sua ”leadership”.
Non ha nascosto come ai traguardi conseguiti su tale ultimo versante non abbiano purtroppo fatto riscontro , per una pluralità di motivi, risultati altrettanto incoraggianti sul terreno dell’”institution-building”, anche per le specificità culturali ed etniche di un contesto locale non pienamente compreso da parte occidentale e americana in particolare . Il Ministro ha altresì ricordato gli sforzi profusi da parte degli alleati europei, Italia in primis…, per fare si che la decisione di Washington – sulla scia degli accordi di Doha del febbraio 2020 – di ritirare il proprio contingente entro una data predefinita , come poi avvenuto, risultasse non incompatibile con l’obiettivo di un ripiegamento ordinato e per quanto possibile “condition- based” della presenza occidentale , militare e civile, in quel Paese. Anche sotto tale profilo, ha rilevato il Ministro, i risultati non sono stati purtroppo quelli che ci si augurava.
Di qui, ha concluso, l’esigenza di proiettare le “lezioni” tratte dall’accaduto sulle riflessioni in corso in ambito atlantico ed europeo. Riflessioni, nel primo caso, sul futuro dell’Alleanza; nel secondo , sulle modalità per dar vita, in prospettiva, a una credibile difesa europea. Difesa europea che dovrà sfociare, ha tenuto a sottolineare il Ministro , in una “autonomia strategica “ del nostro Continente non in concorrenza con il quadro di sicurezza e protezione offerto dalla NATO per configurarsi, piuttosto, come il “pilastro europeo” di una Alleanza Atlantica tuttora irrinunciabile seppur, laddove necessario, da rivisitare.
Il Presidente Urso ha dal canto suo esordito sottolineando la circostanza rappresentata dal collocarsi l’evento seminariale proprio alla vigilia del ventennale degli attentati dell’11 settembre . Ha pertanto invitato i presenti a un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime di quel tragico evento, di tutte le vittime del terrorismo e dei Caduti militari e civili in Afghanistan per la difesa dei nostri valori.
Al pari del Ministro Guerini ha tenuto rendere omaggio, con parole visibilmente apprezzate dalla platea, ai militari italiani , afghani e di tutti i Paesi membri della Coalizione sacrificatisi nel corso del ventennio appena conclusosi per fare dell’Afghanistan un paese diverso e non più rifugio sicuro per Al Qaeda e la galassia della “jihahd” islamica.
Una tragica sequenza di errori da parte dell’Amministrazione statunitense – “che non ha inteso prestare ascolto agli appelli per un diverso approccio formulati per tempo dagli alleati europei, a cominciare dal nostro Paese “- ha purtroppo portato, ha proseguito, a modalità di ritiro della presenza internazionale che hanno trasmesso al mondo una sensazione di vera e propria “disfatta dell’Occidente” e dei suoi stessi valori, rimpiazzati dalla brutalità talebana. Come dimostrato tra l’altro, ha osservato, dall’immediato tradimento delle iniziali promesse di esponenti di quel movimento di un governo inclusivo, anche in termini di “gender” e rappresentanza delle minoranze.
Il Presidente della nostra Fondazione – nel rilevare come, in particolare nell’Islam, “i simboli contano “ – ha quindi ricordato come il devastante attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 sia avvenuto non casualmente nella stessa data in cui , nell’ormai lontano 1683, le truppe cristiane erano riuscite a spezzare l’assedio di Vienna ( “allora per molti versi capitale della Cristianità”) da parte delle forze ottomane assumendo dunque, nell’immaginario jihadista, un sapore di rivincita. Sapore di rivincita consolidato, ha osservato, dall’ insediamento a Kabul pochi giorni dopo l’11 settembre del corrente anno del resuscitato governo a guida talebana comprensivo purtroppo di molte figure comprese nella lista onusiana dei terroristi più ricercati.
Scaturisce da tutto ciò, ha aggiunto, un senso complessivo di Occidente, e non solo.., sotto attacco anche nei suoi valori costitutivi invitando i giovani parlamentari europei partecipanti al seminario a riflettere, da un lato, su tale centrale dimensione dell’attuale momento; dall’altro, su cosa l’Occidente e l’Europa in tutte le sue componenti ( compresi dunque Paesi amici non parte o non più parte dell’Unione Europea) possano fare per superare tale “sconfitta” e porre le basi per ricostruire una credibilità che vada anche al di là del perimetro occidentale. Essendo i nostri valori fortunatamente presenti e condivisi, ha sottolineato, anche da larghe fasce di popolazioni che per appartenenza religiosa e/o collocazione geografica occidentali in senso stretto non sono.
