I rifiuti umani della crisi presentati dall’Arte
Antonio Coppola2019-02-28T10:22:57+01:00A Josh Kline è bastato guardare i volti dei disoccupati di Baltimora per trovare ispirazione e modelli necessari a svilpuppare l’idea per la sua ultima opera d’arte, ora in mostra, fino al 12 febbraio, presso la prestigiosa Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Non è riuscito a restare in silenzio, Kline, dinnanzi al momento storico in cui viviamo, in cui la crisi economica che affligge il Mondo occidentale sembra non avere fine… e continua a mietere vittime soprattutto in quella che un tempo era definita ‘classe media’. Una classe media, motore di quella domanda interna che oggi tanto manca. Una classe media che è precipitata, in parte, in uno stato di indigenza che l’ha trasformata in un rifiuto. Nella istallazione esposta, donne e uomini, ormai senza dignità umana, sono incelophanati proprio come rifiuti, accanto a carrelli carichi di bottiglie e materiale da riciclo, a loro volta incelophanati.
Tuttavia non occorre girare per le strade di Baltimora o andare alla mostra di Kline a Torino, per rendersi conto di ciò che l’artista ha concettualmente espresso con la sua provocatoria installazione: basta girare nelle periferie (e non) delle nostre amate città italiane e vedere, nella realtà, ciò che Kline ha magistralmente amplificato all’interno di un contesto museale. E la classe dirigente e la società tutta non possono non rendersi conto di tale fenomeno di degrado sociale ed umano. Non possono se l’ambizione è quella di definire civile il proprio Paese… perché la civiltà non può non passare attraverso la dignità delle persone, che, in molti casi, senza un’alternativa di riscatto, senza una seconda possibilità di vita, non possono che diventare come rifiuti, come quelli raccontati da Kline; che giacciono in ognuna delle nostre città.
Se lo scopo dell’Arte è quello di risvegliare le nostre coscienze ed amplificare le capacità cognitive al fine di elaborare pensieri più consapevoli, lucidi e lineari, auguriamoci per il nuovo anno una maggiore capacità di ascolto, di consapevolezza e di azione, da parte delle classi dirigenti tutte e della società civile tutta, affinché si ponga un’attenzione maggiore, volta a dare a dare una risposta di dignità a tutte quelle donne e quegli uomini che l’hanno persa… perché solo con uomini e donne intrisi di dignità umana si può dar vita ad una scultura sociale dal nome ‘civiltà’.
Tuttavia non occorre girare per le strade di Baltimora o andare alla mostra di Kline a Torino, per rendersi conto di ciò che l’artista ha concettualmente espresso con la sua provocatoria installazione: basta girare nelle periferie (e non) delle nostre amate città italiane e vedere, nella realtà, ciò che Kline ha magistralmente amplificato all’interno di un contesto museale. E la classe dirigente e la società tutta non possono non rendersi conto di tale fenomeno di degrado sociale ed umano. Non possono se l’ambizione è quella di definire civile il proprio Paese… perché la civiltà non può non passare attraverso la dignità delle persone, che, in molti casi, senza un’alternativa di riscatto, senza una seconda possibilità di vita, non possono che diventare come rifiuti, come quelli raccontati da Kline; che giacciono in ognuna delle nostre città.
Se lo scopo dell’Arte è quello di risvegliare le nostre coscienze ed amplificare le capacità cognitive al fine di elaborare pensieri più consapevoli, lucidi e lineari, auguriamoci per il nuovo anno una maggiore capacità di ascolto, di consapevolezza e di azione, da parte delle classi dirigenti tutte e della società civile tutta, affinché si ponga un’attenzione maggiore, volta a dare a dare una risposta di dignità a tutte quelle donne e quegli uomini che l’hanno persa… perché solo con uomini e donne intrisi di dignità umana si può dar vita ad una scultura sociale dal nome ‘civiltà’.
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta