TTIP e TPP: due accordi per un ritorno dell’Occidente
di Gabriele Guida
Si sta assistendo, finalmente, all’inizio di un dibattito (pur sempre allo stato germinale) fuori dai soli addetti ai lavori in merito ai cosiddetti “Mega-regional Trade Agreements” che ormai da anni si stanno discutendo a livello mondiale.
In particolare questi accordi sono il TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership) e il TPP (Trans-Pacific Partnership). Il primo coinvolge Stati Uniti d’America e Unione Europea, il secondo riguarda alcuni stati affacciati sull’Oceano Pacifico (dapprima tra i soli Brunei, Cile, Nuova Zelanda e Singapore, ora si aggiungono America del Nord, Giappone, Malesia, Peru, Vietnam e forse Sud Corea).
Sinteticamente questi accordi commerciali hanno l’obiettivo di abbattere dazi e dogane tra i paesi partecipanti con conseguenze inevitabili quali l’apertura nuovi mercati, variazioni dei prezzi in nuovo contesto aperto e competitivo e l’armonizzazione di standard a livello di governi e imprese.
Non entriamo nei particolari di questi accordi (ancora in piena trattativa), ma elenchiamo brevemente alcuni punti chiave.
Prima di tutto il cambiamento del sistema mondiale del commercio: l’importanza degli accordi regionali (RTAs) con un trend crescente che ha inizio dalla metà degli anni 90 e insieme il rafforzamento del ruolo del WTO. Punti di svolta il NAFTA con cui gli USA hanno iniziato il cosiddetto “neo-regionalismo”, l’integrazione sempre più forte dell’EU e la nuova onda degli stati asiatici soprattutto dopo la crisi finanziaria della fine degli anni 90. TTIP e TTP possono essere letti come continuazione, con USA e EU economie guida.
Il fallimento della recente Doha (con nuovo contesto più protezionista) ha portato alla luce l’inefficienza nella parte di creazione di policy e nella contrattazione multilaterale. Vari motivi, tra cui l’ingresso di muovi membri nel WTO, la crisi finanziaria recente, visioni diverse nelle economie sviluppate e tra i paesi emergenti, il cambiamento dei rapporti di forza e negoziali.
Qui uno dei punti fondamentali: in un mondo che appare ingovernabile, un contesto multipolare con nuove forze che si sono imposte (BRICS e non solo), gli USA e l’Unione Europea quali pilastri del mondo occidentale non vogliono perdere il ruolo che è stato per decenni (e secoli) e affrontano questo nuovo scenario.
Le due grandi sponde dell’Atlantico (e specularmente con Giappone, del Pacifico) vogliono mantenere un ruolo decisivo nel 21° secolo. Dopo l’11 Settembre il mondo ha affrontato un periodo di transizione nella politica mondiale. La crisi finanziaria del 2008 ha esposto le debolezze di Stati Uniti ed Europa e reso plastica la loro situazione in un mondo che è cambiato completamente.
Il risultato di questi accordi non è solo economico: si vede il nascere di un nuovo Patto Occidentale che nei fatti andrebbe ad unire sempre più le nazioni che ne fanno parte (come è sempre stato con le aperture commerciali). Un’auspicabile ritorno ad un Occidente che pare ora sempre più debole e che non riesce a far passare la sua visione. Forte di un modello passato che è il vero perno di un mondo libero e di benessere che pare aver dimenticato.
Tutto può ancora essere messo in discussione con USA e EU e i loro rispettivi interessi, ma un ritorno ad Occidente è la strada da percorrere per la prosperità.
Da http://www.lacosablu.it/ttip-e-tpp-due-accordi-per-un-ritorno-delloccidente/