PACIFICO
La terza lezione del corso FormarsiNazione, iniziativa promossa dalla Fondazione Farefuturo, ha visto come ospite d’eccellenza il Direttore del Centro Studi asiatici della Heritage Foundation, fondata nel 1973 e la più grande istituzione educativa e di ricerca conservatrice degli Stati Uniti, con al centro della sua missione la promozione della libera impresa, un governo limitato, la libertà individuale, i valori americani tradizionali e una forte difesa nazionale.
Ad una settimana dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Il dott. Walter Lohman, esperto delle politiche statunitense verso l’Asia e un forte promotore di un migliore coordinamento in tutte queste aree con alleati e partner transatlantici, si è dedicato al tema del “Pacifico”, analizzando le recenti politiche statunitense verso la Regione e le attese per le politiche che inseguirà la prossima amministrazione americana sotto la Presidenza di Joe Biden.
Ha sottolineato che per tanti versi la politica americana verso l’Asia è guidata sia da una continuità tra le varie amministrazioni che si sono susseguiti, e laddove vi siano stati dei cambiamenti, in particolare per quanto riguarda il rapporto con la Repubblica popolare cinese, essi sono stati determinati non solo dalla Presidenza di turno, ma di un forte consenso bipartisan anche nel Congresso.
In tal senso, sotto la Presidenza Trump le vecchie alleanze con Paesi come Corea del Sud e Giappone rimangano forti, mentre i sostegni preesistenti alle Isole Pacifiche e Taiwan sono stati rinforzati rispetto all’Amministrazione Obama. Inoltre, a sostegno di queste alleanze, la Presidenza Trump ha investito maggiormente sulla difesa nella Regione, questione ritenuta di fondamentale importanza. Come accennato, il più grande cambiamento nella linea estera degli Stati Uniti ha riguardato i rapporti con la Cina, dove i valori fondanti degli Stati Uniti hanno posto fine ad una linea di sostanziale appeasement con il Partito comunista cinese, a difesa dei diritti umani, dello stato di diritto e di un commercio equo. Un’analisi che porta alla conclusione che a differenza di quanto è (spesso) stato affermato anche dalla stampa europea, le politiche asiatiche dell’Amministrazione Trump sono stati tutt’altro che un disastro.
Inoltre, questa linea è condivisa quasi unanimemente all’interno del Congresso americano, ragione per cui il dott. Lohman non prevede sostanziali cambiamenti sotto una Presidenza Biden. E’ verosimile che la politica verso la regione portata avanti dalla sua Amministrazione avrà più in comune con la linea tracciata dal suo immediato predecessore che non con la Presidenza Obama. Si può prevedere un cambiamento in termini retorici, ma è pressoché impossibile pensare ad un ritorno ad una linea obamiana di cooperazione con la Cina. Un grande ruolo da questo punto di vista rimarrà nelle mani del Congresso, dove anche gli equilibri tra Democratici e Repubblicani avranno un impatto. Infatti, con la corsa per il Senato ancora in parte aperta, rimane aperta anche la corsa tra i “falchi” del Partito Democratico e gli obamiani che preferiscono una politica più morbida di dialogo con la Repubblica popolare. Solo una maggioranza repubblicana al Senato può garantire che siano i falchi ad avere manforte in quella corsa.
Tre le grandi questioni che rimangono aperti per la nuova Amministrazione, a cominciare delle politiche del commercio verso l’Asia dove il dott. Lohman lamenta la mancanza duratura di una politica forte e coerente per avere leva maggiore nella regione. Tuttavia, sottolinea il dott. Lohman, è improbabile che ci sarà un ammorbidimento delle sanzioni tariffarie attualmente imposte, poiché anche la linea commerciale sempre più “protezionista” degli Stati Uniti si basa su un forte consenso a Washington. Un consenso che potrebbe inoltre uscire rafforzato dall’eventuale nomina di un esponente vicino ai sindacati e al mondo ambientalista come Ministro per il Commercio nella nuova Amministrazione.
Il secondo interrogativo riguarda le spese militari che potrebbero subire dei tagli sostanziosi sia per la predilezione tradizionale democratica che per il costo enorme da sostenere per causa della pandemia globale, e dove una scelta di aree di priorità diventerà quasi d’obbligo. Come già sottolineato in precedenza, questa scelta può avere un impatto diretto sul peso delle politiche americane nel Pacifico.
Infine, laddove la Presidenza Trump aveva data un forte – anche se a volte mal recepita – spinta ai Paesi membri dell’Unione europea nell’adottare una posizione più forte verso la Repubblica popolare cinese, rimane da vedere se una Presidenza Biden porterà effettivamente ad un allineamento più concreto sul punto o se l’Unione europea tornerà ad un approccio di “business as usual”. In questo sarà fondamentale monitorare la linea scelta da Berlino, che sebbene ultimamente sembri aver spostata leggermente la sua linea, rimane molto prone al primato imposto del suo commercio industriale con la Cina. In questo ambito, come ha sottolineato anche l’Ambasciatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, è indubbio che occorre investire sull’Alleanza transatlantica per affrontare questa sfida comune che va dalla questione della cyber-sicurezza e i settori strategici alla difesa dei diritti umani e di un commercio mondiale più equo.
*Laura Harth, Comitato scientifico Farefuturo