Quale secondo asse di riflessione per le successive sessioni tematiche a porte chiuse ha proposto la presa in considerazione non solo delle ambizioni politiche , tecnologiche e ed economiche di un “rivale sistemico” dell’Occidente e dei suoi valori di libertà come la Repubblica Popolare Cinese ma anche del riequilibrio di forze innescato nell’area centro asiatica e in quelle contigue ( dal Mediterraneo allargato a un’Africa sub-sahariana destinata a divenire con ogni probabilità terreno ancor più fertile per il reclutamento jihadista) dal precipitoso ritiro occidentale dal teatro afghano.
Su tale sfondo, egli ha opportunamente posto l’accento sul ruolo crescente che paiono destinati a svolgere attori regionali già influenti quali il Pakistan – col suo rapporto per lo meno ambivalente con il nostro mondo e i nostri valori , e col suo carattere di interlocutore ineludibile per tutte le potenze islamiche ma anche di importante “partner” della NATO – e una Turchia a guida Erdogan e AKP, sempre più assertiva in aree per noi cruciali, legata all’Italia da un antico e forte partenariato commerciale e industriale nonché Paese cui la collocazione geografica conferisce, di fatto, le chiavi di accesso all’Europa per le masse di migranti che premono ai suoi confini.
Paese di ritrovate forti ambizioni geo-politiche , ha proseguito il Sen. Urso, col quale l’Alleanza Atlantica e l’Europa dovranno quanto prima possibile decidere come confrontarsi. Nella consapevolezza che dalle scelte che verranno compiute al riguardo “ dipenderà, in larga misura, anche il futuro delle relazioni trans-atlantiche”.
Il Presidente Urso ha infine tenuto a rilevare come la recente presa di potere talebana in Afghanistan e le perduranti sfide poste ai nostri Paesi dalla pandemia siano, a ben guardare, fenomeni non privi di punti contatto.
In ambedue i casi infatti, ha osservato, si tratta di “minacce” dalle quali – seppur per motivi e in luoghi diversi – già derivano o possono derivare limitazioni all’esercizio di quei diritti di “libertà” che costituiscono il patrimonio più prezioso della civiltà “occidentale”. Diritti da tutelare nella massima misura possibile, sotto qualunque latitudine, al cui riconoscimento – ha concluso – aspirano milioni di donne e giovani in una pluralità di paesi “a cominciare da quelli del mondo islamico”.
Le successive sessioni “ a porte chiuse” si sono concentrate , in un clima costruttivo e di reciproco ascolto, sui due su evocati grandi assi tematici : il primo ( con interventi di degli On . Malan e Fidanza, del Presidente dell’AIAD Guido Crosetto e del Professor Carlo Pelanda) centrato, come anticipato su queste colonne alla vigilia del seminario, sulle relazioni Stati Uniti- UE- Cina nella fase post-pandemia e post- Afghanistan ; il secondo ( con relazioni del Gen. Carlo Jean, del professor Andrea Margelletti e di Fabrizio Luciolli, presidente del Comitato Atlantico italiano) dedicato alla situazione e prospettive nello scacchiere mediterraneo : con riferimento tra l’altro all’ ulteriore crescita dei flussi migratori verso l’Europa, quella meridionale in particolare, dopo la presa di potere talebana in Afghanistan.
Due i tratti qualificanti nonché, per così dire, il “minimo comun denominatore” delle diverse presentazioni. Da un lato, per quanto riguarda la sfida posta agli Stati Uniti e all’Occidente tutto dalla Repubblica Popolare Cinese , l’accento posto dai relatori sulla impetuosa crescita di Pechino in una molteplicità di settori cruciali per la presente e futura competizione tra il sistema liberale e quello a guida partito comunista cinese : dalle tecnologie di punta nel settore della difesa e della raccolta dati ( a cominciare da quelli maggiormente sensibili per le libertà dei cittadini in una democrazia ), all’uso aggressivo, di strumenti finanziari innovativi difficilmente tracciabili ( come le cripto-valute) , ai massicci investimenti – con correlata crescita di influenza politica, diplomatica e militare – in quadranti cruciali sotto il profilo strategico come quelli coperti dalla “ Belt and Road Initiative “ e quello rappresentato dal continente africano.
