Sepùlveda resta vivo nelle nostre letture
Diventano sempre più soltanto numeri, nella nostra coscienza ogni giorno più arida. Non rimpianti, ricordi, emozioni, lutti. Tutte le sere alle 18 (ah, che terribili sei della sera…) torna il macabro conto quotidiano del numero dei morti. Numeri senza nome. Cinquecento, ottocento… ventimila o più. Numeri senza volto, storie negate, lacrime nascoste, memorie cancellate, biografie come sabbia alle onde del mare. Poi ti dicono che se ne è andato Luis Sepulveda. E ti svegli dal torpore: nessuna vita è anonima, ogni numero ha un’anima, un nome. Sepulveda come gli altri ventimila e più che se ne sono andati in silenzio, la poesia dei loro cuori sepolta dal male crudele, da quel virus che ha infranto abitudini, speranze, amore e sogni.
“E se è tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare” scrive Sepulveda nella “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”.
Accendi la tv e si srotola il coccodrillo, preparato chissà da più di una settimana, quando le agenzie avevano battuto la notizia: Sepulveda è grave per il coronavirus. Addio Luis Sepulveda, oggi.
Franco Simonetti, lettore e intellettuale raffinatissimo, ricorda una frase di Chesterton: “Il giornalismo consiste principalmente nel dire ‘Lord Jones è morto’ a persone che non hanno mai saputo che Lord Jones fosse vivo.”
Ma Sepulveda no, era vivo nelle mie letture. Spirito libero, anarchico, coraggioso. Lui, un sognatore che immagina un “mondo dove riesce a volare soltanto chi osa farlo”. E anche un gatto può insegnare a volare, nella fantasia, nel sogno, in una dimensione di fiaba che diventa poesia. Perciò di Sepulveda mi piace rileggere ora la fiaba della gabbianella.
Dopo essere capitata su di una macchia di petrolio nel Mar Nero, la gabbiana Kengah si posa in fin di vita sul balcone del gatto Zorba e gli chiede tre promesse solenni: di non mangiare l’uovo che lei sta per deporre, di averne cura e di insegnare a volare al piccolo che nascerà. Così, alla morte di Kengah, Zorba cova l’uovo. Quando si schiude, accoglie la neonata gabbianella nella comunità dei gatti del porto di Amburgo. Ma come può un gatto insegnare a volare? Per mantenere la terza promessa, Zorba cerca l’aiuto di tutti, anche quello di un uomo. Qui lo scrittore cileno tocca i temi a lui più cari: l’amore per la natura, la generosità disinteressata e la solidarietà.
La solidarietà appunto. Piace ricordarlo così, Sepulveda, in questi giorni dove la solidarietà dovrebbe diventare l’aria che è mancata a chi non c’è più.