Regolarizzare seicentomila abusivi? È completamente inutile
Pensare di risolvere il problema dei lavoratori stagionali in agricoltura regolarizzando gli abusivi dimostra, ancora una volta, come in Italia si cerchi sempre di risolvere i problemi in superficie, senza andare alla radice, affrontando la vera ragione che ha creato il problema.
Intanto per regolarizzare ed impiegare queste persone sarebbe necessario un periodo di tempo di almeno sei mesi, il che vorrebbe dire trovarsi alla fine della stagione della raccolta delle uve, ossia quando la manodopera non serve più.
Il problema non verrebbe risolto e l’Italia avrebbe 600 mila lavoratori abusivi trasformati magicamente in regolari, passando sopra ad ogni etica morale del rispetto delle regole.
Proviamo ad affrontare la questione da un’altra prospettiva. Per esempio: sarebbe possibile – e in che modo – ridurre di almeno il 70% la richiesta di manodopera nel settore agricolo?
Sì, è possibile. La soluzione è a portata di mano e in questo modo avremmo risolto la maggior parte delle problematiche legate al mondo rurale.
È necessario sostenere e permettere alle aziende del settore delle macchine agricole di investire in innovazione, creando alcuni centri per lo sviluppo e l’omologazione delle macchine in Italia.
Noi – come imprenditori di macchine agricole esportate in tutto il mondo – abbiamo cercato di attivarci tramite l‘ENAMA, quale ente preposto ,che dovrebbe essere proprio l’ente che sviluppa queste attivita, ma per diversi motivi non si e ottenuto nulla.perche?
Perchè fondamentalmente nessuno capisce l’importanza e quindi non si fa nulla.
Dopodiché è stato tutto un passarsi di richieste, senza arrivare alla conclusione: il ministero dell’Agricoltura ci ha detto che non è di sua competenza, quello dell’Industria corre dietro alle grandi aziende che poi pagano le tasse in Olanda ,la nostra associazione FEDERUNACOMA che avrebbe dovuto avere un grande interesse forse non ha dedicato le energie necessarie,e quelli come noi – imprenditori solidi, competitivi e capaci,- che hanno una visione più ampia del futuro e del mercato, non possono fare altro che effettuare le loro ricerche ed i loro collaudi nei centri statali di altri Paesi: Germania, Francia, Danimarca e Spagna, con tutte le difficoltà ed i costi che ne derivano, senza contare che in questo modo non facciamo altro che regalare ai nostri concorrenti esteri le nostre preziose informazioni.
Ma io mi chiedo: ma come mai l’Italia non sostiene le sue aziende?
Uno dei pochi enti con il quale collaboravamo e tutt’ora collaboriamo è IMA MOTER il quale però è stato conglobato nel CNR con direzione a Napoli. Evviva l’Italia e le sue soluzioni pratiche.
Noi abbiamo la forza e le tecnologie adeguate per ammodernare e ristrutturare il parco delle attrezzature agricole grazie al quale è possibile, nel giro di poco tempo, ridurre il numero di addetti. Basta vedere ciò che è successo nella raccolta dei pomodori con le macchine o quello che potrebbe succedere con altri prodotti agricoli.
Senza dimenticare che ormai il futuro passa attraverso metodologie Green: ci sono macchine che, se sviluppate nei vigneti, potrebbero ridurre l’utilizzo dei diserbanti del 90% .
La mia ditta – la COSMO di Busca, in Piemonte – con i suoi mezzi ha introdotto un nuovo spandiconcime da frutteto, utilizzabile anche per la cultura arborea, che permette il risparmio dal 40% al 70% della quantità di concime che viene sparso per ettaro, limitando la fuoriuscita in prossimità della pianta, grazie ad un dispositivo elettronico.
Il risultato è una massiccia riduzione dei costi e anche di inquinamento delle falde nei terreni.
Chi ci ha aiutato a fare tutto ciò? Nessuno.
Quali costi abbiamo dedotto? Nessuno.
Come ben sapete se noi hai santi in paradiso oppure santi nelle università non sei considerato. E quelli che sono considerati, a parte spendere i soldi di tutti noi, cosa fanno? Nulla.
Come possiamo fare ripartire l’Italia senza continuare a buttare via denaro pubblico? Forse questo è il primo step.
Se qualcuno è interessato mi faccia sapere. Io ci sono.