Ripartire dalle città per superare la krìsis
Costantinopoli era definita la città per eccellenza perché era il luogo in cui si componevano le differenze e vi era la volontà di porsi continuamente una questione: “Si sta facendo bene?”. Oggi le città possono avere un ruolo determinante per governare il processo di crisi che affligge il Paese e, per farlo, chi amministra deve saper porsi le giuste domande e trovare risposte in quei giacimenti di pensiero che respirano e vivono la città… che sono le università, le scuole, gli ordini professionali, le associazioni di categoria, le associazioni di idee, le fondazioni, i partiti, i sindacati.
Le dotazioni economiche che lo Stato concede alle città non possono non andare, in buona parte, nella direzione di rigenerazione delle periferie che sono divenute uno spazio di insostenibile sofferenza… non possono non andare, in buona parte, anche nelle infrastrutture di collegamento verso la provincia che è la cura dimagrante della città che non deve essere obesa per avere peso, dal momento che il peso lo determina la qualità dei servizi, la quantità dell’attenzione ecologica, la velocità di collegamento. Ma la progettualità realizzativa si colloca in un uno spazio che ha bisogno di tempo e troppo spesso lo Stato pone una clessidra che affanna e affossa. Lo Stato centrale per mettere le città nella condizione di essere proattive al superamento della krìsis che le affligge, deve concedere una qualità delle procedure che sia pari alla quantità delle risorse che eroga ad esse, perché occorre una velocità normativa ed una semplificazione delle procedure che consentano la realizzazione alla progettualità del pensiero che altrimenti resta affanno in una palude.