Ora L’Atlantico sarà più stretto
La sinistra irritabile nell’Unione Europea e la stampa americana hanno prontamente deplorato la vittoria schiacciante di Giorgia Meloni alle ultime elezioni italiane. Ma c’è da scommettere che il nuovo governo della coalizione di centrodestra sarà una buona notizia per le relazioni transatlantiche. Sì, è vero: abbiamo detto “centrodestra”. A parte l’isteria della sinistra, la Meloni non costituisce una minaccia per la democrazia. Potrebbe infatti formare uno dei governi più stabili della storia italiana recente. L’etichetta di “estrema destra” che viene scagliata contro la Meloni e il suo partito Fratelli d’Italia non ha basi nella realtà. Si tratta solo di una stampa americana disinformata, che ripete a pappagallo la retorica impiegata dalla sinistra italiana sonoramente sconfitta.
Argini italiani a Russia e Cina
La sinistra è particolarmente ostile alle posizioni di Meloni sulle questioni culturali e sociali, che sono decisamente contrarie all’ideologia woke. Sono anche innervositi dal fatto che lei goda di buoni rapporti con i conservatori statunitensi e polacchi. Sul piano della politica estera, la sinistra italiana è notoriamente debole nei confronti della Cina, mentre l’estrema destra italiana è filorussa. La Meloni non si unirà a nessuno di quei campi. Cercherà invece quasi sicuramente dei legami transatlantici più forti.
Fratelli d’Italia (così come gli altri partiti della coalizione di centrodestra, Lega e Forza Italia) hanno votato a favore della fornitura di armamenti all’Ucraina e dell’ammissione di Svezia e Finlandia nella Nato. Rendere felice Putin è la loro ultima priorità. La Meloni, inoltre, ha più volte ribadito il suo sostegno alle sanzioni imposte a Mosca in risposta alla sua brutale invasione dell’Ucraina. Tra l’altro, Fratelli d’Italia mantiene solidi legami con il governo polacco, notoriamente uno dei principali oppositori di Vladimir Putin.
Cosa altrettanto importante, la coalizione di centrodestra non detiene posizioni filocinesi. La Meloni ha definito l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road Initiative di Pechino “un grosso errore”. E il suo fermo sostegno a Taiwan ha acceso l’ira dell’Ambasciata cinese a Roma. Inoltre, con una decisione storica lo scorso anno, Giancarlo Giorgetti, attuale ministro dello Sviluppo economico italiano della Lega, ha bloccato l’acquisizione della società lombarda di microchip LPE da parte del gruppo cinese Shenzhen Investment.
Legami più solidi
Ci sono buone ragioni per credere che il nuovo governo sarà decisamente più filoamericano di quello che lo ha preceduto. Negli ultimi anni Fratelli d’Italia ha rafforzato i suoi legami con il mondo politico statunitense. Adolfo Urso, un influente senatore di Fratelli d’Italia, si è recentemente recato a Washington per incontrare parlamentari repubblicani e democratici. La stessa Meloni ha partecipato più volte alla Cpac.
Vale la pena notare che la sinistra italiana, che denuncia la Meloni e la sua coalizione come “una minaccia per le democrazie”, ha sostenuto molte cause antitetiche agli interessi occidentali e benefiche per i regimi totalitari. Per esempio, il Partito Democratico Italiano ha appoggiato il nefasto accordo sul nucleare iraniano, mentre i suoi governi hanno progressivamente spinto Roma tra le braccia di Pechino. Nel maggio 2017, l’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è stato l’unico leader del G7 a partecipare al forum Belt and Road Initiative a Pechino. Poi c’è il Movimento 5 Stelle di sinistra, che ha firmato il protocollo d’intesa sulla BRI nel 2019 e il cui fondatore, Beppe Grillo, ha compiuto almeno due visite profondamente controverse all’Ambasciata cinese tra il 2019 e il 2021. Né bisogna dimenticare che l’ambasciatore cubano in Italia è stato ricevuto nella sede del Partito Democratico lo scorso maggio. Inoltre, il Partito Democratico si è alleato con Sinistra Italiana, uno schieramento politico di estrema sinistra che ha votato contro la fornitura di armamenti a Kiev.
Washington dovrebbe cercare di collaborare maggiormente con il nuovo governo italiano di centrodestra. C’è una buona ragione per pensare che, sotto la guida della Meloni, il governo italiano sarà meno incline ad accettare i regimi autoritari e più attivo come forza per il bene.
Questa analisi è stata originariamente pubblicata sulla rivista statunitense 19FortyFive