Spagna al voto, con Vox risorge la destra
Il capo del governo spagnolo, il socialista Sanchez, non c’e’ l’ha fatta, dopo il “golpe” istituzionale dell’anno scorso che aveva mandato a casa Rajoy, il leader socialista al primo grande ostacolo, la legge di bilancio, e’ caduto e la sua eterogenea maggioranza si e’ disfatta. L’anno scorso Sanchez fu abile a sfruttare uno strumento costituzionale, la maggioranza costruttiva, che consente a chi promuove una mozione di sfiducia, nel caso ottenga la maggioranza dei voti, di diventare automaticamente premier al posto dello sconfitto. E grazie ad un grave errore di Rajoy che con un atto di orgoglio invece di andare alle elezioni dopo aver perso l’appoggio esterno dei socialisti, ha preferito andare alla conta e Sanchez lo ha sconfitto con l’aiuto di una maggioranza che sembrava un’armata brancaleone: da Podemos ai separatisti catalani, passando dai baschi e da una serie di rappresentanti di autonomie locali come le Canarie e Asturias.
Sanchez aveva promesso che sarebbe andato subito al voto e invece ha provato ad arrivare a scadenza naturale del Parlamento che sarebbe stato nel 2020, ma anche su di lui ha pesato la questione catalana. Infatti i catalani indipendentisti gli hanno tolto la fiducia nel momento in cui Sanchez si e’ rifiutato di far sedere al tavolo delle trattative che aveva aperto con loro un osservatore internazionale, dichiarando che la questione era interna e non internazionale. Lo ha dovuto fare sapendo bene che i baroni socialisti locali non l’avrebbero seguito su questa strada e dopo la batosta in Andalusia, regione governata da sempre dalla sinistra fin dalla nascita delle democrazia spagnola, non poteva permettersi cedimenti visto che la questione catalana ha avuto un peso determinante sulla sconfitta socialista facendo vincere le destre con l’irruzione di un nuovo partito di destra, Vox.
A differenza di quello che hanno scritto in Italia, Vox non e’ ne’ un partito franchista, ne’ un partito populista tipo Lega. In primo luogo e’ bene precisare che in Spagna non esistono partiti anti europeisti, lo fu Podemos, la sinistra populista, quando nacque ma poi rettifico’ prontamente questa sua posizione perche’ gli spagnoli, che hanno fatto passi da giganti grazie all’Europa e ai suoi fondi, sono fortemente europeisti. Vox nasce da una costola del Pp e il motivo e’ tutto legato alla politica nazionale ossia quando Rajoy incomincio’ a cedere su tanti temi a favore dei partiti baschi e catalani e questo provoco’ una serie di scissioni infinite che confluirono in questa nuova formazione politica che pone al centro del suo programma politico l’unita’ spagnola per altro difesa fermamente dall’Europa che ha isolato ogni tentativo scissionista a partire da quello catalano avvenuto l’anno scorso che ha trovato in Europa solo porte chiuse. Certo Vox ha poi aggiunto al suo programma una serie di temi da destra pura e dura come la lotta all’aborto, il tema immigrazione ( poco sentito in Spagna perche’ gestito molto bene ), la battaglia contro la legge sulla memoria che vorrebbe riscrivere la storia della guerra civile spagnola e sopratutto la lotta alla corruzione che ha travolto il Pp. Ma non c’e’ nel programma di Vox alcuna nostalgia per il regime franchista ne’ tanto meno alcuna polemica anti europeista. La stessa richiesta della sospensione di Schengen e’ collegata al fatto che il Belgio ha protetto Puigdemont e i dirigenti catalani golpisti dopo la loro fuga per sfuggire alla giustizia spagnola e Vox lega la sospensione di Schengen alla consegna di questi ricercati dalla giustizia spagnola.
Dai sondaggi sulle prossime elezioni positive un risultato Sanchez lo ha raggiunto, ha arginato la perdita di voti verso Podemos che crollerebbe al 15% dopo essere arrivato al 25% e risulterebbe il primo partito con il 24%. Ma il Pp sceso al 17% ha perso i voti verso Vox che otterrebbe un risultato straordinario pari al 13%, sino alle elezioni in Andalusia non arrivava al 2%, concentrato nelle regioni storiche della destra spagnola, e con i voti di Ciudadanos, il centro liberale che si attesterebbe al 15%, si creerebbe una maggioranza di centro destra simile a quella che ha posto fine all’egemonia socialista in Andalusia con un governo inedito a tre: Ciudadanos, Pp e Vox.
In realtà l’esito elettorale e’ molto incerto perche’ la legge spagnola premia il voto locale, e’ una legge molto simile alle nostre provinciali, per cui non e’ detto che ad una maggioranza in percentuale di voti corrisponda una maggioranza di seggi.
Probabilmente assisteremo ad una forte instabilità politica o a maggioranze inedite e comunque eterogenee. In tutto questo rimane il dato positivo della crescita economica di questo paese che nonostante la politica continua ad essere la nazione che in Europa ha la maggior crescita del Pil perche’ a differenza dell’Italia qui le riforme sono state fatte e i risultati si vedono, a prescindere dalla politica e dai suoi bizzarri meccanismi.
* Enzo Raisi, già parlamentare, imprenditore italo-spagnolo