Continente l’Africa in esponenziale crescita demografica e decisivo, è stato sottolineato, per il futuro delle economie occidentali ed europee anche in termini di accesso alle materie prime e alle fondamentali “terre rare” ; dall’altro, per quanto concerne il “Mediterraneo allargato”, il rilievo conferito dai Relatori alle perduranti tensioni nella parte orientale del “Mare Nostrum”; alla minaccia terroristica proveniente da un’area come quella del Sahel a forte insediamento di movimenti islamici radicali ; al difficile e diversificato dibattito in corso in seno ai Paesi europei e dell’ Unione Europea in merito alle politiche più efficaci e opportune….. per gestire al meglio il fenomeno migratorio e contrastare l’immigrazione illegale.
A far da collante tra le due sessioni è stato, non sorprendentemente , il tema del futuro delle relazioni transatlantiche nella percezione ( emersa dalla maggioranza degli interventi- seppur con qualche differenza di accenti – e dal successivo scambio di valutazioni con i giovani parlamentari ospiti) che il legame tra le due sponde dell’atlantico ( Europa da un lato, e Canada e Stati Uniti dall’altro) vada in ogni modo preservato in una fase della vita internazionale complessa, per molti versi drammatica e aperta a sviluppi non prevedibili. Legame da preservare , non solo come “comunità di valori”, ma anche quale prezioso e unico fòro di dialogo e raccordo tra le democrazie occidentali sul terreno della sicurezza e delle sfide comuni pur se per taluni aspetti, resi evidenti dalle modalità del “disastro” afghano, da rivisitare.
Ancor più poiché ci troviamo ormai , mi sia consentito rilevare, a pochi mesi dalla prevista adozione della cosiddetta “bussola strategica” sul versante europeo e del nuovo “Concetto Strategico” , nell’ottica della “NATO 2030”, su quello euro-atlantico.
Spazio importante nell’interazione tra i Relatori e i parlamentari in visita ( tutti appartenenti a Pesi di comprovata fede “atlantica” nonché, nella maggioranza dei casi, membri dell’Unione Europea) hanno occupato, come era lecito attendersi , il ruolo della Turchia e le questioni legate alla crescente assertività di Ankara e del suo governo in scacchieri cruciali per gli interessi occidentali ( dall’area MENA; all’Africa sub-sahariana all’Asia Centrale, a cominciare da un Afghanistan ormai a incontrastata guida sunnita / talebana) . E’ emersa dalla discussione su tale aspetto una prevalente percezione della necessità di mantenere comunque aperto, in spirito franco, il dialogo con un importante Alleato in ambito NATO come la Turchia: interlocutore difficile ma al tempo stesso, come sopra osservato, ineludibile sia per collocazione geografica che per l’influenza crescente esercitata in Paesi esterni al perimetro europeo e dell’Alleanza ma – come detto – assai rilevanti, in primis per la nostra Europa, dal punto di vista della geo-politica e del controllo dei flussi migratori.
Il giorno prima del seminario -svoltosi come rilevato in apertura alla vigilia del ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle- il Sen. Urso affiancato dal rappresentante per l’Europa dell’”International Republican Institute” e dal presidente del Comitato Atlantico italiano aveva deposto , come anticipato in un precedente articolo sempre su “Charta Minuta”, una corona all’Altare della Patria in memoria di tutte le vittime del terrorismo e dei Caduti americani e dei Paesi NATO in Afghanistan nell’adempimento del loro dovere. Cerimonia vissuta da tutti i presenti con sentimenti di profonda partecipazione, resa ancor più toccante dalla decisione dei giovani parlamentari di posare uno dopo l’altro quale ulteriore segno di omaggio – a nome dei rispettivi Parlamenti e a titolo personale – una rosa bianca sulla corona previamente deposta dal Senatore Urso .
Nel corso della stessa intensa mattinata, gli ospiti sono poi stati ricevuti in visita istituzionale dalla Presidente Casellati, nei saloni al piano nobile di Palazzo Giustiniani, con scambio di doni simbolici tra l’IRI e la Presidente Casellati.
Il seminario da poco conclusosi e gli eventi protocollari della vigilia hanno in sostanza offerto una importante testimonianza della qualità e potenzialita’ della collaborazione in atto e a venire ( appuntamenti seminariali di non minore spessore, ancora in via di definizione, sono previsti per i mesi a venire ) tra Farefuturo e l’”International Republican Institute ” : uno dei più prestigiosi “think-tank” statunitensi, riconducibile ( ma non organico) al Partito Repubblicano e a sue figure storiche a cominciare dal non dimenticato Senatore McCain per ben 18 anni suo Presidente .
*Gabriele Checchia, responsabile per le Relazioni internazionali di Farefuturo