Trump indebolito DeSantis in ascesa
È una situazione complicata quella emersa dalle ultime elezioni di metà mandato. Alla fine, l’onda repubblicana preconizzata da qualcuno non c’è stata. Tuttavia questo non significa che i democratici possano granché dirsi soddisfatti. Al momento in cui scriviamo, è altamente probabile che la Camera dei Rappresentanti passi in mano all’Elefantino, mentre la partita per la maggioranza al Senato si sta ancora giocando sul filo del rasoio in tre Stati: Arizona, Georgia e Nevada.
Donald Trump è sicuramente uscito indebolito da questa tornata elettorale. Nonostante i suoi candidati senatoriali in Ohio e North Carolina abbiano vinto, il problema per lui si è rivelata la Pennsylvania. Qui il trumpista Mehmet Oz è stato infatti battuto nella corsa per la poltrona del Senato: una sconfitta che ha regalato ai democratici un seggio precedentemente controllato dai repubblicani. Si tratta di uno schiaffo notevole per l’ex presidente, che, oltre ad aver significativamente sponsorizzato Oz, ha sempre rivendicato di essere particolarmente competitivo nel cosiddetto Keystone State.
Se c’è qualcuno che invece può festeggiare in casa repubblicana quello è Ron DeSantis: costui non solo è stato trionfalmente rieletto governatore della Florida, ma ha visto anche il suo Stato diventare ormai saldamente conservatore. Una situazione che lo catapulta virtualmente a una candidatura presidenziale: un’eventualità d’altronde che DeSantis non ha mai nascosto di aver preso seriamente in considerazione. È anche in questo senso che, soprattutto negli ultimi giorni, è cresciuta la tensione tra il governatore e lo stesso Trump: l’ex presidente vede infatti DeSantis come una minaccia a una sua eventuale ricandidatura in vista del 2024. Tra l’altro, non va trascurato che, da vari mesi, altri papabili contendenti per la nomination repubblicana stanno scaldando ufficiosamente i motori (dall’ex segretario di Stato Mike Pompeo all’ex ambasciatrice americana all’Onu Nikki Haley, passando per l’ex vicepresidente Mike Pence).
Se Atene piange, Sparta non ride. Numerosi commentatori sembrano quasi voler lasciare intendere che, per Joe Biden, i risultati di queste Midterm siano stati in fondo abbastanza positivi. Un’analisi piuttosto audace. È senz’altro vero che i dem si aspettavano un esito peggiore. Ma questo non autorizza a dire che, per loro, queste elezioni si siano rivelate una vittoria. Come già accennato, è quasi certo che la Camera andrà ai repubblicani. Un fattore, questo, che avrà due prevedibili impatti negativi per la Casa Bianca.
In primis, il presidente americano si trasformerà definitivamente nella proverbiale anatra zoppa. O dovrà quindi rinunciare alla propria agenda parlamentare o dovrà trovare di volta in volta delle mediazioni con l’Elefantino: uno scenario, quest’ultimo, che scatenerebbe assai probabilmente l’irritazione dell’ala più oltranzista della sinistra democratica, acuendo così le già profonde spaccature presenti in seno all’Asinello. In secondo luogo, bisogna fare attenzione: detenendo la maggioranza alla Camera, i repubblicani potrebbero teoricamente avviare un processo di impeachment contro Biden. Si tratta di uno scenario che, negli scorsi mesi, è stato ventilato da vari big dell’elefantino. È chiaro che una simile mossa non sarebbe realmente finalizzata a destituire l’inquilino della Casa Bianca (occorrerebbe infatti una praticamente impossibile maggioranza di due terzi al Senato). No: l’obiettivo, in caso, sarebbe quello di mettere Biden ulteriormente sotto pressione, paralizzandone pressoché totalmente l’attività politica. Un elemento, questo, che potrebbe gettare un’ombra di notevole incertezza su una eventuale ricandidatura dell’attuale presidente americano. Non si può pertanto escludere che, anche in casa dem, possano presto iniziare delle primarie presidenziali particolarmente affollate e rissose: primarie che, in caso, rischierebbero di aggravare le persistenti tensioni intestine tra le correnti centriste e quelle di estrema sinistra.
Insomma, come si può vedere, i repubblicani non possono certo brindare, ma anche i democratici hanno ben poco da festeggiare.