Truffati dalle banche, forse anche dal governo
Un altro slittamento per il varo del decreto sui rimborsi ai risparmiatori beffati dalle banche.
A quasi un anno dall’incontro tra il Premier Conte e una delegazione di risparmiatori, ancora la legge che dovrebbe permettere di rimborsarli è in alto mare.
Dalle solenni promesse in campagna elettorale di un risarcimento al 100%, in seguito alle quali si sono meritati i voti di molti depredati, il Governo si è realisticamente ridimensionato ad un 30 % per gli azionisti; ma, gli ultimi sviluppi della vicenda fanno temere il peggio per i risparmiatori.
La norma infatti potrebbe andare in contrasto con i regolamenti europei, ragione questa che potrebbe portare al congelamento di queste risorse e quindi ad un’empasse abbastanza serio.
Mentre infatti il Governo aveva sempre e ripetutamente espresso ottimismo riguardo le misure pensate per rimborsare i risparmiatori truffati, da Bruxelles arrivavano, nero su bianco, delle domande in merito alle modalità con le quali i risparmiatori sarebbero stati rimborsati. Domande che sapevano tanto di minaccia di infrazione. Secondo la normativa europea infatti l’accertamento di vendita fraudolenta dovrebbe essere condotto o da un Tribunale o da un arbitrato indipendente. La Legge di Bilancio 2019 però, ascoltando le richieste di alcune Associazioni di risparmiatori, non ha previsto nulla di tutto questo, aprendo invece alla possibilità di inoltrare una semplice richiesta al MEF da far analizzare poi da un’apposita commissione. Ciò in virtù delle violazione massive che, in effetti, si sono verificate in queste banche. L’utilizzo dell’arbitrato pone il risparmiatore in un detestabile paradosso; come se i passeggeri del Titanic dovessero dimostrare di fronte ad un giudice le prove del loro annegamento. In queste banche infatti la truffa non si è verificata solo allo sportello con mifid falsificati e vendita scorretta, ma anche a causa dell’inefficacia della supervisione svolta dalla Banca d’Italia e dalla Consob. Giudicare la meritevolezza o meno di un rimborso solo per la truffa allo sportello significa non considerare l’inadempienza degli organi di controllo ed escludere una buona fetta di risparmiatori.
Salvini e Di Maio, però, da un lato venivano a Vicenza all’Assemblea dei truffati, rassicurando sul fatto di non voler tener conto dei dicktat dall’europa e lasciandosi andare a proclami roboanti su un’imminente decreto che avrebbe permesso subito l’attuazione della norma sui rimborsi. Dall’altra però, gestivano con poca trasparenza le trattative con l’Unione europea, senza forse mettere in conto che un’eventuale infrazione, al di là dei loro proclami da campagna elettorale, avrebbe provocato il congelamento di quelle risorse e quindi, di fatto, bloccato i rimborsi.
Dall’Assemblea di Vicenza infatti sono passate diverse settimane, e del decreto attuativo ancora non c’è neppure l’ombra.
Con molte probabilità dunque si sta cercando di attuare il misselling caso per caso affidando alla Consap l’esame delle domande; con questa soluzione Tria spera di superare l’esame della Commissione.
Al di là delle dimostrazioni di forza, quindi, la verità rimane che senza l’ok della Commissione europea il decreto non esce.
Abbiamo quindi il fondato sospetto che i prevedibili sviluppi di questa situazione rendano improbabile qualsiasi erogazione nel 2019. Ed i risparmiatori, per l’ennesima volta, sono stati merce da cannone elettorale.
*Letizia Giorgianni, presidente Associazione vittime del salva-banche