Quella minaccia all’identità e alla democrazia
Con questo articolo sulla rinnovata egemonia tedesca nella UE, Marco Gervasoni inizia la sua collaborazione a Chartaminuta e a Farefuturo, di cui sarà parte del Comitato Scientifico.
Grazie
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A Bruxelles giorni fa non è accaduto niente di rivoluzionario. Non c’è stato nessun “momento hamiltoniano”, cioè l’inizio della creazione degli Stati uniti d’Europa e neppure si sono gettate le basi per un debito comune condiviso. Anzi, noi che sosteniamo l’Europa delle nazioni, abbiamo assistito a processi di ritorno all’indietro, come direbbero gli europeisti, verso la dimensione nazionale: lo scontro dei quattro giorni è stato conflitto di nazioni e il recovery Fund ha seppellito per lungo tempo anche i progetti di esercito comune .
La Ue si è dimostrata quello che è: un insieme di contratti tra nazioni egemonizzate da una sola, la Germania, con la Francia in un ruolo subalterno. Un grande spazio economico commerciale che deve servire prima di tutto gli interessi di Berlino. Per questo chi pensava che alla fine non si sarebbe giunti a un accordo si illudeva sulla natura dellaUe ,che deflagherà solo quando non sarà più utile alla Germania.
Ciò detto, sarebbe tuttavia miope non rendersi conto che qualcosa di nuovo è accaduto. E che, di fronte al pericolo concreto di crollo, la Germania ha modificato i propri paradigmi economico-finanziari. Non ha abbandonato l’austerità fiscale , l’ha tuttavia rivista trovando il modo per obbligare alcuni paesi, a cominciare dal nostro, allo scambio soldi contro riforme alla tedesca, per dirla brevemente.
Questo rende a nostro avviso necessario innovare la critica nei confronti della Ue. Le forze cosiddette sovraniste, tutte in diversa misura euroscettiche o eurocritiche, sono cresciute nella stagione dell’austerità post 2008, della Grecia e della Brexit. In quella fase l’ostilità alla Ue era dovuta soprattutto alla sua scarsa generosità, al suo essere arcigna e matrigna. Era cioè una critica quasi esclusivamente fondata su argomentazioni economiche.
Ebbene, questa stagione si può considerare finita con la pandemia. È vero che i fondi arriveranno tra molto tempo ma agli elettori e ai cittadini non si potrà continuare a raccontare di un’Europa non solidale, perché questo messaggio, che noi sappiamo essere discutibile, è comunque penetrato.
Ma allora via il sovranismo, cioè il nazional conservatorismo, e tutti di nuovo europeisti , e quindi tutti nel Ppe? Niente affatto. Per i sovranisti, cioè i nazional conservatori, la Ue rimane un’aggregazione sbagliata e pericolosa perché spinge al superamento dello spazio nazionale a favore di gerarchie tecno-burocratiche transnazionali. Quindi la nostra critica dovrà insistere più spesso sulla scarsa o nulla democraticità dellaUe. La democrazia può esistere solo nello spazio della nazione. Niente nazione, niente democrazia.
E poi la nostra opposizione alla Ue dovrà essere maggiormente identitaria su un piano culturale. La Ue è un progetto economico ma anche culturale: è l’apoteosi di quello globalista, che intende livellare tutte le nazioni e tutti i popoli. La Ue e soprattutto i suoi organi giuridici, come le corti, puntano a indebolire le identità nazionali, erodono le tradizioni, vogliono impedire che gli “europei” di oggi si sentano parte di una eredità religiosa e storica comune: vogliono spezzare il legame tra i vivi e i morti che, come scriveva Edmund Burke, rende possibile l’esistenza di una società.
So benissimo che le critica politica e identitaria alla Ue non sono mancate negli ultimi anni ma a tenere il proscenio è sempre stata la rivendicazione economica. Se invece ora denunceremo nella Ue soprattutto una minaccia per la democrazia e per l’identità, saremo sicuri di non essere smentiti. Dalla Ue potranno forse arrivare soldi, ma mai potrà giungere sovranità.