Queste sardine sono pesci morti
Il mercato del pesce di Piazza Vittorio si è prepotentemente trasformato da alcuni giorni in una succursale di Porta a Porta. “Sardine, sardine vive, il pesce del momento” vanta la sua merce Oreste al bancone 23. Due metri più in là il suo collega pescivendolo Omero, che non ha mai nascosto la sua fede politica, ribatte “Ma a chi cerchi di venderle, queste non sono buone neppure per il gatto”.
“Dalla balena bianca alle sardine, dimensioni sempre più ridotte della politica, tra poco toccherà ai bianchetti o ai lattarini” commenta ridacchiando il ragioniere Cosimo che è lì alla ricerca di un merluzzetto da fare lesso, ordine del medico per tenere a bada un’ulcera fastidiosa.
Politica dei pesci in faccia ultima edizione. Irrompe l’ittica nel dibattito e nelle strategie. Sardine in piazza? E subito c’è sui social chi posta il delfino notoriamente ghiotto di sardine per lui ottimo antipasto. Mutata veste del nobile mammifero marino un tempo indicato a impersonare il successore del potente. Inutilmente Berlusconi cercò a lungo il suo delfino e non avendolo individuato si rassegnò a immergersi ancora di persona nelle acque della politica. “Ma quale delfino, è la trota” sentenziò Bossi lungimirante sulla carriera del rampollo. Bisogna dire però che più di tutti il pescecane ha fatto in politica la sua parte al di là di ogni pesce in barile.
Ma negli annali parlamentari lo zoo non è tanto popolato di pesci quanto di aquile e di leoni. “Per vincere ci vogliono i leoni” si cantava nel ventennio. Ma non andò così. Né fortuna migliore ebbero le aquile un tempo simboli austeri di imperi invincibili oggi ridotta un po’ spennacchiata a simboleggiare la Lazio. Un suo ruolo nella storia d’Italia l’ebbe la volpe, uno dei soprannomi più accreditati di Giulio Andreotti. “Le volpi finiscono in pellicceria” ammonì Bettino Craxi che a sua volta gli avversari definirono “cinghialone”. Pochi se lo ricordano ma a metà degli anni 90 fece irruzione nel Palazzo anche l’elefantino: Fini ne voleva fare il simbolo della destra, ma i suoi lo indussero a desistere. C’è anche chi per puntare all’anno tremila preferisce il passo lento: Casapound sceglie la tartaruga.
Animali e politica di un tempo, cavalli di razza erano Fanfani e Moro. Poi venne in parlamento il tempo dei camaleonti e furono chiamati responsabili.
Nonostante i pesci freschi o congelati il peso della botanica in politica asfalta comunque la zoologia: dal garofano socialista alla rosa nel pugno radicale, dalla margherita postdemocristiana alla stella alpina leghista, senza tralasciare la quercia, l’ulivo, l’edera e chi più ne ha più ne metta E’ tutto un fiorire di fiori, di verde, talvolta di rami secchi o di pesci marci.
*Angelo Belmonte, giornalista parlamentare