Perchè è necessario una idea diversa di Europa
A pochi mesi dalla prossima presidenza francese, l’Unione Europea sembra mettersi in ordine di marcia sotto l’egida del presidente Macron per ripensare se stessa, ripensare questa Europa così scossa dalla sua gestione della crisi sanitaria.
È persino prevista un’ampia consultazione dei giovani – come se in Francia queste consultazioni diventassero una solita alternativa alle elezioni, dai “gilet gialli all’ecologia, ora l’Europa -.
A fungere da catalizzatore, la pandemia, che, è vero, può spingere ognuno di noi a mettere in discussione la propria esistenza, ma anche a mettere in discussione la natura delle nostre istituzioni e il loro ruolo, gli effetti delle politiche condotte negli ultimi decenni e soprattutto sulla qualità dei nostri leader per affrontare la crisi sanitaria. Vorremmo essere guidati da questa stessa classe politica in caso di conflitto armato? Ne dubito.
Non è sufficiente, come il Presidente francese afferma, far sì che l’Europa debba “decidere più velocemente e più forte” o di coltivare il gusto per la formula “davanti all’autoritarismo, opporre l’autorità della democrazia”. Relativizzare la formula non significa relativizzare i principi fondamentali dell’Unione Europea, ma piuttosto cercare di riflettere sui suoi fondamentali e i principi fondatori che hanno accompagnato la costruzione Europea.
Se è legittimo pensare a un’identità europea, è tuttavia essenziale pensare a questa identità come a una somma di identità tanto complementari quanto diverse. Le nostre storie e la loro analisi, le lezioni che possiamo trarre, sono tutti fattori di coesione e ricchezza, perché sono anche la diversità delle culture, delle tradizioni e delle economie. Sembra più che mai necessario evitare che l’ideologia “main stream” ci impedisca di pensare e proporre soluzioni originali e nazionali per pensare all’Europa di domani, al suo sistema, alla sua visione del mondo.
Un audit istituzionale ed economico dell’Unione europea è più che mai necessario. È necessario essere in grado di correggere il tiro, misurarne i limiti, definire i parametri, i confini, la sua vocazione internazionale, creare opportunità per generare nuove potenzialità.
In questo contesto, sembra importante confrontarsi e sommare il lavoro dei think tank europei che hanno la loro Nazione nel loro DNA e che aspirano a un’Europa diversa, che avrebbe non solo un futuro ma anche un destino. È in questo contesto che Fare Futuro e Geopragma, due think tank italiani e francesi, potrebbero avviare una collaborazione fatta di dibattiti, confronti, scambi e diventare con altri think tank europei una piattaforma ricca di soluzioni e proposte per offrire all’Europa e alle Nazioni che la compongono un vero Destino.
*Emmanuel Goût, componente il Comitato scientifico Fondazione Farefuturo e componente del COS in Geopragma